Mafia, dopo 25 anni torna libero il boss Giovanni Brusca. È stato uno dei responsabili della strage di Capaci

Da tempo collaboratore di giustizia, aveva ammesso le sue responsabilità anche per l’omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo

29 anni e una manciata di giorni. È questo il tempo trascorso dal 23 maggio del 1992, quando il giudice Giovanni Falcone e altre quattro persone sono stati uccisi nella strage di Capaci da una bomba composta da 500 kg di tritolo. Uno dei boss di Cosa Nostra che hanno partecipato a questo attentato è stato Giovanni Brusca, all’epoca fedelissimo di Totò Riina. Oggi, come annuncia il settimanale L’Espresso, Brusca è tornato in libertà. Dopo 25 anni di carcere ha lasciato il penitenziario di Rebibbia, a Roma. 45 giorni prima della scadenza della condanna. Ora lo aspettano altri quattro anni di libertà vigilata. Brusca è diventato un collaboratore di giustizia e oltre al suo ruolo nella strage di Capaci ha ammesso anche le sue responsabilità nell’uccisione di Giuseppe Di Matteo, un bambino di 13 anni.


Una delle prime voci a commentare la notizia è quella di Maria Falcone, la sorella del giudice ucciso nella strage di Capaci: «Umanamente è una notizia che mi addolora, ma questa è la legge, una legge che peraltro ha voluto mio fratello e quindi va rispettata. Mi auguro solo che magistratura e le forze dell’ordine vigilino con estrema attenzione in modo da scongiurare il pericolo che torni a delinquere». Maria Falcone ha poi messo sollevato l’attenzione sul patrimonio di Brusca, un patrimonio che potrebbe non essere stato ancora svelato del tutto: «La stessa magistratura in più occasioni ha espresso dubbi sulla completezza delle sue rivelazioni, soprattutto quelle relative al patrimonio che, probabilmente, non è stato tutto confiscato».


Chi è Giovanni Brusca, detto u verru

Giovanni Brusca è stato catturato dalla polizia il 20 maggio del 1996, quando aveva 39 anni. Nato a San Giuseppe Jaco, in provincia di Palermo, Brusca è stato uno dei boss più sanguinari di Cosa Nostra. Detto u verru, il porco, tra le carte delle sue condanne si trova il suo coinvolgimento in 150 delitti. Tra questi ci sono anche il giudice Giovanni Falcone, ucciso mentre era in autostrada insieme alla sua scorta vicino a Capaci. Secondo le ricostruzioni dei magistrati fu proprio lui a premere il tasto del telecomando che fece scoppiare la bomba.

Il nome di Brusca compare anche nei verbali del delitto di Giuseppe Di Matteo, un ragazzo di 13 anni figlio del pentito Santino Di Matteo. Nel pomeriggio del 23 novembre 1993 il piccolo Di Matteo venne rapito in un maneggio che frequentava vicino a Palermo. Per oltre due anni restò nelle mani di un gruppo di uomini che si muovevano seguendo gli ordini di Brusca. Il padre decise di continuare a collaborare con i magistrati. E così l’11 gennaio del 1996, dopo 25 anni di prigionia, arrivò l’ordine di Brusca: Giuseppe Di Matteo venne strangolato e poi sciolto nell’acido.

Raggi, Meloni e Salvini. Lo stupore della politica

«Autore della strage di Capaci, assassino fra gli altri del piccolo Giuseppe Di Matteo, sciolto nell’acido perché figlio di un pentito. Dopo 25 anni di carcere, il boss mafioso Giovanni Brusca torna libero. Non è questa la “giustizia” che gli Italiani si meritano». Uno dei primi politici a commentare la scarcerazione di Brusca è Matteo Salvini. Nei minuti dopo la diffusione della notizia alla sua voce se ne sono unite altre. Scrive Virginia Raggi su Twitter: «Brusca libero? Non voglio crederci. È una vergogna inaccettabile, un’ingiustizia per tutto il Paese. Sempre dalla parte delle vittime e di chi lotta e ha lottato contro la mafia». Della stessa idea anche Giorgia Meloni: «È una sconfitta per tutti, una vergogna per l’Italia intera».

Foto di copertina: ANSA / FRANCO LANNINO | Giovanni Brusca condotto in carcere dopo la sua cattura, il 21 maggio 1996

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