Crisi climatica, livelli di CO2 da record: i più alti in 2 milioni di anni. L’Onu: «Codice rosso, danni irreversibili» – Il rapporto

Un riscaldamento così rapido non si registrava da almeno 2000 anni. Il segretario Guterres ha detto chiaramente che «l’era dell’energia fossile deve finire». Greta Thunberg: «Niente di nuovo, sapevamo già tutto»

L’anidride carbonica è il principale motore del cambiamento climatico, anche se altri gas serra e inquinanti atmosferici contribuiscono a influenzare il clima. È quanto si legge nell’ultimo rapporto dell’Ipcc – il gruppo intergovernativo che fa capo alle Nazioni Unite che studia i cambiamenti climatici in corso nel mondo. Il rapporto mostra come nel 2019, le concentrazioni atmosferiche di CO2 sono state le più alte degli ultimi 2 milioni di anni e quelle dei principali gas serra (metano e biossido di azoto) le più elevate degli ultimi 800.000 anni. Il rapporto evidenzia anche come le attività umane hanno ancora il potenziale per determinare il corso del clima futuro. Per questo, evidenzia il rapporto, la riduzione delle emissioni di C02 porterà effetti positivi sulla qualità dell’aria, osservabili su una scala temporale di alcuni anni. «Non c’è alcuna sorpresa all’interno del rapporto. Conferma quello che sapevamo già da migliaia di studi precedenti», ha commentato Greta Thunberg. Il segretario dell’Onu, Antonio Guterres, presentando il rapporto, ha detto chiaramente che «l’era dell’energia fossile deve finire. Questi dati sono un codice rosso per l’umanità». È chiara quindi l’estrema urgenza di interventi tempestivi nella riduzione delle emissioni. Per questo il rapporto presenta cinque possibili scenari sul relativo clima del futuro in contesti dove non c’è stata una sostanziale mitigazione delle emissioni di C02. Per tutti gli scenari presi in considerazione, la temperatura continua ad aumentare almeno fino alla metà del secolo. I livelli di riscaldamento globale di 1,5 e 2 gradi al di sopra dei livelli pre-industriali saranno superati entro la fine del 21esimo secolo a meno che nei prossimi decenni non si verifichino profonde riduzioni delle emissioni di C02 e di altri gas serra.


Nello scenario con le emissioni di C02 valutate più basse, cioè con una diminuzione delle emissioni globali di gas serra dal 2020 in poi e il raggiungimento di emissioni nette di C02 pari a zero negli anni 2050, il riscaldamento globale durante questo secolo è estremamente probabile che possa rimanere al di sotto dei 2 gradi. Negli scenari con elevate emissioni di C02, si prevede che la capacità di assorbimento del carbonio da parte degli oceani e degli ecosistemi terrestri diventerà meno efficace nel rallentare il tasso di crescita della C02 atmosferica. Molte delle variazioni già osservate nel sistema climatico, fra cui aumento della frequenza e dell’intensità degli estremi di temperatura, ondate di calore, forti precipitazioni, siccità, perdita di ghiaccio marino artico, manto nevoso e permafrost, diventeranno più intense al crescere del riscaldamento globale.


Aree costiere

Gli scienziati che hanno stilato il rapporto prevedono un aumento del livello del mare per tutto 21esimo secolo. Un aumento che potrebbe portare a inondazioni più frequenti e all’erosione delle coste. Eventi estremi riferiti al livello del mare che prima si verificavano una volta ogni 100 anni, entro la fine di questo secolo potrebbero verificarsi ogni anno.

Il riscaldamento globale

Per quanto riguarda le temperature, le nuove stime contenute nel rapporto evidenziano la possibilità di superare il livello di 1,5 gradi centigradi nei prossimi decenni. A meno che non ci siano riduzioni immediate, rapide e su larga scala delle emissioni di gas serra, limitare il riscaldamento a circa 1,5 o addirittura 2 gradi centigradi sarà un obiettivo fuori da ogni portata. «Questo rapporto è un riscontro oggettivo», ha detto la copresidente del Gruppo di Lavoro I dell’Ipcc, Valérie Masson-Delmotte. Con 1,5 di riscaldamento globale, ci si attende un incremento del numero di ondate di calore, stagioni calde più lunghe e stagioni fredde più brevi. Con un riscaldamento globale di 2 gradi, gli estremi di calore raggiungerebbero più spesso soglie di tolleranza critiche per l’agricoltura e la salute.

Biden: «Agire subito»

«Non possiamo più aspettare per affrontare la crisi del clima», ha twittato il presidente americano Joe Biden commentando il rapporto dell’Onu. «I segnali sono inequivocabili. La scienza è incontrovertibile. E i costi del non agire continuano a crescere».

Foto copertina: EPA/KOSTAS TSIRONIS

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