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Telegram chiude il canale Basta Dittatura. Smantellato il forum principale dei No Green pass

28 Settembre 2021 - 01:31 Valerio Berra
«Questo canale non può essere visualizzato perché ha violato i Termini di Servizio di Telegram». Ecco come la piattaforma di messaggistica ha chiuso la bacheca in cui negli ultimi mesi si sono organizzate shitstorm e proteste

Bloccati. I primi messaggi di conferma arrivano nella notte tra il 27 e il 28 settembre. Il canale Basta Dittatura e il gruppo Basta Dittatura Chat sono stati chiusi da Telegram, la piattaforma su cui negli ultimi mesi si erano coordinanti gli attivisti del movimento nato contro il Green pass. Il messaggio ufficiale della piattaforma fondata da Pavel Durov è chiaro: «Questo canale non può essere visualizzato perché ha violato i Termini di Servizio di Telegram». Prima di essere chiuso, il canale aveva superato i 43 mila iscritti. Qui gli amministratori pubblicavano fake news, commenti, meme e video di proteste in giro per il mondo. Ad ogni ora. Il numero dei contenuti si aggirava attorno ai 30 al giorno. Ognuno commentato da decine di persone. Basta Dittatura era il primo passo per accedere a tutta la rete che ha sostenuto negli ultimi mesi le proteste contro il Green pass, anche quelle più violente. Il tono dei messaggi era quello a cui siamo stati abituati: continui paralleli tra la Shoah e le restrizioni per il Coronavirus, rilancio a sedicenti canali di contro informazione e soprattutto organizzazione di manifestazioni. Rigorosamente non autorizzate.

Gli ultimi post avevano alzato ancora di più il livello della tensione. Uno degli inviti fatto sempre più spesso dagli amministratori era quello di mettere in atto campagne di shitstorm. Tra le vittime c’è stato il viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri, il virologo Fabrizio Pregliasco e il pubblico ministero del tribunale di Torino Valentina Sellaroli. La procedura era la stessa. Venivano pubblicati tutti i dati personali che si riuscivano a trovare in rete, compreso il numero di telefono, e si invitavano gli utenti a «inondare» i bersagli con telefonate e messaggi. Come tutti gli atti di vandalismo digitale, nulla doveva restare senza memoria. Gli amministratori del canale invitavano gli utenti a registrare le chiamate, così da poter condividere tutto anche in altri gruppi. Basta Dittatura era un canale gestito da un gruppo di moderatori. Gli admin postavano e gli utenti commentano. Il forum collegato a questa struttura era Basta Dittatura Chat, anche questo chiuso da Telegram. Qui gli utenti erano quasi 7 mila utenti e tutti potevano scrivere e condividere materiale.

TELEGRAM | Uno dei messaggi di “Basta Dittatura” in cui viene chiesto ai partecipanti di trovare i dati dei bersagli verso cui indirizzare le shitstorm
TELEGRAM | I messaggi di “Basta Dittatura “ bloccati

I gruppi sopravvissuti (per ora)

Se i canali principali sono stati chiusi, su Telegram restano ancora una serie di gruppi satellite. Uno di questi è Basta Dittatura – Proteste, su cui è stato pubblicato un commento sulla chiusura del gruppo principale: «Questo è l’inizio della fine di Telegram. Durov ha confermato che Telegram non è il posto dove essere liberi». Al momento qui sono iscritti circa 4 mila utenti. Oltre a questo sono sopravvissuti anche alcuni gruppi dedicati a categorie professionali specifiche. Sono rimasti attivi Camionisti No Green pass (oltre 21 mila utenti), ultimamente particolarmente attivo nel proporre blocchi autostradali, ed Esercenti No Green pass (quasi 13 mila).

TELEGRAM | I messaggi di “Basta Dittatura – Proteste” dopo la chiusura del canale principale

I censimenti dei locali

Un genere a parte sono i gruppi che si occupano di censire i locali che non chiedono il Green pass. Anche questi al momento non sono ancora stati oscurati. Come abbiamo già documentato, esistono gruppi che da questa estate hanno cominciato a costruire una mappa con tutti i posti in cui non viene chiesto il Green pass. Una mappa amatoriale, poco precisa, in cui sono inclusi anche locali che invece chiedono il Green pass. Uno dei gruppi principali è Aperti e Liberi – Milano, che conta più di 5 mila membri. Oltre alle chat per segnalare dove non viene chiesto il Green pass ci sono anche quelle per far sapere dove invece viene richiesto, e magari pubblicare anche una recensione negativa su Google o Tripadvisor. È il caso di Boicottiamo chi chiede il marchio verde, quasi 7 mila iscritti. Dentro ci sono solo 20 post, uno per ogni regione. Sotto ogni post gli utenti commentano segnalando quali locali chiedono il Green pass. Il gruppo è stato aperto il 27 luglio e già conta migliaia di commenti.

TELEGRAM | Il gruppo “Boicottiamo chi chiede il marchio verdee le sezioni dedicate a ogni regione

Il mercato dei Green pass

Immancabili i gruppi di compravendita di Green pass veri o supposti tali. Questi canali spesso rischiano di rivelarsi una doppia truffa. Non solo gli utenti spendono per avere un Green pass non funzionante ma a volte vengono anche ricattati dopo aver fornito le loro informazioni personali. Negli ultimi giorni abbiamo trovato diversi canali che proponevano Green Pass validi. A volte raggiungevano i 120 mila utenti. Anche questi al momento risultano oscurati. Abbiamo scelto però di non diffondere comunque il loro nome, nel caso dovessero comparire di nuovo. Tutti questi canali rimandavano comunque a un canale più piccolo in cui regolarmente venivano pubblicati dei certificati reali. Li abbiamo verificati. Molti funzionavano e sono ancora validi.

TELEGRAM | I messaggi del gruppo in cui vengono diffusi i Green pass

Il precedente: le chat degli estremisti islamici

Non è la prima volta che Telegram oscura una rete di canali. Uno dei primi casi risale a cinque anni fa. In quel periodo la piattaforma era sommersa dalle critiche perché veniva utilizzata anche dai militanti dell’Isis. Il 2 settembre 2015 a San Francisco, un giornalista del magazine TechCrunch aveva chiesto a Durov: «Ma tu dormi sereno sapendo che la tua piattaforma viene usata dai terroristi?». In risposta a queste critiche Telegram aveva cominciato una campagna per spegnere le chat che divulgavano contenuti legati all’estremismo islamico. Dal 2016 esiste un bot che ogni giorno aggiorna il numero di canali e utenti bloccati perché hanno pubblicato contenuti legati all’estremismo islamico. Solo questo mese siamo a 29.282. Intanto dal 2015 a oggi la piattaforma è passata da 60 milioni al mese a oltre 500 milioni al mese. Un flusso immenso. Al momento Telegram è un servizio gratuito e l’azienda è senza scopo di lucro. A fine del 2020 Durov ha chiarito che visto l’aumento degli utenti sarà necessario introdurre dei profili premium e delle pubblicità per poter sostenere i costi dell’infrastruttura.

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