Vaccini ai bambini, in arrivo il via libera dell’Ema. Ma Svezia e Danimarca sono per il no

Il dibattito in Europa è aperto. Ma i dati Usa e israeliani dicono che il rapporto costi-benefici è decisamente a favore dell’immunizzazione

Vaccinare contro il Coronavirus anche i più piccoli? Il dibattito è aperto. E le posizioni non lineari. Da un lato ci sono infatti i paesi scandinavi, di fatto contrari, con Svezia e Danimarca in testa: dal loro punto di vista il rapporto rischio-beneficio nel caso di bambini da 5 a 11 anni farebbe optare per il no perché a svantaggio del vaccino in ragione della minore incidenza di malattia grave in comparazione agli eventi – rarissimi comunque – di reazione avversa. Questo il ragionamento, ricostruisce oggi La Stampa: ragionamento che però non viene di fatto corroborato dai report israeliani e statunitensi (dove già si somministra) sull’uso dei vaccini per i più piccoli. La decisione dell’Ema, l’Agenzia europea del farmaco, è attesa per il 29 novembre. L’ok è decisamente nell’aria. E però il via libera potrebbe non arrivare all’unanimità, e questo sarebbe certamente un tema per il successo di una campagna vaccinale che nell’immunizzazione dei più piccoli vedrebbe la possibilità di dare un colpo definitivo alla lotta alla diffusione del virus. In Austria, nel frattempo, dove è scattato il lockdown per i non vaccinati e la situazione contagi resta pesante, da ieri è possibile prenotare il vaccino per i più piccoli. Il risultato? 9 mila prenotazioni nel giro di poche ora.


Il parere della comunità scientifica

«La valutazione del rapporto rischio-beneficio non potrà essere centrata solo sui più piccoli ma andrà considerata in funzione della riduzione del pericolo per l’intera collettività, visto che immunizzando loro riduciamo o possiamo persino azzerare la circolazione del virus tra le fasce di popolazione a rischio», ha spiegato in questi giorni a La Stampa il responsabile della task force vaccini dell’Ema, Marco Cavaleri. Il tutto certamente mai a discapito dei bambini o facendo loro correre il rischio di reazioni avverse. «Stiamo studiando le rarissime miocarditi insorte dopo la vaccinazione, ma parliamo di 4-7 casi ogni 100 mila mentre una reazione a un farmaco si definisce rara con meno di un caso su 10 mila. E comunque da quello che abbiamo osservato con un po’ di steroidi si va a casa, mentre gli strascichi del long Covid possono essere molto più fastidiosi».


Il comitato per le vaccinazioni dei Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie ha riscontrato una «probabile associazione» tra i vaccini a mRNA – ovvero Moderna e Pfizer – e i casi di miocardite riscontrati in ragazzi tra i 16 e i 24 anni. Aggiungendo però che «i benefici superano i rischi». Su milioni di seconde dosi il vaccino causerebbe 70 casi di miocardite, principalmente nn gravi, sottolineano i Cdc, ma contribuirebbero a evitare 5.700 contagi, 215 ricoveri e 2 morti. A proposito, appunto, di rapporto costi benefici. In Israele sono stati registrati ancora meno eventi: 275 casi di miocarditi su 5 milioni di vaccinati.

Cosa dicono gli esperti italiani

«L’American Academy of Pediatrics e la Sip, la Società italiana pediatria, hanno assunto una posizione favorevole sulla vaccinazione dei bambini, perché c’è una piccola quota che necessita di ricovero e qualche volta in terapia intensiva, in ragione dello sviluppo della Mis-C, la sindrome infiammatoria multisistemica nei bambini», dice Franco Locatelli, il presidente del Consiglio superiore di sanità e coordinatore del Cts. Locatelli sottolinea anche «il caso di bambini che hanno perso la vita, tra i quali non tutti avevano malattie concomitanti gravi». I bambini «non si devono vaccinare perché portano il virus in casa, ma prima di tutto per proteggerli dalla malattia», sottolinea la presidente della Sip, Annamaria Staiano. Dal 25 agosto al 9 novembre sono stati registrati quasi 25mila contagi più 239 di sindrome infiammatoria multisistemica nella fascia di età tra i 6 e i 12 anni.

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