Coronavirus, niente più congedi parentali per i genitori: «Così i contagi esploderanno»

La misura è scaduta il 31 dicembre scorso. Possibile restare a casa, ma usando giorni di ferie

Alla fine parlerà, Mario Draghi, e ci metterà la faccia nello spiegare al paese le ultime misure decise dal suo governo per rispondere al picco di contagi da Coronavirus e dell’ondata in corso. E chissà se ci sarà modo di capire anche tanti aspetti che al momento sembrano essere senza un’adeguata risposta. Fino a quello che sembra essere un vero e proprio scandalo: i congedi parentali per Covid pagati, scaduti il 31 dicembre. A gennaio ormai ampiamente cominciato, del tema sembra non esservi traccia, mentre l’Italia conta oltre un milione e seicentomila persone positiva a Covid-19 in tutto il paese. Una massa di persone che porta con sé contatti strette e quarantene, all’alba dell’appuntamento di lunedì 10 gennaio, quando le scuole riapriranno e 11 milioni di persone si rimetteranno a quel punto in movimento. Mentre l’ombra della Dad si allunga sull’organizzazione di milioni di nuclei famigliari.


Che fine ha fatto il congedo?

La misura era stata prolungata dal decreto fiscale fino al 31 dicembre dell’anno che si è appena chiuso. Il lavoratore dipendente con figlio o figlia convivente di meno di 14 anni (o anche non convivente in caso di figlio con disabilità grave) aveva il diritto di astenersi dal lavoro in forma giornaliera o oraria per un periodo coincidente in tutto o in parte alla durata del periodo di sospensione dell’attività didattica o educativa in presenza del figlio o della figlia. Misura che poteva alternare con l’altro genitore. La stessa ipotesi si aveva in caso di positività della prole o della quarantena decisa dalla Asl. Destinatari del provvedimento erano i genitori lavoratori dipendenti, i lavoratori iscritti in via esclusiva alla gestione separata o i lavoratori autonomi iscritti all’Inps – solo in caso in cui la prestazione lavorativa non potesse essere svolta in modalità agile. E ora?


L’appello dei sindacati

«Bisogna ripristinare la quarantena equiparata alla malattia per i contatti stretti dei casi Covid, almeno per chi non può fare smart working, o esploderanno i contagi», dice Rossana Dettori della segreteria confederale Cgil. «Tutte le tutele per i lavoratori messe in campo durante l’emergenza vanno mantenute fino alla fine dell’emergenza per ora prorogata fino a marzo», spiega dalla Cisl Angelo Colombini. Il punto è che sta oggi alla coscienza del singolo lavoratore o della singola lavoratrice. Si è stati a contatto con un positivo? Si può optare per la prudenza e la quarantena, ma a spese proprie, ricorrendo alle ferie o perdendo giorni di lavoro. Oppure no, sapendo che anche con la terza dose di vaccino c’è la possibilità di veicolare l’infezione ad altre persone.

La logica è chiara: evitare un lockdown di fatto, mentre il numero incredibile di contagi ha già rallentato pesantemente economia e attività. In tutti i settori: dal trasporto, con società nazionali come Flixbus, Italo o Trenitalia o le locali come Atm che lanciano l’allarme sulla potenziale riduzione di corse proprio da lunedì a causa della mancanza di personale positivo, alla scuola dove le stesse classi rischiano di essere scoperte. Riportando studenti e studentesse a casa. Con chi? Con genitori “orfani” di congedi parentali?

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