Mottarone, il giudice stabilì il divieto di espatrio per Eitan: poteva uscire dall’Italia solo con la zia paterna

Il provvedimento risale all’11 agosto: il bambino non avrebbe potuto lasciare il nostro Paese con passaporto italiano né israeliano, se non accompagnato dalla zia Aya

Il tribunale di Pavia lo aveva messo nero su bianco. Eitan Biran, il bimbo sopravvissuto alla tragedia del Mottarone e ieri portato in Israele dal nonno materno, non avrebbe potuto lasciare il nostro Paese. Sarebbe potuto uscire dall’Italia solo con la zia paterna Aya Biran, tutrice legale del piccolo. Un provvedimento che risale all’11 agosto scorso e che stabilisce che Eitan non può espatriare (né con passaporto italiano né israeliano) se non «accompagnato dalla tutrice» o con l’autorizzazione della stessa. Un ordine del giudice, «violato» dalla famiglia materna del bambino, che di fatto è servito a poco visto che il nonno lo ha portato via con sé. Si è trattato, dunque, di un «trasferimento illecito». A inizio agosto il giudice aveva anche stabilito che il passaporto israeliano del bambino dovesse essere restituito da parte della famiglia materna alla tutrice, dunque alla zia paterna, entro e non oltre il 30 agosto. Ma questo, secondo quanto ricostruito finora, non sarebbe mai avvenuto. Intanto domani i legali della zia paterna incontreranno «il giudice tutelare a Pavia per attivare la Convenzione internazionale dell’Aja del 1980 sugli aspetti civili della sottrazione internazionale dei minori». Sempre per la giornata di domani è previsto un vertice in procura a Pavia tra pm e investigatori.


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