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Omicidio Varese, la procura si difende: «Per noi era Paitoni pericoloso». Le minacce prima di ferire il collega

04 Gennaio 2022 - 15:29 Redazione
L'ordinanza di custodia cautelare di Davide Paitoni citava i procedimenti per reati connotati da violenza. Pm e Gip non si sono parlati?

Davide Paitoni, il quarantenne che lo scorso 1 gennaio, a Morazzone, in provincia di Varese, ha ucciso il figlio di 7 anni e ha tentato di uccidere la moglie si è avvalso della facoltà di non rispondere al Gip del Tribunale di Varese durante l’interrogatorio di Garanzia. Secondo il suo avvocato, Stefano Bruno, Paitoni «non era nelle condizioni di sostenere l’interrogatorio». L’uomo si trova attualmente in isolamento e sottoposto a stretta sorveglianza in carcere per evitare che compia gesti autolesionisti. Tra Paitoni e la moglie non era in corso una separazione formale: i due stavano ancora trattando tramite i rispettivi avvocati. La moglie aveva presentato due denunce per maltrattamenti presentate contro Paitoni, e a una terza segnalazione arrivata alla Procura di Varese da parte dei genitori della donna, tanto che risulterebbe aperto un “codice rosso”.

Ad autorizzare le visite al padre da parte del figlio è stato il Gip del Tribunale di Varese, a cui è arrivata la richiesta dei difensori del 40enne. Paitoni, su richiesta dei legali, poteva vedere moglie e figlio, che vivevano in un’altra casa. Il 6 dicembre era arrivato l’ok del giudice del Tribunale, senza particolari prescrizioni, malgrado le denunce a carico dell’uomo e il “codice rosso” pendente. Resta dunque da capire se le denunce siano rimaste bloccate in Procura a Varese. Intanto, Cesare Tacconi, presidente del Tribunale di Varese ha spiegato che «in Tribunale non risulta alcuna pendenza a carico dell’uomo, quindi se le denunce ci sono, sono ancora in Procura: ho svolto tutti gli accertamenti del caso, tra i due non vi era alcuna separazione formale in corso, se mi sarà richiesto formalmente presenterò una relazione».

La Procura risponde al Tribunale di Varese: «La pericolosità sociale di Paitoni era nota»

Ma la Procura oggi ribatte sostenendo che le denunce per maltrattamenti erano note. In una nota della procura varesina, infatti, si legge che: «La Procura di Varese ha contestato a Davide Paitoni la pericolosità sociale quando ha chiesto che fosse messo ai domiciliari quando lo scorso 26 novembre venne arrestato con l’accusa di tentato omicidio nei confronti di un collega di lavoro. Inoltre erano note al Gip le denunce per maltrattamenti presentate dalla moglie e dal padre di lei». «Di fronte a questa tragedia, a questo gesto sconvolgente, impensabile e ingiustificato – sottolinea ancora la Procura di Varese – non possiamo che esprimere la nostra vicinanza alla mamma del piccolo Daniele e impegnarci ancora di più contro la violenza sulle donne». Ma su questo impasse che si è creato tra Procura e Tribunale intende far luce anche il ministero della Giustizia. La Guardasigilli Marta Cartabia ha infatti chiesto all’ispettorato di «svolgere con urgenza i necessari accertamenti preliminari» sul caso.

Le minacce di Paitoni prima di ferire il collega e l’ordinanza di custodia cautelare

Paitoni, prima dell’omicidio del figlio di 7 anni, si trovava agli arresti domiciliari dopo aver colpito un collega di lavoro con un cutter, venendo arrestato per tentato omicidio. Poco prima di attaccare il collega, Paitoni aveva minacciato l’uomo: «Mio figlio è al sicuro, i suoi devono stare attenti». Questo dettaglio emerge dall’ordinanza di custodia cautelare firmata dal Gip Anna Giorgietti lo scorso 29 novembre. Nel documento in cui vengono motivati gli arresti domiciliari per Paitoni, la Gip afferma che «i nodi non sciolti richiedono un’indagine adeguatamente protetta» e che quindi «l’assenza di limitazioni della libertà personale di Paitoni e la sua capacità comunicativa frustrerebbe inevitabilmente il corso delle indagini». E ancora: «evidenzia il Pubblico Ministero che Davide Paitoni sarebbe sottoposto ad altri procedimenti per reati anche connotati da violenza (maltrattamenti e lesioni), si tratta di carichi pendenti che potrebbero risolversi favorevolmente per l’indagato e che, dunque, non consentono di trarre elementi di qualsivoglia certezza». In prima istanza il Gip ha deciso di sottoporre Paitoni agli arresti domiciliari con il divieto di comunicare con l’esterno, tranne che con l’anziano padre. Ma dopo il ricorso dei legali del quarantenne, lo scorso 6 dicembre, lo stesso Gip ha poi accolto la richiesta dell’indagato di poter vedere il figlio.

Insomma, l’esigenza cautelare veniva solo dal pericolo di inquinamento delle prove. Non altro. Ed è questo il punto, nota in un’intervista a Repubblica Cesare Tacconi, presidente del Tribunale di Varese. Perché, sarebbe questo il nodo, i giudici decidono in base agli atti e gli atti non hanno “parlato”, non hanno suggerito di proteggere madre e figlio da un padre violento. Nella richiesta dei domiciliari non c’era, spiega, «riferimento alla pericolosità sociale. E il gip non poteva aggravare la richiesta del pm». Iter differenti, che non si sono incrociati, e che hanno portato quindi a concedere a Paitoni la possibilità di vedere Daniele e sua madre. Lo stesso riferimento a maltrattamenti e lesioni pure fatto dalla gip, nota Tacconi, è «generico, non si parla di situazioni famigliari». E il tribunale «decide sulla base di fatti concreti: condanne, rinvii a giudizio, procedimenti definiti». Mentre per questa triste storia, in cancelleria, non risulta, assicura, «nemmeno l’avvio di una causa di separazione».

Le denunce

Nel frattempo, secondo quanto riporta il quotidiano di Varese La Prealpina, nel fermo notificato domenica pomeriggio a Davide Paitoni per l’omicidio del figlio e il tentato omicidio della moglie il pubblico ministero Luca Petrucci gli contesta anche la premeditazione e l’aver agito “per motivi abbietti”, ovvero la ritorsione contro la moglie. Secondo quanto ricostruisce Repubblica, la mamma di Daniele, Silvia Gaggini, separata di fatto dal marito dal 2019, aveva presentato tra marzo e aprile due denunce ai carabinieri di Azzate. La prima con tanto di referto medico. La seconda con la testimonianza di suo padre che l’aveva accompagnata. Su due presunte aggressioni, però, un fascicolo aperto c’era. Pm e gip non si sono parlati? «Non posso saperlo. Noi decidiamo sulla base degli atti», ribadisce il capo del tribunale di Varese.

In copertina ANSA | Una foto, diffusa dai Carabinieri il 2 gennaio 2022, relativa all’arresto di Davide Paitoni per l’omicidio del figlio di 7 anni.

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