Ndrangheta, arrestato il boss latitante Gallace: era nascosto da un anno in un bunker

Dovrà scontare una condanna a 14 anni per associazione mafiosa e traffico di sostanze stupefacenti

Arrestato in mattinata, dopo un anno di latitanza, Cosimo Damiano Gallace, 60 anni: lo attendono ora 14 anni di carcere per associazione mafiosa. Il latinante è infatti ritenuto reggente dell’omonima ‘ndrina di Guardavalle con articolazioni ad Anzio e Nettuno in provincia di Roma, in Lombardia, Piemonte e Toscana: i carabinieri del Nucleo investigativo di Catanzaro lo hanno scovato a Isca sullo Ionio. L’uomo si trovava in una casa che era stata “creata” dentro a un edificio dove si trova una ditta di produzione del calcestruzzo: dietro alla camera da letto le forze dell’ordine hanno scovato un vero e proprio bunker. Gallace ha già passato più di due decenni in prigione, per aver partecipato alla cosiddetta “strage di Guardavalle” del 4 agosto ’91, nella quale rimasero uccisi i fratelli Cosimo e Pasquale Emmanuele e Primo Antonio Procopio, loro cognato, tutti appartamenti al clan Emmanuele. Il 25 novembre 2020 l’inizio della latitanza, con l’esecuzione di un ordine di carcerazione da parte della Corte d’Appello di Roma dopo la condanna a 14 anni per associazione mafiosa e associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti. Sull’uomo pende anche un’ordinanza di custodia cautelare in carcere dal 15 marzo 2021 emessa dal giudice per le indagini preliminari di Catanzaro per un’inchiesta della direzione distrettuale antimafia sul reato di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti.


Il bunker

Al momento dell’irruzione i Carabinieri hanno trovato la compagna di 34 anni e la figlia di 4 anni: da qui la certezza che l’uomo si trovasse nel bunker, giacché la famiglia risiede in un altro luogo. Il bunker si trovava nascosto dietro a una spessa parete della camera da letto dell’appartamento, dotato di cane da guardia di grossa taglia. Con una porta che veniva aperta attraverso un congegno meccanico nel pomello di un attaccapanni a muro. I Carabinieri hanno sequestrato anche 9 telefoni (2 di loro sono stati danneggiati dal latitante al momento dell’irruzione), alcune sim inattive, un tablet, un trolley con 35 mila euro in contanti, l’hard disk dell’impianto di videosorveglianza per controllare l’area.


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