Cosa farà l’Inter con Eriksen? Dalla club salary protection alla risoluzione: le ipotesi dopo l’impianto del defibrillatore cardiaco

Il calciatore rischia di non giocare più in Italia a causa delle norme sportive. Ma la risoluzione del contratto rappresenterebbe comunque una perdita per i neroazzurri. A meno che non ci sia un’assicurazione in ballo

Il defibrillatore cardiaco sottocutaneo è stato impiantato ieri sera a Christian Eriksen. E, regole alla mano, se l’impianto non sarà temporaneo, il giocatore non potrà più giocare in Italia. Questo perché nel nostro Paese le norme a tutela della salute dei calciatori impediscono di scendere in campo a chi ha bisogno di un sostegno permanente. Quindi a questo punto la palla (è il caso di dirlo) passa al club che è attualmente proprietario del suo cartellino: cosa farà l’Inter con Christian Eriksen? Considerando che il giocatore prende 7,5 milioni di euro di ingaggio all’anno fino a giugno 2024 e che in altri Paesi le norme sportive permettono al calciatore di scendere in campo, il club deve decidere in che modo limitare i danni della perdita economica che già si intravede all’orizzonte mentre le casse non sono più così floride.


La Gazzetta dello Sport spiega oggi che durante il periodo di inabilità, che il giocatore dovrà per forza affrontare, le assicurazioni vengono in aiuto dell’Inter. La società è titolare di una polizza stipulata dalla Fifa che rimborsa lo stipendio del giocatore: la cosiddetta club salary protection. Se il giocatore invece non dovesse più riprendere a giocare, l’accordo collettivo stipulato tra l’Associazione italiana calciatori e la Federazione prevede all’articolo 15 (Inabilità e inidoneità del calciatore) comma 6 che «qualora la malattia o l’infortunio dovessero determinare l’inidoneità definitiva del Calciatore, come intesa e accertata sub 15.1., la Società ha diritto di richiedere immediatamente al CA la risoluzione del Contratto».


Questo però rappresenterebbe comunque un danno per i neroazzurri, visto che a quel punto la situazione di Eriksen sarebbe assimilabile a quella di un giocatore che si svincola a parametro zero. E quindi una società che dovesse ingaggiarlo una volta ottenuta l’idoneità sportiva in un Paese diverso dall’Italia non dovrebbe pagare nulla all’Inter per il cartellino. A meno che il club abbia sottoscritto una copertura assicurativa patrimoniale a tutela del valore economico del giocatore. In teoria la polizza dovrebbe assicurare una somma pari al valore del contratto (cioè lo stipendio lordo del calciatore annuo) moltiplicato per gli anni che gli restano prima della scadenza.

Icd: il defibrillatore cardiaco impiantato nel cuore di Eriksen

Lo strumento impiantato nel cuore di Eriksen si chiama Impiantator dardioverter defibrillator o Icd (heart starter). Si tratta di un dispositivo a batteria che si posiziona sotto la pelle e tiene traccia della frequenza cardiaca attraverso fili collegati al cuore. Se l’Icd rileva un ritmo cardiaco anomalo, il dispositivo eroga una scossa elettrica. Secondo gli studi di settore gli Icd possono avere un ruolo nella prevenzione dell’arresto cardiaco in pazienti ad alto rischio di aritmie ventricolari. Il dottor Giuseppe Di Gioia, cardiologo presso l’istituto di Medicina CONI Sport Lab, interpellato dall’agenzia di stampa Dire, ha spiegato che una volta impiantato di solito non è più rimovibile.

«O meglio, non è più rimovibile il cavetto che si ancora all’interno del cuore», ha precisato il medico. «Il dispositivo in realtà può essere rimosso, ma solo in casi particolari. Come per esempio quando c’è un trombo che si forma sul cavetto oppure un’infezione del catetere. Altrimenti il defibrillatore viene lasciato a vita. Mentre la ‘scatolina’ che si pone sotto la clavicola, trattandosi di un dispositivo elettronico, ha una durata di circa 7/8 anni. È legata al numero di scariche che il defibrillatore dà nel corso del suo funzionamento. Successivamente si fa un intervento, più banale del primo, in cui si sostituisce solamente la ‘scatolina’».

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