Bonus psicologo, i motivi della bocciatura e l’annuncio di Siani (Pd): «Presto interrogazione parlamentare al ministro Speranza»

Il deputato dem spiega i motivi del mancato rifinanziamento e annuncia che i fondi potrebbero rispuntare nel milleproroghe. Anche in questo caso l’approvazione non sembra essere così scontata

Il 31 dicembre scorso la Camera dei deputati ha ufficialmente bocciato il bonus psicologo all’interno della Manovra di bilancio. L’ennesima dimostrazione di quanto si sia capito ancora poco dell’emergenza che ruota attorno al disagio della mente e dell’impatto che gli ultimi due anni di pandemia hanno avuto e stanno avendo soprattutto su giovani e giovanissimi. Open ha raccontato quanto prendersi cura della propria salute mentale oggi in Italia sia un lusso che in pochi riescono a permettersi. Ancora prima le storie di dipendenza e disturbi alimentari nati durante l’isolamento avevano dato il sentore di un problema a lungo termine che presto saremmo stati chiamati ad affrontare. Ma alla chiamata il governo ha deciso di non rispondere. Nel tentativo di trovare ragioni a questo bocciatura e di capire i passi da poter fare affinché se ne continui a parlare, abbiamo interrogato il deputato del Pd Paolo Siani, membro della Commissione Affari sociali, tra i primi ad aver portato in Aula e in Commissione il tema del disagio mentale, vicepresidente della Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza nonché medico pediatra di professione. «La bocciatura ci ha stupito molto. La risoluzione presentata in Commissione lo scorso aprile e, dopo un mese, la mozione in Aula con la ministra Lorenzin aveva incontrato l’unanimità. Per questo eravamo assolutamente ottimisti riguardo al bonus. Poi la doccia fredda». Siani racconta di colleghi pediatri, «e non neuropsichiatri come sarebbe più normale», che vivono in reparti «pieni di bambini con disagi neuro psicologici. Una cosa mai vista prima». Il problema c’è ed è evidente.


Ma allora cosa è andato storto?

Quello del bonus psicologo è un intervento pensato per rispondere a un’emergenza e come tale presenta termini di immediatezza che lasciano indietro problemi ben più strutturati. Siani lo riconosce: «La verità è che bisogna ripensare ai servizi di psicologia e psichiatria nel loro complesso. E quindi aprire alla figura dello psicologo scolastico in modo più rafforzato e capillare, a quello del neuro psichiatra infantile almeno negli ospedali pediatrici di tutto il Paese. A nuovi posti letto, a una rete territoriale che sia in grado di dare risposte precoci a un disagio». Nulla che un bonus come quello presentato in Manovra potesse garantire ovviamente. Ma il punto è che sarebbe stato un passo avanti verso l’obiettivo più grande. Il punto è che quel voucher di 150 euro riconosciuto a tutti coloro che ne avrebbero fatto richiesta avrebbe permesso a un 16enne in difficoltà, a una famiglia, a un adulto troppo solo o con poche risorse di conoscere qualcuno in grado di prendersi cura del suo disagio trascurato e per questo ancora più pericoloso.


«Ieri a Torre del Greco una madre ha buttato a mare un figlio, da tempo aveva avuto la percezione che fosse affetto da autismo. Quello era un problema da prendere in tempo, una presa in carico da parte dei servizi che è passata inosservata. Se i servizi non ci sono i disagi sfuggono a ogni controllo e cura». Ma allora perché bocciarlo? La prima spiegazione è stata quella di una “coperta troppo corta”, di un budget limitato a disposizione che, come spesso accade, “qualcosa porterà a sacrificare”. Il problema comincia a essere di altra natura se, in alternativa al bonus psicologo, il governo chiamato a riconoscere le emergenze di un Paese decide di approvare il sostegno rubinetti, quello per i decoder e per le tv.

Le ragioni del mancato finanziamento

«L’unico pensiero da ottimista è che si voglia rivedere meglio la proposta. Che si sia visto il bonus come un pannicello caldo per un problema ben più ampio», continua Siani. Ma qui l’alternativa è non prevedere alcun aiuto. E forse un pannicello i milioni di morti per suicidio o per anoressia se lo sarebbero meritato. Fonti di governo non mancano di parlare di motivazioni più politiche, raccontando di un’opposizione “concettuale” al bonus, troppo vicino a una politica renziana dei sostegni. L’altro punto è culturale. Riprendendo la lista dei bonus approvati, la tipologia di sostegni pensati per chi necessità di un bagno alle terme o di un decoder fa pensare a una ricerca di consensi rivolta al pratico, al materiale. A quello che in fondo si riesce a garantire nell’immediato e che la popolazione riuscirebbe a toccare con mano.

«Tutti dicono che i giovani sono da tutelare ma nessuno lo fa davvero. Sostenere le nuove generazioni è percepito nel concreto come un investimento a lungo termine secondario rispetto alle emergenze a breve termine. Senza rendersi conto che qui si sta parlando di quella che tra pochi anni diventerà la nuova emergenza sanitaria in assoluto». Un’ulteriore controsenso se si pensa all’ultima conquista in Senato del movimento Lilla per i disturbi del comportamento alimentari, inseriti dopo anni nei Livelli Essenziali di Assistenza e quindi ritenuti meritevoli di ulteriori fondi per cure e sostegno d’equipe. «Anche per questo la bocciatura del bonus psicologo mi ha lasciato ancora più sbalordito. Perché non ampliare?».

Cosa succede ora?

L’emergenza sanitaria di certo non è finita. E non solo perché la curva epidemiologica ci ricorda che la pandemia è ancora in atto ma anche perché gli istituti scolastici continuano a chiudere e ad aprire, perché le attività sportive e la socialità dei giovani procede a singhiozzi e perché il vaso di pandora di un problema già esistente ormai è scoperchiato. «Ci stiamo preparando a un’interrogazione parlamentare da rivolgere al Ministero della Salute», annuncia il deputato Siani. «Chiederemo conto al ministro Speranza come intende affrontare l’attuale emergenza del disagio mentale anche alla luce di quanto successo con il bonus» anticipa. L’altro appuntamento importante sarà il decreto milleproroghe. «Il mille proroghe che ci sarà prima o dopo l’elezione del presidente della Repubblica sarà un’occasione che non ci lasceremo sfuggire per provare a reintrodurre una proposta di bonus. Quando se ne parla sono tutti d’accordo ma è in questi casi che bisogna davvero dimostrare di aver compreso l’emergenza».

La prospettiva di una parte del governo, in un futuro a quanto pare prossimo, sarebbe quella dunque di riportare il tema sul tavolo. Una delle iniziative a riguardo è rappresentata anche dalla petizione comparsa poche ore fa su Change.org per «chiedere al governo di prendere davvero in considerazione la proposta e inserirla nel primo provvedimento utile». L’ulteriore cosa da capire sarà in quali termini farlo. Con la stessa idea di un bonus o con un piano ancora più ampio? «Ci saranno due strade da battere», spiega Siani. «Il bonus psicologo va garantito subito in un anno in cui è certo che il bisogno diventerà ancora più urgente. Nel frattempo servirà rimodulare un progetto di intervento più ampio la cui organizzazione richiederà più tempo di quello che l’emergenza ci consente di prenderci. Serve dare ossigeno immediato a giovani e bambini con un disagio sempre più profondo».

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