Dice di sentirsi più sollevato che deluso Davide Casaleggio, nella sua prima intervista dopo lo strappo irreparabile con il Movimento 5 stelle che suo padre aveva fondato assieme a Beppe Grillo data a La Stampa. Ma l’amarezza per come siano finite le cose è più che evidente nelle parole del capo di Rousseau, che agli ormai ex compagni di avventure non risparmia velati “vaffa”, soprattutto quando pensa a come tutto è iniziato e come tutto poi è finito, almeno per lui. La rottura non è stata certo improvvisa, come in tanti rapporti di lungo corso i problemi hanno radici profonde nel tempo. Almeno da 16 mesi, dice Casaleggio: «Il Movimento ha deciso di violare così tante regole e principi di democrazia interna e rispetto delle decisioni degli iscritti da rendere impossibile per noi continuare un percorso condiviso». Nomi e cognomi Casaleggio non ne fa in modo esplicito, né si sofferma troppo a rispondere a domande su Grillo e il suo silenzio nella rottura: «Beppe Grillo è il garante con oneri e onori».
Certo è, però, che quando gli viene chiesta un’opinione su Luigi Di Maio che ha blindato la leadership di Giuseppe Conte nel Movimento, in barba all’ormai antico precetto dell’uno vale uno, Casaleggio è netto nell’indicare il punto in cui tutto ha iniziato a rompersi: «Forse quando troppe persone hanno iniziato a ritenersi più importanti di altre». Casaleggio si sente tradito, soprattutto da chi oggi secondo lui di fatto si comporta da ingrato, dopo tutto quello che ha ottenuto proprio grazie al “suo” Movimento: «Il modello del M5s ha consentito di ottenere il 33% di fiducia del Paese e ha dato la possibilità a migliaia di cittadini sconosciuti, come lo stesso Giuseppe Conte, di rivestire ruoli prestigiosi e di potere impensabili». Ruoli e potere a cui oggi nessuno sembra voler rinunciare.
Tutta colpa della paura dice Casaleggio: «Quanto è lei a dominare, l’obiettivo diventa solo quello di preservare quello che si ha». Neanche lui comunque sembra aver intenzione di mollare, anzi. L’intenzione di andare avanti c’è tutta, chissà anche con chi in questo Movimento non si ritrova più. Come ad esempio Alessandro Di Battista: «Rousseau sarà uno spazio laico e aperto a tutti. Qualunque comunità di cittadini vorrà promuovere la partecipazione dal basso troverà in Rousseau un acceleratore per portare avanti battaglie e idee».
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