Omicidio Laura Ziliani, così le sorelle Zani hanno resettato i cellulari: «La polizia non doveva sapere i nostri segreti»

Quando i carabinieri si sono presentati per sequestrarli, Silvia e Paola hanno dato nuovi telefonini. E hanno sostenuto di aver venduto i vecchi «a un marocchino in stazione»

Silvia e Paola Zani, le due sorelle accusate insieme al fidanzato della prima Mirto Milani dell’omicidio della madre Laura Ziliani, hanno fatto sparire i loro cellulari durante le indagini. Quando i carabinieri hanno bussato alla loro porta per sequestrare i telefonini, entrambe hanno consegnato cellulari nuovi. Così come ha fatto lo stesso Milani. E, fa sapere La Stampa, il cantante diplomato al Conservatorio ha detto di aver venduto i telefoni «a un marocchino in stazione. Perché avevamo bisogno di soldi». «Ce li ha pagati 250 euro. E ci ha anche regalato i nuovi cellulari», ha detto Silvia per giustificarsi. Ma i militari hanno trovato le confezioni nascoste nell’appartamento. Poi, racconta ancora il quotidiano, un mese dopo i tre hanno consegnato i vecchi cellulari. Ma resettati alle impostazioni di fabbrica.


Le case e Mirna Donadoni

E questo per la «vergogna» che Silvia diceva di provare «all’idea che si sapesse che ero iscritta a un sito di scambisti». Mentre Paola non voleva «che si sapesse che ho una relazione col fidanzato di mia sorella». Milani per lo stesso motivo: «Ho sempre pensato che fosse una cosa illecita». Non è l’unico tentativo di depistaggio descritto dal giudice delle indagini preliminari nell’ordinanza che ha portato in carcere i tre. Ci sono anche le scarpe e i jeans di Laura Ziliani, seminati per Temù, appena terminate le prime ricerche. In un caso, il 25 maggio, sono stati anche visti da un testimone col binocolo alla finestra. Poi c’è la storia dell’aggressione denunciata da Milani. Avvenuta, secondo l’indagato, davanti alla villetta in località Ca’ Mosché dove abitava. Il referto medico parla di lesioni lievi ed ecchimosi. Ma i carabinieri non trovano traccia degli aggressori.


Repubblica racconta anche del ruolo di Mirna Donadoni, madre di Milani, nella vicenda. Anche da lei arrivavano pressioni affinché il figlio e le due eredi si dessero da fare per incassare gli affitti degli immobili. Ma da Roncola arriva un’altra conferma. Una persona racconta: «Quest’estate, dopo l’8 maggio — quando la Ziliani sparì — la madre di Mirto chiedeva qui in paese se qualcuno era interessato a prendere in affitto degli appartamenti in Val Camonica. Immagino fossero quelli della signora (una decina, tra Temù, Edolo e Brescia, ndr). Qui arrivano tanti milanesi, è zona di seconde case. I Milani si davano da fare per far girare gli immobili della vittima».

Le intercettazioni del caso Ziliani

Silvia e Paola Zani, rispettivamente impiegata in una Rsa e studentessa di Economia, a 18 giorni dalla scomparsa della mamma si compiacevano del patrimonio che avrebbero ereditato. In un’intercettazione telefonica, la maggiore ha detto alla più piccola: «900 euro, troppo figo, soltanto con quelli paghiamo l’anticipo per un’auto nuova e forse ci sta anche una vacanza». Si riferisce a un affitto da riscuotere. Intercettazioni che «più di ogni altro elemento, mostravano l’assenza di qualsivoglia turbamento in capo alle sorelle circa le sorti della madre», secondo il giudice. Anche Mirto era molto determinato nel gestire gli immobili. Tanto che il giorno stesso in cui Laura è sparita, ha fatto venire da Bergamo i genitori per pulire e effettuare alcune riparazioni. E, dopo due settimane, ha chiamato gli inquilini per aumentare gli affitti e sollecitare arretrati, cercando di farli depositare sul conto bancario delle sorelle.

Lucia, la sorella mezzana di Paola e Silvia, disabile, che viveva con la madre a Brescia, l’ultima a vederla prima della partenza per Temù, ha avuto da subito dubbi. E agli inquirenti ha detto che le sorelle «litigavano spesso con la mamma per la questione del bed and breakfast». Anche la nonna materna delle Zani, Marisa, ha riferito agli inquirenti di un litigio che Laura e Mirto avevano avuto a proposito del costo di una ristrutturazione . «Mia figlia era basita che lui si interessasse a quelle cose che non lo riguardavano. Quei tre ragazzi erano troppo attaccati ai soldi». Milani viene indicato come il manipolatore delle sorelle. «Che non riuscendo per motivi caratteriali a contrastare la volontà materna, hanno preferito sopprimere la genitrice – scrive il Gip – piuttosto che dissentire apertamente con lei circa la gestione del cospicuo patrimonio familiare».

Come è morta Laura Ziliani

Ci sono ancora dubbi su come sia morta Laura Ziliani. Chi indaga è convinto che l’ex vigilessa bresciana sia stata soffocata con un cuscino mentre dormiva sotto effetto di ansiolitici «potenzialmente idonei a compromettere le capacità di difesa». Ora bisogna vedere quali elementi sul cadavere, a distanza di 140 giorni dal decesso, possono ancora essere trovati a sostegno della tesi del soffocamento non violento. Chi indaga è convinto che l’ex vigilessa bresciana sia stata soffocata con un cuscino mentre dormiva sotto effetto di ansiolitici “potenzialmente idonei a compromettere le capacità di difesa”. Ora bisogna vedere quali elementi sul cadavere, a distanza di 140 giorni dal decesso, possono ancora essere trovati a sostegno della tesi del soffocamento non violento. Intanto sono fissati per martedì gli interrogatori di garanzia dei tre arrestati. Che compariranno davanti al gip Alessandra Sabatucci, la quale ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare su richiesta del pm Caty Bressanelli. Al momento Silvia e Paola Zani sono al carcere bresciano di Verziano, mentre Mirto si trova nell’altro carcere di Brescia, Canton Mombello.

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