Renzi alla Leopolda: «Non ci fa piacere, ma si vota nel 2022». Se il Pd resta alleato del M5s, «Iv si prenderà il centro»

Per il leader di Italia Viva Letta, Conte, Salvini e Meloni «hanno l’interesse di andare al voto. In alcuni casi è un interesse politico, in altri è un interesse personale»

«Un capannone abbandonato di Firenze è diventato la casa della speranza per decine di migliaia di persone». Così Matteo Renzi ha chiuso l’undicesima edizione della Leopolda, con un’ora di ritardo sulla tabella di marcia. Alle 13 di domenica 21 novembre il senatore è salito sul palco è ha subito chiarito che il discorso conclusivo sarebbe stato prettamente politico. E ha ribadito la sua sentenza sulla durata della XVIII legislatura: «Senza troppi giri di parole, nel 2022 si va a votare. È un errore, penso che in questo momento la priorità sia il Pnrr». Per il leader di Italia Viva gli attivisti devono essere «pronti» all’ipotesi del voto. «Ho l’impressione che i leader di Pd, M5s, Lega e FdI abbiano l’interesse di andare a votare, in alcuni casi un interesse politico e in altri casi un interesse personale. È un dato di fatto oggettivo», ha aggiunto, prima di soffermarsi sul posizionamento politico di Italia Viva. «La discussione sul centro mi fa venire l’orticaria – ha detto Renzi, definendolo tuttavia -, lo spazio politico nel quale si vincono le elezioni in Europa e nel mondo. È il luogo nel quale si va a competere, citando il caso di Olaf Scholz, in Germania, che ha vinto abbandonando al suo destino la Linke e andando a prendere i voti di Angela Merkel».


Renzi contro gli ex compagni del Pd: «Hanno distrutto una stagione in cui avevamo il 40% dei voti»

Il senatore ha fatto esempi di leader che, al centro, hanno vinto le elezioni, come Emmanuel Macron oggi e Tony Blair in passato: «Da quando se n’è andato, lui i laburisti non vincono più nemmeno le elezioni condominiali». È una parabola vincente per i politici che hanno un posizionamento centrista l’ha descritta anche riguardo agli Stati Uniti. «Se voi immaginate il centro come un agglomerato di sigle, sappiate che quel disegno non funzionerà mai. Se voi immaginate il centro il luogo in cui si va a competere e vincere, è il luogo in cui si vanno a vincere le elezioni in Italia e in tutto il resto del mondo». Renzi ha anche smorzato gli entusiasmi di chi immagina che il trend dei sondaggi sul Pd, dato oltre al 20%, possa in qualche modo essere un premio per il cosiddetto campo largo con il M5s. «C’era una stagione in cui il Pd aveva il 40% dei voti, non dei sondaggi, eppure quella stagione l’hanno distrutta». I Dem, ha dichiarato Renzi, sono a un bivio: «Devono scegliere se sfidare la destra restando nel campo del riformismo europeo, ma per farlo devono tagliare i ponti con i populisti del M5s».


«Noi coerenti, non ci siamo fatti ubriacare dal grillismo»

«Se Salvini e Meloni fanno l’asse di destra e il Pd rinnega le battaglie che abbiamo fatto insieme, se il Pd sceglie di restare con i 5 stelle è naturale che alle elezioni di giugno Italia Viva dovrà occupare uno spazio politico che non è diverso da quello della prima Leopolda. È lo stesso spazio, noi siamo rimasti qua, gli altri si sono fatti ubriacare dal grillismo». Per Renzi, nello scenario politico attuale è necessario comprendere cosa vuole diventare la destra in Italia. «Io pensavo – ha dichiarato – che Salvini volesse fare un’operazione simile a quella di Berlusconi di 20 anni fa – ovvero portare la Lega su posizioni più moderate -. Non credo, però, che accadrà e Salvini resterà a presidiare il campo dove si trova. Meloni ritiene, invece, che Le Pen sia troppo moderata: il posizionamento politico di Meloni è preoccupante non solo in Italia, ma in tutta l’Europa. Questa è la compagine di destra che punta a gestire le elezioni e non mi pare che Berlusconi e Forza Italia siano interessati a competere per la leadership con Salvini e Meloni».

Che si voti, come immagina Renzi, nel 2022 o a scadenza naturale della legislatura nel 2023, Italia Viva non andrà né con i «populisti del M5s» né con i sovranisti. «Non possiamo stare con loro perché diciamo che l’Europa non è il nemico, né quella che tira su i muri, ma è l’esatto opposto del sovranismo. E ai populisti diciamo che non possiamo stare con chi dò solo sussidi. Ai giovani diciamo che c’è un mondo di opportunità pronto ad accoglierli».

Il ddl Zan? «Fatto fallire scientificamente dal Pd per avere un post di Lady Gaga»

In un passaggio, Renzi ha citato Aldo Moro in riferimento al passaggio dal governo Conte II all’esecutivo Draghi: «Aldo Moro, nel 1978, rivendicava la flessibilità di quella parte della Dc che voleva aprirsi al governo con i comunisti. “La nostra flessibilità ha salvato, più del nostro potere, la democrazia italiana”, diceva Moro. È certo che la nostra flessibilità nel 2019 e nel 2021 non ha salvato la democrazia ma la stabilità economica. Abbiamo meno poltrone ma l’Italia ora è salva». Renzi, come ieri – sempre dalla Leopolda – ha fatto Scalfarotto, ha criticato il Pd per il fallimento del ddl Zan. Nel passaggio della cosiddetta tagliola e la successiva sospensione della discussione sul disegno legge contro i crimini di odio omolesbobitransfobico, per il senatore di Italia Viva si è visto il simbolo della sinistra che ha scelto di stare dalla parte dei «bla bla bla».

A suo avviso, gli ex compagni di partito hanno «scientificamente scelto di prendersi i like su Instagram, annullando la possibilità di portare a casa la legge. E sono le stesse persone che hanno fatto le manifestazioni venendo sotto le sedi di Italia Viva – ha attaccato -. Ma se ti interessa il post di Lady Gaga, se ti interessa l’aumento dei follower, prenditi il compiacimento degli influencer. Fare politica, però, significa portare le leggi in Gazzetta ufficiale».

La candidatura di Faraone a sindaco di Palermo

Il capogruppo di Italia Viva al Senato – attivissimo in questa tre giorni di kermesse sul palco e tra gli attivisti -, ha deciso di correre per il posto di sindaco di Palermo. A lanciare la notizia è stato proprio Renzi durante il discorso di chiusura della Leopolda: «La tua candidatura a sindaco di Palermo, non sarà figlia di un accordicchio, ma parla alla città. Noi a Palermo non stiamo con Miccichè, stiamo con Faraone, stiamo con una città che negli ultimi anni non è riuscita nemmeno a seppellire i propri morti». Tornando a parlare di elezioni più imminenti, quelle del Quirinale, il leader di Italia Viva ha ricordato il tentativo dei 5 stelle di avviare una procedura per l’impeachment di Mattarella. «Leggo storie incredibili sull’elezioni del presidente della Repubblica – ha lamentato Renzi -. Sono fiero di aver concorso all’elezione di un galantuomo come il presidente Mattarella. Voglio gli arrivi il nostro grazie a lui che ha guidato il paese in un momento in cui qualcuno lo voleva processare per alto tradimento».

La standing ovation finale

Riguardo al suo successore, ha chiarito quale sarà la linea del suo partito: «Dovremo avere come stella polare l’interesse del paese e il prestigio internazionale nello scegliere il prossimo presidente della Repubblica. Lavoreremo e voteremo per un presidente che sia in grado di garantire una transizione democratica a livello europeo». L’undicesima edizione della Leopolda si è chiusa con una standing ovation per Renzi, che ha parlato per quasi un’ora: «Non so se prevarrà l’egoismo di quattro leader politici che vogliono le elezioni e quindi si voterà in 2022 ma noi saremo pronti. Indipendentemente da ciò che accadrà, noi non potremo mai stare con populisti e sovranisti – ha detto il senatore in ultima battuta -. La Leopolda ricorda che l’Ue non è il nemico, che ci sono un sacco di opportunità, siamo quelli della politica e non del populismo, dell’Europa e non del sovranismo». Tutti in piedi nei padiglioni della vecchia stazione di Firenze.

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