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Covid, Ghebreyesus (Oms): «La crisi dei vaccini è un’ingiustizia scandalosa. Il 75% di dosi somministrato in soli 10 Paesi»

24 Maggio 2021 - 21:16 Maria Pia Mazza
Il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della Sanità ha richiesto «una massiccia spinta per vaccinare almeno il 10% della popolazione di ogni Paese entro settembre»

«La crisi dei vaccini è una ingiustizia scandalosa che sta perpetuando la pandemia». A dirlo è il direttore generale dell’Oms, Tedros Ghebreyesus, a margine della riunione annuale dei membri dell’Organizzazione mondiale della Sanità. Ghebreyesus ha rimarcato come oltre il 75% di tutti i vaccini prodotti è stato somministrato solo in 10 Paesi, mentre il numero dei preparati anti-Covid messi a disposizione per il programma Covax, nato per favorire una distribuzione equa dei vaccini, «rimane ampiamente inadeguato». Ad oggi, infatti, Covax «ha potuto inviare solo 70 milioni di dosi a 124 Paesi, un numero sufficiente per meno dello 0,5% delle popolazioni complessive di questi Paesi». 

«I Paesi a basso rischio tolgono dosi ai Paesi ad alto rischio»

Inoltre, il direttore generale dell’OmsTedros Ghebreyesus, ha sottolineato che «i Paesi che vaccinano ora i gruppi a basso rischio lo fanno a spese dei lavoratori del settore sanitario e dei gruppi ad alto rischio di altri Paesi». «Per quasi 18 mesi gli operatori sanitari e sociosanitari di tutto il mondo hanno lavorato tra la vita e la morte, hanno salvato innumerevoli vite e hanno combattuto per altri che, nonostante i loro migliori sforzi, non ce l’hanno fatta – ha aggiunto -. Molti si sono infettati a loro volta e, sebbene le segnalazioni siano scarse, stimiamo che almeno 115.000 operatori abbiano pagato il prezzo più alto al servizio degli altri».

«Ogni Stato deve proteggere la sua forza lavoro sanitaria»

«Operatori sanitari e sociosanitari fanno cose eroiche – ha proseguito il direttore generale dell’Oms – ma non sono super eroi. Sono umani come il resto di noi. Sudano e giurano, ridono e piangono, hanno paura e speranza. Molti si sentono frustrati, impotenti e non protetti, per la mancanza di accesso ai dispositivi di protezione individuale e ai vaccini e agli strumenti per salvare vite umane». «Dobbiamo loro così tanto», ha aggiunto. «Spesso però, a livello globale, questi operatori non hanno ancora le protezioni, le attrezzature, la formazione, la paga dignitosa, le condizioni di lavoro sicure e il rispetto che meritano». E da qui l’esortazione: «Ogni Stato membro deve proteggere la sua forza lavoro sanitaria e assistenziale e investire in essa con urgenza, prendendo in considerazione due progetti di risoluzioni sul personale sanitario, attuandoli in ogni Paese». 

Foto in copertina: EPA/FABRICE COFFRINI

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