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Biden arriva in Europa. Le sfide del tour diplomatico che punta a ricostruire il fronte contro Cina e Russia

09 Giugno 2021 - 12:11 Federico Bosco
Joe Biden
Joe Biden
Nella prima missione in Europa dall’inizio della sua presidenza Biden cercherà riallacciare i rapporti transatlantici. Domani l'incontro con Johnson, poi il G7 e infine Erdogan e Putin

Oggi il presidente degli Stati Uniti Joe Biden arriva in Europa per iniziare un tour diplomatico di una settimana, durante il quale parteciperà al summit del G7, al vertice della Nato, a un bilaterale con l’Unione europea e a un faccia a faccia con il presidente russo. La prima tappa è il Regno Unito, dove incontrerà il premier britannico Boris Johnson (10 giugno), parteciperà al G7 (dall’11 al 13 giugno) e sarà ricevuto dalla Regina Elisabetta II (13 giugno), prima di prendere il volo per Bruxelles dove avrà un incontro con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan nel contesto del summit della Nato (14 giugno), e parteciperà al vertice USA-Ue (15 giugno). Infine, l’ultima tappa a Ginevra per incontrare Vladimir Putin (16 giugno).  L’Air Force One atterra oggi alla base RAF Mildenhall, ma il presidente passerà la giornata con il personale dell’aeronautica militare statunitense di stanza nella base. Negli appuntamenti in programma nel Regno Unito, Biden sarà accompagnato dalla first lady Jill.

Il primo G7 dopo le turbolenze della presidenza Trump

Nel G7 in Cornovaglia i leader si riuniranno per la prima volta dall’inizio della pandemia. Ci si aspetta che parlino di ripresa economica, con Biden che cercherà di fare sua la leadership nel sostegno alle campagne vaccinali dei paesi poveri, chiedendo agli alleati di donare e fornire vaccini nonostante USA e Regno Unito non abbiano condiviso le dosi durante le prime fasi delle loro formidabili campagne vaccinali. L’ex presidente Donald Trump ha avuto una relazione difficile con diversi leader del G7, in particolare la Cancelliera tedesca Angela Merkel e il premier canadese Justin Trudeau. Biden cercherà di riallacciare i rapporti, tenendo incontri bilaterali tra leader a margine delle sessioni di gruppo, compreso il nuovo premier italiano Mario Draghi. I leader cercheranno di esibire l’unità ritrovata e la disponibilità al multilateralismo, messo a dura prova dopo quattro anni di presidenza Trump, la Brexit e il Covid-19.

Biden e i palazzi Bruxelles

A Bruxelles c’è ottimismo in vista del vertice USA-Ue di martedì prossimo. Secondo una bozza fatta circolare dai funzionari della Commissione europea, le parti si impegneranno a porre fine alle battaglie commerciali rimaste in sospeso dopo la presidenza Trump, prometteranno di rimuovere entro la fine dell’anno i dazi e le tariffe relative al conflitto su acciaio e alluminio, e risolvere la lunghissima (17 anni) controversia sui sussidi ad Airbus e Boeing. Probabilmente sarà annunciata una partnership per rafforzare la fornitura di semiconduttori e ridurre la dipendenza dai produttori asiatici. Secondo le anticipazioni, l’Ue dovrebbe fornire un supporto agli USA per una nuova indagine indipendente sulle origini del Covid-19 «libera dalle interferenza».

Questo farà infuriare la Cina, che ha ferocemente respinto ogni accusa o suggestione di una fuoriuscita da un laboratorio, respingendo tutte le proposte di ulteriori indagini sull’accaduto. Biden però è determinato a rilanciare l’alleanza transatlantica per mostrare un fronte unito a Cina e Russia, come affermato da lui stesso in una lettera pubblicata sul Washington Post. «In questo momento di incertezza globale, il mio viaggio in Europa riguarda la realizzazione del rinnovato impegno dell’America verso i nostri alleati e partner, e il riaffermare la capacità delle democrazie di affrontare le sfide e arginare le minacce di questa nuova era», ha scritto il presidente statunitense. 

Rilanciare i legami transatlantici in funzione anti-cinese

Soprattutto sulla Cina, negli ultimi mesi le due sponde dell’Atlantico si stanno allineando: il Parlamento europeo ha congelato il processo di ratifica dell’accordo sugli investimenti Ue-Cina (CAI); con Draghi l’Italia ha invertito la rotta rispetto alla politica pro-Pechino esibita negli anni precedenti; la Francia è sulla stessa linea già da prima; i Verdi tedeschi (partito in ascesa) hanno una postura più diffidente nei confronti della Cina e la porteranno nel prossimo governo; e anche molti paesi dell’Europa orientale – in passato più coinvolti nei progetti cinesi – stanno raffreddando i rapporti con Pechino (con l’eccezione dell’Ungheria). Ma in privato i funzionari europei si lamentano di come a Washington questi cambiamenti vengano accolti senza particolare entusiasmo, il messaggio principale che arriva quando si tratta di questioni commerciali – inclusa la Cina – è che le politiche sono in fase di revisione.

A Bruxelles invece sono ansiosi di avviare una riforma dell’Organizzazione mondiale del commercio (WTO) per contrastare l’aggressività del capitalismo di stato cinese. Il mese scorso il vice presidente della Commissione Valdis Dombrovskis, capo della politica commerciale dell’Ue, e il rappresentante per il commercio degli USA Katherine Tai hanno rilasciato una dichiarazione congiunta affermando che le due potenze potrebbero «collaborare per promuovere standard elevati, affrontare preoccupazioni condivise e chiedere conto a paesi come la Cina che sostengono politiche di distorsione del commercio». Ma al di là delle dichiarazioni, per ora si è fatto poco.

L’alleanza tra democrazie

Tuttavia, dal vertice USA-Ue dovrebbe arrivare la proposta per la creazione di un consiglio bilaterale che avrà il compito di definire standard e normative comuni nei settori emergenti dell’high tech. «Le principali democrazie del mondo offriranno un’alternativa alla Cina per l’aggiornamento di infrastrutture fisiche, digitali e sanitarie che siano più resilienti e supportino lo sviluppo globale» ha scritto Biden, strizzando l’occhio alla proposta europea di un Consiglio Ue-USA per il commercio e la tecnologia, che dovrebbe sostenere lo sviluppo delle nuove tecnologie evitando controversie transatlantiche su questioni come la privacy dei dati.

«Mentre le nuove tecnologie rimodellano il nostro mondo, esponendoci a  vulnerabilità come attacchi informatici e creando minacce come la sorveglianza invasiva guidata dall’intelligenza artificiale, le democrazie del mondo devono garantire che i nostri valori governino l’uso e lo sviluppo di queste innovazioni, non gli interessi degli autocrati», ha aggiunto Biden. Il concetto di «alleanza tra democrazie» è ricorrente in tutti i discorsi del presidente statunitense, il pilastro su cui la Casa Bianca vuole fondare la nuova geografia delle alleanze globali, dagli accordi commerciali alle partnership nei settori strategici dell’economia.

Il faccia a faccia con Putin

La missione di Biden si concluderà con un faccia a faccia con Putin, con cui il presidente ha detto di voler stabilire una «relazione più stabile e prevedibile». A Ginevra i due affronteranno questioni controverse, tra cui le incursioni della Russia in Ucraina, la Bielorussia, le interferenze nelle elezioni straniere, l’avvelenamento e la detenzione di Alexei Navalny, l’hack di SolarWinds e gli attacchi ransomware (ovvero compromettere l’accesso a un dispositivo con un virus e chiedere un riscatto per sbloccarlo) perpetrati in USA da gruppi di hacker russi, come quello all’oleodotto statunitense. 

Putin arriva a questo faccia a faccia da una posizione di forza, dopo aver dimostrato agli europei di avere il controllo della Bielorussia e di una parte dell’Ucraina, e di non avere la minima intenzione di cedere alle pressioni o cambiare atteggiamento. Tuttavia, anche il presidente russo ha bisogno di relazioni più stabili con l’Occidente. Il loro incontro sarà il primo vertice autonomo tra USA e Russia dal 2018 a Helsinki, quando Trump si schierò con Putin affermando che non c’era motivo per la Russia di intromettersi nel voto statunitense, contraddicendo le agenzie dell’intelligence USA.

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