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Più poliziotto che steward: ecco il «Covid manager», figura chiave del via libera ai matrimoni. Tutte le regole (e qualche dubbio)

18 Maggio 2021 - 19:05 Fabio Giuffrida
Garante della situazione sanitaria ma anche controllore dei dati sensibili, la nuova figura vista dai professionisti del settore e dagli sposi italiani alle prese con il nuovo decreto

Il governo Draghi ha deciso: al via le feste di matrimonio dal 15 giugno. Per partecipare, però, sarà necessario essere in possesso del Green pass, quindi di una certificazione che attesti la vaccinazione, la guarigione dal Covid o un tampone effettuato nelle 48 ore precedenti. Le feste si potranno svolgere sia all’aperto che al chiuso ma sarà il Comitato tecnico scientifico (Cts) a decidere il numero massimo di partecipanti. Intanto quello che sta facendo più discutere è senza dubbio la figura del “Covid manager”, una sorta di “poliziotto” che dovrà assicurare che la festa avvenga nel pieno rispetto delle normative anti-Covid. Uno ogni 50 ospiti. La misura è valida non solo per i matrimoni ma anche per tutti gli altri banchetti, prime comunioni e battesimi compresi.

Cosa dovrà fare il Covid manager

Il “Covid manager” dovrà verificare il rispetto del protocollo, quello già recepito dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, da parte degli ospiti e dei lavoratori della struttura, evitando assembramenti e verificando che le mascherine siano sempre indossate quando previste. E non è finita qui: dovrà mantenere l’elenco dei partecipanti per un periodo di 14 giorni, nel caso si dovessero verificare delle positività in modo da favorire il tracciamento. Ad occuparsi di questo potrebbe essere «un addetto alla sicurezza o più semplicemente uno steward o una hostess».

Il problema dei dati sensibili

«Per noi è un costo in più, insomma ancora una volta il privato dovrà fare da garante di una situazione sanitaria, assoldando una persona che, di fatto, sarà chiamata a svolgere controlli sanitari e che, per di più, dovrà chiedere dati sensibili, come nomi, cognomi, residenze, guarigioni da Covid etc a tutti gli ospiti. A noi pare una follia, dov’è la privacy?», spiega a Open Barbara Mirabella, referente di Italian Wedding Industry, organizzatrice di grandi eventi (da 20 anni si occupa di fiere della sposa). «A ogni modo ripartiremo. C’è bisogno di lavorare, a qualsiasi costo e subito. E gli sposi, a questo punto, finiranno per accettare qualsiasi “vessazione”», conclude.

Il costo dei tamponi

Oltre il “Covid manager”, quindi, si pone il problema dei dati sensibili (da comunicare necessariamente all’ingresso) e persino della richiesta dei tamponi. Chi dovrà pagarli? Chi si farà carico di queste ulteriori spese? Andare a un matrimonio, di fatto, diventerà un’attività più che dispendiosa, quasi un salasso. A pagare i test (che spesso sono molto costosi, soprattutto se vanno fatti a un numero elevato di persone, ndr) – visto che non ci sono indicazioni diverse – dovranno essere gli invitati stessi o al massimo gli sposi, come sta pensando Francesca Muià, 32 anni, che il 2 agosto convolerà a nozze con Giuseppe in Calabria. 150 invitati in lista, si è già messa alla ricerca dei tamponi anche perché lei l’idea di una mappatura ce l’ha avuta ben prima del governo, come mostra una pec inviata a Open.

L’idea della sposa che aveva già chiesto la “mappatura” degli invitati

Francesca aveva scritto ad aprile persino alla ministra per gli Affari Regionali Mariastella Gelmini: «Siamo contenti di questo passo in avanti del governo – ci confida – Dal niente a qualcosa. Però, è vero, si poteva fare prima». I suoi invitati si sottoporranno tutti al test, si sono dimostrati «disponibili». Francesca – scrive nella mail indirizzata anche alla Gelmini – «si sarebbe dovuta sposare lo scorso 10 agosto dopo dieci anni di fidanzamento». Aveva pianificato tutto dal 2018 con tanto di location scelta nel cuore della Calabria. Poi è arrivata la pandemia ma il sogno di sposarsi non è mai tramontato. Tutt’altro. Si è data da fare e ha pensato di portare avanti «una proposta che raccogliesse le idee di altre coppie di sposi con i quali ho avuto modo di confrontarmi».

Il “protocollo” di Francesca, che poi è in parte quello adottato dal governo, consisteva proprio nella «mappatura degli invitati con una lista per dimostrare l’avvenuta vaccinazione, la guarigione da Covid o la negatività a un test Covid». Il certificato – concludeva nella mail – poteva «essere richiesto dagli sposi ai loro invitati in fase di conferma della partecipazione all’evento».

No self service, mascherine sempre (tranne al tavolo)

I limiti per gli sposi, tra l’altro, non sono finiti qui. Resta assolutamente vietato il self service, quindi addio ad abbuffate di cibo. Saranno gli addetti di sala a servire gli invitati. Si esclude, dunque, la possibilità per gli ospiti di toccare quanto esposto. La modalità self service potrà essere eventualmente consentita per buffet realizzati esclusivamente con prodotti in monodose. Distanza raddoppiata ai tavoli, di almeno 2 metri e anche mascherine per tutti che dovranno essere indossate quando non sarà possibile rispettare il distanziamento, dunque quando non si è seduti al tavolo.

Gruppi musicali distanziati dal pubblico

E i gruppi musicali? Dovranno distanziarsi dal pubblico per almeno 3 metri, qualora non siano provvisti di barriera antidroplets in prossimità del microfono. Si potrà ballare? Sì ma solo all’esterno e comunque dovrà essere garantita una superficie pro capite pari a 1,2 metri quadri. Gli eventi con ballo in spazi interni, invece, potranno essere organizzati solo in zona bianca quando il quadro vaccinale ed epidemiologico lo consentirà. In questo caso, comunque, dovrà essere garantita all’interno una superficie pro capite pari a 2 metri quadri, potenziando di fatto il ricambio d’aria dei locali.

Il coprifuoco

Il problema del coprifuoco, invece, si pone solo in parte: dal 19 maggio sarà spostato dalle 22 alle 23, dal 7 giugno verrà portato a mezzanotte e dal 21 giugno cancellato. Dunque, qualche problema lo avranno solo gli sposi che hanno scelto di convolare a nozze dal 15 al 21 giugno i quali dovranno chiedere ai propri invitati di andare a casa ben prima della mezzanotte.

Foto in copertina di repertorio: ANSA/MATTEO BAZZI | Katerina e Davide neo sposi a palazzo Reale di Milano dove da metà settembre 2020 sono ricominciate le celebrazioni

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