Come la Regione Toscana vi “regala” il Green Pass e perché i ristoratori dovrebbero verificare l’identità
La Regione Toscana pubblica, attraverso i suoi canali social ufficiali Twitter e Facebook, un Green pass valido disponibile per chiunque! A renderlo noto è Matteo Flora di The Fool, una società che si occupa di social reputation, in una serie di tweet dove dimostra l’effettiva funzionalità dell’immagine pubblicata dai social istituzionali. Un test che è stato effettuato anche da Open con successo: secondo il QR Code, la certificazione verde appartiene a Paolo Galasso, un fotografo. C’è da dire che la Regione Toscana non è l’unica ad aver diffuso l’immagine, questo perché acquistabile a basso costo dal portale Alamy.it.
Insomma, non serve iscrivervi a Telegram e acquistare un falso Green pass a centinaia di euro da dei truffatori che non vi forniranno mai la certificazione, rischiando di essere successivamente ricattati come è successo di recente. Non serve nemmeno andare nei social della Regione Toscana o degli altri siti che pubblicano lo scatto del fotografo Paolo Galasso. Bastava andare in un tweet del 23 giugno 2021 di Mauro Mirenna, che non è un “signor nessuno” essendo il coordinatore del Dipartimento per la Trasformazione digitale.
Rispetto a quello del fotografo Paolo Galasso, quello del responsabile del Dipartimento è ancora più chiaro e facilmente utilizzabile da chiunque possa corrispondere a una persona di sesso maschile e con un’età simile alla sua. Inoltre, rispetto agli “amici torinesi” che si condividevano la certificazione valida via Whatsapp risulta essere utilizzabile per un pubblico ancora più vasto che comprende l’intero territorio nazionale.
Il dietrofront del Viminale sulla Certificazione Verde Covid-19
Il 9 agosto 2021 la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese aveva dichiarato che i ristoratori non potevano chiedere il documento d’identità ai possessori di un Green pass valido, contrariamente a quanto riportato dal Dpcm del 17 giugno 2021 e smentita dalla circolare del Viminale. Infatti, risulta che i ristoratori, come riporta il Dpcm, possono (e non devono) richiedere un documento d’identità e il Viminale ha sottolineato questa discrezionalità.
Di fronte a questa falla, dove grazie ai social e alle stesse istituzioni circolano Green pass validi e utilizzabili da una buona fetta di popolazione, quanto risulterà utile questa discrezionalità?