X Factor, l’abolizione delle categorie non piace a tutti: «Il politicamente corretto ci ammazzerà»

Tra i tanti giudizi contrari ce ne sono anche diversi a favore. I giudici: «Basta ghettizzarsi nell’arte»

«Sia stramaledetto il politically correct». Si può riassumere così, con questa frase estratta da un tweet, la polemica che nelle ultime ore domina la discussione sui social network a proposito delle ultime novità in casa X Factor. Se la giuria della scorsa edizione è stata confermata – perché squadra che vince non si cambia – a essere abbandonate saranno invece le tradizionali categorie relative ai partecipanti selezionati dal programma. E quindi lo show – con inizio a settembre su Sky e Now – ritrova al loro posto Emma, Hell Raton, Manuel Agnelli e Mika, che al tavolo di giudici osserveranno sfidarsi gli artisti, per la prima volta nella storia del programma senza le solite categorie. Addio dunque alla suddivisione in base al sesso, all’età e alla formazione musicale (i singoli e le band). Tutti gli artisti gareggeranno sulla base di un unico grande metro: quello del talento. I quattro giudici hanno annunciato l’abolizione delle categorie con grande entusiasmo, dal momento che quella italiana è la prima edizione al mondo ad abbandonare le tradizionali linee guida del format. Una novità che, unitamente alla nuova conduzione del giovane Ludovico Tersigni, sembra preannunciare ricchi cambiamenti. Entusiasmo che però sembra non essere condiviso da molti.


Le critiche

«Sembra proprio una gran cavolata…giusto per seguire la moda del momento», recita un tweet. «Una boiata fatta solo in nome del politicamente corretto», si legge in un altro. «Attendo i pianti e le lamentele femministe quando su 20 in gara ci saranno solo 2 donne», è un altro dei tanti commenti. E ancora: «Sta cosa che non esistono più i generi è sfuggita totalmente di mano», ma anche: «Cosa c’era di scorretto nei gruppi? E nell’età?».


I giudici: «La musica liberata dai paletti dei format»

Nonostante il susseguirsi di commenti contrari, i giudici si dicono, per ovvie ragioni, felici della novità decisa dai vertici dello show di Sky: «Basta limiti, basta ghettizzarsi, soprattutto nell’arte», è la nota con cui sono usciti. X Factor Italia è «espressione musicale e artistica dell’individuo – sottolinea Mika -. È uno show che provoca e alimenta la libertà di espressione. Ora più che mai, la rimozione della suddivisione nelle tradizionali categorie non è solo un fantastico passo avanti, ma è anche necessario. Un artista non dovrebbe essere predefinito in base al sesso o all’età. Un artista non deve competere sulla base di queste divisioni, ma sulla forza della propria visione artistica e musicale». «Curiosissima di affrontare questa nuova sfida senza le barriere dei generi – sono invece le parole di Emma -. Gli autori sono riusciti a portare a casa questa bella scommessa. Saremo i primi nel mondo a farlo, è giusto così, quando si è veramente liberi si vivono emozioni ed esperienze molto più profonde».

Di «svolta importante» parla poi Manuel Agnelli. «Succede solo da noi. Ci permetterà di approfondire i diversi approcci musicali in maniera più netta e più libera dai paletti del format – dice il frontman degli Afterhours -. Le persone contano. Più dei format. Sono contento di fare parte di questa piccola rivoluzione e orgoglioso di esserne parte attiva». E d’altra parte è molto partecipato anche il fronte di chi ha apprezzato il cambiamento in un programma che da anni si ripete sempre uguale a sé stesso. «Se ci fossero 7 gruppi meritevoli di andare alle fasi finali e degli over penosi, perché devo per forza portare i secondi?», «Perché catalogare il talento per fascia d’età?». Sono due delle tante domande che è possibile incontrare dietro l’hashtag #XF2021. E poi c’è qualcuno che ci aveva visto lungo già lo scorso anno e aveva in qualche modo anticipato la rivoluzione di X Factor: «Ma se fossi non-binario, solista e sotto i 25 anni, in che categoria finirei a #XF2020?».

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