Tokyo 2020, le atlete cinesi sul podio con la spilla di Mao. Il Cio apre un’inchiesta

Le spillette con l’effigie del fondatore della Partito Comunista Cinese indossate durante la cerimonia di premiazione dalle vincitrici dell’oro olimpico nello sprint femminile di ciclismo violano la Regola 50 della Carta Olimpica

Le spille di Mao indossate dalle atlete cinesi Bao Shanju e Zhong Tianshi, vincitrici dell’oro olimpico nello sprint femminile di ciclismo a Tokyo 2020, diventano un caso. Il Cio ha infatti aperto un’inchiesta sull’accaduto e ha richiesto spiegazioni al Comitato olimpico cinese. Già, perché le spillette con l’effigie del fondatore della Partito Comunista Cinese Mao Zedong, portate sul petto durante la cerimonia di premiazione, rappresentano una violazione della Regola 50 della Carta Olimpica, che vieta «tutti i tipi di manifestazioni o propaganda politica, religiosa o razziale in qualsiasi sito, sede o altre aree olimpiche». «Abbiamo contattato il Comitato olimpico cinese, chiedendo loro un rapporto sulla situazione: attendiamo risposte», ha riferito il portavoce del Cio, Mark Adams. L’episodio è avvenuto dopo quello che ha visto protagonista la lanciatrice del peso statunitense Raven Saunders, che ha incrociato le braccia a “X” sul podio in solidarietà con la comunità Lgbtq+, rischiando un’azione disciplinare e una sanzione per il gesto. Ma in questo caso la federazione statunitense ha fatto sapere che non prenderà alcun provvedimento contro l’atleta. In precedenza, le calciatrici della Gran Bretagna, del Cile, degli States e della Svezia, si erano inginocchiate prima dei match, in segno di protesta contro le discriminazioni razziali. Ma in quel caso non vi furono violazioni della Regola 50, perché il gesto non era avvenuto durante una cerimonia di premiazione, né aveva comportato l’interruzione della gara.


Foto in copertina: EPA/CHRISTOPHER JUE


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