In vacanza col vaccino, perché non sarà facile prenotare il richiamo in un’altra regione

Tra modalità di prenotazioni differenti, collegamenti tra Asl e necessità di dosi in abbondanza, il Paese rischia di pagare l’assenza di un’anagrafe nazionale dei vaccini. In tutto questo però alcune regioni si sono già organizzate

Il generale Francesco Paolo Figliuolo sembra aver deciso, da adesso sarà possibile vaccinarsi anche nei luoghi di vacanza fuori dalla propria Regione di residenza o domicilio. Una concessione che arriva per garantire il buon ritmo della campagna vaccinale anti Covid anche nei mesi di esodo estivo e che sembrava non essere così scontata. Risale a poco più di 20 giorni fa il rimprovero del generale rivolto alle Regioni. Invitandole a ritrovare «il pragmatismo» perduto, aveva considerato priva di senso pratico la richiesta di poter pianificare le secondi dosi di vaccino nei luoghi di vacanza per tutelare il turismo regionale. L’invito per tutti gli italiani era stato, piuttosto, a programmare le ferie in date non compatibili con quelle delle somministrazioni. La pressione degli ultimi giorni da parte dei presidenti di Regione però sembra aver fatto breccia sulla struttura commissariale che poche ore fa ha inviato la lettera del via libera.


Come funzionerà

Per i vacanzieri in attesa della seconda dose sarà necessario annullare la prenotazione del richiamo già calendarizzato nella propria regione di residenza e riprogrammarlo nella località in cui si trova. Sulle modalità di nuova prenotazione la parola passerà alle singole Regioni che dovranno aprire i propri portali di iscrizione anche ai turisti. Ogni vaccinando dovrà dunque adattarsi al sistema di prenotazione del luogo dove trascorrerà le ferie e inviare all’Asl del luogo di residenza il certificato di avvenuta vaccinazione. Un documento che ogni cittadino potrà ottenere dalla struttura dove avverrà la somministrazione stessa. La decisione sui vaccini in vacanza al momento riguarda unicamente le seconde dosi e solo nei casi di lunghi tempi di permanenza, probabilmente dalle due alle tre settimane minimo.


Piemonte e Liguria in accordo

Autrici del maggior pressing fatto su Figliuolo in merito alle vaccinazioni in vacanza, Piemonte e Liguria si preparano a ultimare i dettagli del loro accordo. Nonostante i quotidiani appelli al coordinamento lanciati dal generale Figliuolo, lo scorso 22 maggio le due Regioni hanno siglato un’intesa per consentire ai propri cittadini di fare il richiamo del vaccino anti-Covid senza dover rientrare dalle vacanze nella regione di residenza. L’accordo prevede che i cittadini residenti in una delle due regioni che si trovino in vacanza nell’altra possano prenotare il richiamo nel luogo in cui si trovano, senza dover tornare necessariamente in Piemonte o in Liguria. «Un servizio importante per i cittadini. Il sale del regionalismo di cui parleremo a lungo anche con Figliuolo» aveva detto giorni fa il presidente della Liguria Giovanni Toti. Ad oggi le due amministrazioni stanno mettendo a punto gli ultimi dettagli tecnici per l’ampliamento dell’accordo anche nei confronti di tutte le altre regioni d’Italia.

In Puglia già i primi esempi

«Siamo andati nel centro vaccinale di Manduria con la nostra documentazione e abbiamo chiesto come potevamo fare per evitare lo spostamento. Ci hanno detto di rivolgerci a Taranto, perché loro non facevano AstraZeneca, e così abbiamo fatto. Sono stati molto attenti, scrupolosi, ma alla fine ce l’hanno fatto». A parlare è una famiglia torinese che, dopo aver fatto la prima dose di vaccino in Piemonte, è riuscita a effettuare la seconda in Puglia, dove sta già trascorrendo le vacanze estive. «Ci eravamo ovviamente organizzati per rientrare in Piemonte a fare la seconda dose, ma abbiamo voluto fare prima un tentativo», continuano, «in settimana manderemo una mail per avvertire le nostre Asl piemontesi, in maniera tale che altri possano andare al nostro posto».

Anche la Regione Puglia dunque è pronta per potenziare un servizio quanto mai atteso in vista della stagione estiva. «Siamo stati fra i primi a sollevare questo tema» ha commentato l’assessore alla Sanità pugliese e virologo Pier Luigi Lopalco, «essendo tanti i cittadini residenti fuori regione che hanno forti legami con la Puglia, magari perché di origine pugliese, e quindi sono abituati a trascorrere anche l’intero periodo delle vacanze nella nostra regione». I dettagli tecnici e organizzativi dovranno essere messi a punto nelle prossime settimane: «La cabina di regia è già al lavoro per trovare una soluzione semplice per questi cittadini che potranno pianificare e trascorrere così in Puglia le loro vacanze» aggiunge il virologo.

Il Veneto è pronto ma il timore è l’assenza di dosi

«È una richiesta che avevamo avanzato da tempo. Non ci saranno fiumi di turisti ma è un bel segnale di sensibilità» ha detto il presidente della Regione Veneto Luca Zaia dichiarandosi pronto a seguire le direttive del generale Figliuolo. Anche in questo caso, l’amministrazione locale si considera pronta per poter garantire un servizio di accoglienza anche tramite le vaccinazioni. «Una decisione che aveva bisogno di una regìa nazionale perché si coinvolgeranno molte Regioni» ha continuato Zaia, sottolineando però il timore per le dosi di vaccino a disposizione. «Noi siamo disponibili ma il fattore limitante che vedo potrebbe essere quello della disponibilità dei vaccini», ha spiegato, sperando al contrario di poter accogliere e garantire le seconde dosi a tutti i turisti che arriveranno.

Il nodo delle anagrafi regionali

Se le Regioni attualmente più avanti con sistemi logistici e organizzativi cantano vittoria, il vero nodo da sciogliere sarà per tutti i luoghi di vacanza senza un solido sistema di registrazione. A spiegare la difficoltà il consulente del commissario per l’emergenza Figliuolo e già direttore di Ema e Aifa, Guido Rasi: «La struttura commissariale sta ragionando molto su come intervenire in aiuto, il problema grosso sono le Regioni che non hanno un’anagrafe vaccinale e ce ne sono. Una decisione quella delle vaccinazioni in vacanza che fa emergere tutta la debolezza di alcuni sistemi sanitari e amministrativi». Il prezzo da pagare è anche quello di un’anagrafe vaccinale nazionale del tutto assente. «Un elemento imperdonabile – commenta Rasi – abbiamo avuto 11 mesi per attrezzarci e nulla è stato fatto in questo senso».

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