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L’ex giudice De Benedictis è indagato anche per traffico d’armi: si sospetta che le custodisse per i clan

14 Maggio 2021 - 12:13 Redazione
L'ex gip del Tribunale di Bari era stato arrestato ad aprile con l'accusa di corruzione in atti giudiziari. Recapitato in carcere un nuovo avviso di garanzia. Coinvolto anche un caporal maggiore dell'esercito e l'Antimafia di Lecce parla di «coperture tra i carabinieri»

L’ex gip del Tribunale di Bari, Giuseppe De Benedictis, arrestato il 24 aprile e dimessosi dalla magistratura dopo la perquisizione subita il 9 aprile, è indagato oltre che per corruzione in atti giudiziari anche per traffico d’armi. Il sospetto degli inquirenti è che possa averle custodite per conto della criminalità organizzata. Sul caso indaga la procura distrettuale Antimafia di Lecce, che gli ha notificato in carcere un nuovo avviso di garanzia. Nell’ordinanza si legge che è di «fondamentale importanza» fare accertamenti «sia in merito alla provenienza delle armi, sia alla possibile detenzione anche per conto di soggetti terzi, appartenenti a persone orbitanti nell’ambito della criminalità organizzata locale».

L’Antimafia vuole vederci chiaro, in particolare, sulla «possibile sottrazione» di alcune armi che erano state sequestrate dall’esercito italiano. Sottrazione che sarebbe «plausibilmente» avvenuta «con la compiacenza se non proprio con il contributo positivo di altri pubblici ufficiali infedeli», i quali avrebbero garantito anche «copertura». Assieme all’ex giudice De Benedictis è indagato e si trova in carcere il caporal maggiore dell’esercito Antonio Serafino, accusato di traffico e detenzione di armi da guerra. Le verifiche sono in corso sul possibile coinvolgimento di altri militari.

La Dda di Lecce ritiene infatti «assai difficile» che gli indagati abbiano potuto nel tempo trafficare armi di tale portata «senza poter contare sul contributo e supporto di altri pubblici ufficiali, in specie appartenenti ai carabinieri e comunque alle forze dell’ordine». Del resto, sostiene sempre l’accusa, sia De Benedictis, sia Serafino «rivestono alte cariche che hanno in modo subdolo strumentalizzato per fini illeciti. Basti solo pensare all’utilizzo di cinque carabinieri da parte del magistrato per il trasporto delle armi». Il particolare sconcertante è emerso da un’intercettazione che risale all’8 dicembre 2020, nella quale De Benedictis, parlando con Serafino del recente trasferimento dell’arsenale nella città di Andria, racconta di essersi avvalso dell’ausilio di cinque uomini dell’Arma: «Devi fare le vedette», spiega De Benedictis al suo interlocutore, «perché se ti prendono con un carico del genere è meglio che ti spari, se ti prendono sono 20 anni ciascuno».

Dopo la perquisizione del 9 aprile, che ha colto De Benedictis in flagranza per aver intascato una tangente dall’avvocato penalista barese Giancarlo Chiariello, anch’egli in carcere per concorso in corruzione in atti giudiziari, l’ex giudice aveva cominciato a preoccuparsi di essere “smascherato” anche per il presunto traffico d’armi, che verranno poi sequestrate ad Andria il 29 aprile. Infatti come riportato da gip, parlando al telefono con Serafino il 22 aprile, De Benedictis diceva di «temere che un eventuale rinvenimento dell’ingente materiale avrebbe smascherato la provenienza delle armi». Armi che, come affermato testualmente e in modo criptico dall’ex giudice, «”risalgono a chi non devono”».

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