Verso lo stop di AstraZeneca per i giovani. Attesa la decisione del Cts: l’ipotesi di usarlo solo per gli over 50

Gli esperti del Comitato tecnico scientifico potrebbero modificare l’indicazione d’uso del preparato di Oxford sconsigliandola agli under 50

Torna in primissimo piano la questione AstraZeneca nella campagna vaccinale italiana. I dubbi riguardano la somministrazione del vaccino anti-Covid dell’azienda anglo-svedese ai più giovani, dopo gli ultimi casi di trombosi associata a carenza di piastrine registrati in due giovani donne (18 e 34 anni) che avevano ricevuto nei giorni scorsi la prima dose di AstraZeneca. Già nella giornata di ieri, su richiesta del ministro Roberto Speranza, si è riunito il Cts per decidere sull’opportunità di proseguire o meno le vaccinazioni dei più giovani con il preparato di Oxford, consigliato in via preferenziale – ma non esclusiva – alla popolazione di età superiore ai 60 anni. Il pronunciamento atteso per oggi, 10 giugno, sembra essere però ancora appeso. «Non ci saranno decisioni imminenti», fa sapere il Ministero della Salute raggiunto da Open, «se ne sta ancora discutendo». E mentre la scelta di limitare il vaccino di Oxford per gli over 50 è in stand by, le Asl sparse sul territorio decidono di annullare gli appuntamenti dedicati alla vaccinazione dei più giovani proprio con AstraZeneca. È stato il caso dell’azienda sanitaria locale di Napoli, che già nella giornata di ieri, ha annullato l’Open Day vaccinale previsto per oggi. Ma le Regioni, ancora una volta, continuano a procedere in ordine sparso. Al momento in Sicilia o nel Lazio i più giovani possono ancora prenotare la vaccinazione con AstraZeneca, a differenza della Sardegna che ha invece scelto per una sospensione immediata.


La posizione degli esperti 

L’ex direttore dell’Ema ed ex numero uno dell’Aifa, il professor Guido Rasi, ieri aveva dichiarato a Open che il vaccino con AstraZeneca non fosse tra i più sicuri per gli under 40, puntualizzando però che «non ci sono rischi tardivi per chi l’ha già fatto». Il direttore scientifico dell’Istituto Mario Negri Giuseppe Remuzzi, invece, citando uno studio pubblicato sulla rivista Science, ha rimarcato l’incidenza degli eventi di trombosi riportati durante le somministrazioni nel Regno Unito, ossia 1,1 caso ogni 100 mila somministrazioni nella fascia tra i 20-29 anni. E a detta del professor Remuzzi questo sarebbe il motivo per cui «l’Agenzia europea del Farmaco ha scelto di non sconsigliare le somministrazioni per genere o fasce d’età». Tuttavia, Remuzzi è dell’idea di non somministrare AstraZeneca «a donne di età inferiore a 40 anni». 


Foto in copertina: ANSA/ ALESSANDRIO DI MARCO

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