Sergio Mattarella compie 80 anni. Auguri al presidente più amato (sul web e fuori) che ha unito le generazioni

Il compleanno del presidente della Repubblica è anche un’occasione per celebrare la sua capacità di essere un collante – forse l’unico – tra i giovani e il mondo istituzionale e politico

Lo chiamiamo «Sergio» non per mancanza di rispetto, ma per l’affetto e la stima che ha saputo raccogliere attorno a sé in questi anni. Non ha ancora concluso il proprio settennato da Presidente della Repubblica, ma molti lo (ri)guardano e (ri)ascoltano, certi che in futuro mancherà. E oggi che di anni ne compie 80, non si celebra solo il suo compleanno, ma si cristallizza la capacità del presidente della Repubblica Sergio Mattarella di esser ponte tra generazioni, nonché ultimo collante di fiducia tra giovani e mondo istituzionale e politico. Protagonista di tanto inattese quanto buffe gag, di meme divertenti, di fuorionda che riescono a strappare speranzosi sorrisi, Sergio Mattarella è il presidente pop: asciutto, incisivo, puntuale, senza voler per forza apparire, né essere ridondante. Non va dal barbiere perché è chiuso per il lockdown, come tutti. E come tutti attende in coda il proprio turno per la vaccinazione, esulta con forza e sorride sugli spalti per il gol della nazionale italiana, come tutti. «Sergio» è pop perché incarna e raccoglie dentro sé modi e valori che molti giovani custodiscono, ma spesso faticano a esprimere o a gestire.


L’arte della pazienza, anche quando si è «impeachati»

Il Capo dello Stato in soli sei anni e mezzo ha visto passare quattro presidenti del Consiglio, ha sostenuto (e sopportato) quattro interminabili giri di consultazioni con tutte le possibili delegazioni politiche per riuscire a dare un esecutivo di lunga durata al Paese. Una leggenda vuole che solo una volta abbia risposto: «Ci sentiamo dopo, che ora sto impeachato». Non vi fu nessun impeachment, ovviamente. Anzi, arrivarono le doppie scuse da parte di chi, all’epoca, agitò lo spauracchio.

Altre scuse arrivarono dall’Europa, per il mancato intervento quando esplose la pandemia in Italia. Era il 12 marzo 2020, e il tacito Mattarella dovette fare «il necessario», inviando un duro richiamo all’Unione europea: «L’Italia sta attraversando una condizione difficile e la sua esperienza di contrasto alla diffusione del Coronavirus sarà probabilmente utile per tutti i Paesi dell’Unione Europea. Si attende quindi, a buon diritto, quanto meno nel comune interesse, iniziative di solidarietà e non mosse che possono ostacolarne l’azione». Solo allora la situazione italiana iniziò a essere presa seriamente e iniziarono a sbloccarsi gli aiuti.

Sergio Mattarella, l’ultima voce autorevole dei giovani senza voce

Sergio Mattarella – in apparenza distante e silenzioso – interviene sempre quando «è necessario» o, come direbbe lui, «ineludibile». E in un mondo così caotico, così come lo è quello politico, in cui tanti giovani (e no) si sentono socialmente anomali e marginali, il presidente Mattarella riesce non solo a umanizzare l’istituzione, ma anche a dimostrare che l’atipicità può diventare normalità e inclusività.

Una lezione mostrata fin dai primissimi momenti della sua presidenza, quando entrava nel nuovo ruolo con passo lento, espressione seria, una giacca che scivolava sulle spalle irrigidite che già avvertivano «pienamente la responsabilità del compito» che gli era stato affidato e «la responsabilità di rappresentare l’unità nazionale che lega indissolubilmente i nostri territori, dal Nord al Mezzogiorno, ma anche l’unità costituita dall’insieme delle attese e delle aspirazioni dei nostri concittadini». Chi l’avrebbe mai detto allora che il presidente sarebbe diventato tutto questo? Forse i figli Laura, Bernardo e Francesco potevano immaginare questa trasformazione, o l’amata moglie Marisa Chiazzese, scomparsa nel 2012, e il cui anello di sposalizio viene spesso stretto con delicatezza dalle dita del presidente, «con affetto immutabile». Di sicuro a scommettere sulla potenza comunicativa del presidente ci sono i fidati collaboratori Ugo Zampetti e Giovanni Grasso. Quello stesso «Giovanni» che in un momento molto difficile per il Paese suggeriva al presidente di «aggiustare il ciuffetto». Ma del resto, «Giovanni, non vado dal barbiere neanche io».

«Ricordatelo sempre, vi prego»

Il suo costante richiamo alle condizioni dei giovani e delle future generazioni in ogni discorso di fine anno, così come gli incontri al Quirinale con gli studenti delle scuole, hanno contribuito a trasformarlo nell’unica voce autorevole e credibile dei senza voce. Quale luogo ha scelto Sergio Mattarella per dichiarare che non si sarebbe reso disponibile per un secondo mandato? Una scuola. Era il 19 maggio scorso, il presidente si trovava all’Istituto comprensivo Fiume Giallo-Scuola Primaria Geronimo Stilton di Roma e diceva: «L’attività del presidente della Repubblica è impegnativa, ma tra 8 mesi il mio incarico termina. Io sono vecchio, tra qualche mese potrò riposarmi». Bis? Probabilmente no. Ma se dovesse accadere, se si dovesse rendere, ancora una volta, «necessario»? Chissà.

A prescindere da quello che sarà il futuro, oggi è il giorno giusto per ricordare che in quella scuola a Roma, Mattarella mostrò la sua statura presidenziale e umana. Rivolgendosi ai bambini disse: «Ogni tanto da grandi non ci si aiuta abbastanza a vicenda e si vive peggio. Si vive insieme e quindi si deve vivere aiutandosi. Che cosa desiderate voi in casa o a scuola? L’armonia, la serenità, andar d’accordo, aiutarsi a vicenda. Ecco questo è quello che va fatto, è il modo in cui si vive meglio, a scuola, in città, in Italia, da bambini e da grandi. Ricordatelo sempre, vi prego». È proprio in quel «vi prego», pronunciato con grazia e naturalezza da un signore, “un nonno”, di ottant’anni a dei bambini, che risiede tutta l’altezza morale e umana tanto del presidente, quanto dell’uomo e del suo animo anomalo e garbato, apparentemente lontano e silente ma fiduciosamente vicino e protettivo. Auguri presidente.  

Grafica in copertina: Vincenzo Monaco

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