Il sindaco di Firenze vuole impedire a chi non è vaccinato di entrare in cinema, palestre e teatri

Dario Nardella a Omnibus: «La libertà individuale non può gravare sull’interesse collettivo, quello delle salute pubblica»

Il sindaco di Firenze Dario Nardella vuole impedire a chi non è vaccinato di entrare nei cinema, nelle palestre e nei teatri. «La libertà individuale di non vaccinarsi non può gravare sull’interesse collettivo, quello delle salute pubblica», ha detto oggi durante un intervento a Omnibus su La7. Per questo «quando la campagna andrà a completarsi a mio avviso bisognerà cominciare ad individuare delle misure. Per cui solo chi avrà il certificato vaccinale potrà accedere a strutture come teatri, cinema, palestre e quant’altro». E questo perché «un recente studio della Fondazione Italia in Salute stabilisce tra il 10 e il 15% il numero di italiani che pensano di non vaccinarsi. Questo è un tema sociale, psicologico e politico molto grosso».  


Le polemiche sui vaccini

Nardella ha parlato anche del caso AstraZeneca, invitando Mario Draghi ad intervenire: il premier «parli al Paese con la sua autorevolezza e capacità, usando parole semplici, chiare e univoche. Sarebbe importante perché il tema sta diventando cruciale e molto pericoloso». Secondo il sindaco di Firenze è necessario un “grande sforzo” per rassicurare gli under 60, coloro cioè che hanno fatto la prima dose con il preparato anglo-svedese. Sulla seconda dose da fare agli under 60, ha poi aggiunto, «ci sono posizioni diverse delle Regioni che generano confusione. Alcune pare vogliano lasciare libertà di scelta, altre hanno sospeso le vaccinazioni. E, come la Campania, c’è chi si è opposto alla decisione del ministero. Questa è la prima cosa che va risolta. Tutte le Regioni devono allinearsi alle indicazioni del ministero della Salute per non accentuare l’incertezza e la confusione”. Così se il ministero ha disposto l’utilizzo di Pfizer o Moderna per la seconda inoculazione «la regola deve essere applicata in tutto il territorio nazionale. Non è possibile lasciare il campo alla libera interpretazione». Qui, ha concluso, «non è un problema di De Luca, ma di sistema. Per questo una volta per tutte il governo, anche con la forza di Draghi, deve richiamare le Regioni a un gioco di squadra».


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