Migranti, almeno 130 persone nel Mediterraneo, Alarm Phone: «Abbiamo perso i contatti con un gommone»

Le autorità erano state avvisate da oltre 11 ore. La Geo Barents salva altre 95 persone. Intanto nel Mediterraneo centrale torna la Sea Eye 4

Due imbarcazioni con circa 130 persone a bordo rischiano di affondare nel Mediterraneo centrale. Con una di queste, riferisce Alarm Phone su Twitter, «sono stati persi i contatti» malgrado siano state avvisate le autorità «più di 11 ore fa», senza ottenere risposta e aiuto. Prima della perdita dei contatti con il gommone in distress, su cui sono presenti circa 60 persone, «si è avvicinato il mercantile Hafnia Malacca per assistere i migranti», riferendo «di un possibile respingimento nella Sar di Malta». E l’ong aggiunge: «Basta con questi crimini in mare! Nessun ritorno illegale in Libia!».


Una seconda imbarcazione in difficoltà si trova invece al largo della Libia, nella zona di ricerca e soccorso maltese. A bordo sono presenti 68 persone, tra cui molti bambini e bambine. Secondo quanto riferito da Alarm Phone su Twitter il gommone è semi affondato, ha problemi col motore, si sta sgonfiando e sta imbarcando acqua, mentre il mare è agitato e c’è un forte vento. «Le persone in pericolo sono esauste e alla deriva tra onde alte. Vedono un aereo sorvolarle che noi identifichiamo come un aereo Frontex – scrive l’ong su Twitter -. Le persone a bordo chiedono perché l’Europa le guarda solamente dall’alto ma non le soccorre da più di un giorno».


La nave di Msf

E la nave di Medici senza Frontiere, la Geo Barents, dà notizia di un quarto salvataggio appena effettuato. «Abbiamo soccorso 95 persone che stavano per essere intercettate dalla Guardia Costiera libica e costrette a tornare alla violenza, agli abusi e allo sfruttamento in Libia», dice la ong su Twitter. La nave aveva già a bordo 201 persone precedentemente salvate, e ieri ha assistito all’intercettazione di un’altra imbarcazione da parte della cosiddetta guardia costiera libica, che ha riportato in Libia i migranti a bordo.

Nuove missioni per le Ong

Sea Eye 4

Intanto la nave di salvataggio Sea Eye 4 è partita ieri per la sua terza missione. A bordo anche una dottoressa della ong German Doctors, Daniela Klein, già parte dell’equipaggio nella precedente missione. «Mentre a Berlino si negozia la formazione di un nuovo governo federale tedesco, le organizzazioni civili di soccorso marittimo nel Mediterraneo continuano a lottare per ogni singola vita umana», si legge nella nota della ong che dà notizia della nuova missione. «I passati governi federali tedeschi hanno usato il Mediterraneo come arma nella loro politica isolazionista e hanno lasciato annegare le persone per impedire loro di raggiungere le coste dell’Ue. Molte migliaia di persone sono state rimpatriate con la forza in Libia, un paese di guerra civile, e nei suoi campi di tortura dalla guardia costiera libica. Insieme a AlarmPhone, Borderline Europe, Resqship, Sea-Watch e Seebrücke, Sea-Eye chiede al futuro governo federale tedesco di fermare finalmente questa politica crudele».

La richiesta, mentre in Europa si parla di muri contro i migranti, è quella di un safe passage, corridoi sicuri e legali verso l’Europa, in questo caso verso la Germania, ma anche quella del ritorno di un programma di salvataggio in mare non militare dell’Unione europea nella rotta migratoria più pericolosa e mortale al mondo, quella del Mediterraneo centrale. «Poiché Frontex è responsabile di numerose violazioni dei diritti umani come respingimenti e abbandono dei rifugiati in mare, la Germania deve insistere affinché l’agenzia per la protezione delle frontiere venga abolita», dicono da Sea Eye. E «la Germania deve assumere un ruolo guida nell’accoglienza dei rifugiati e sostenere l’abolizione del principio del primo ingresso di Dublino».

«La gente congela, muore di fame e muore ai confini dell’Europa. Gli agenti di polizia e gli agenti di Frontex hanno picchiato persone indifese e le hanno abbandonate deliberatamente in mare», affonda Sophie Weidenhiller, portavoce di Sea-Eye. «La sofferenza e l’agonia di queste vittime sono inimmaginabili e sono state create dai politici dei paesi dell’UE con piena intenzione. Ecco perché chiediamo al futuro governo federale di abbandonare l’attuale politica migratoria, di ripensarla completamente e di rispettare finalmente i diritti umani di tutte le persone».

Gli sbarchi

Nel frattempo non si fermano gli sbarchi. E non a Lampedusa, ma a Roccella Ionica, in provincia di Reggio Calabria, dove sono stati registrati sei arrivi in 48 ore. E dove l’ultimo – 320 profughi poi trasportati a Crotone – è stato evitato perché l’unica struttura di accoglienza è praticamente al collasso. Si tratta della rotta turca, che nelle ultime settimane si è riaperta. «Negli ultimi due giorni a Roccella si sono registrati 6 sbarchi con 672 migranti. Nel mese di ottobre sono stati 11 gli arrivi che hanno richiesto assistenza per 1.254 migranti. Più del totale dei migranti giunti nel 2020. Da inizio anno, poi, sono 3.250 quelli giunti a Roccella. Quasi 9 volte il numero di migranti del 2019 e più del doppio di quelli arrivati nel 2020», dice il sindaco della cittadina di circa 6.000 abitanti, Vittorio Zito. «Avvisate Lamorgese e Bruxelles che in Italia ormai sbarca chiunque», dice il leader della Lega, Matteo Salvini, reduce dalla prima udienza sul caso Open Arms.

Foto in copertina di repertorio: ANSA/TWITTER

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