Quanti sono davvero i positivi in Italia? Il lockdown di fatto e l’allarme No vax: «In 5 mesi tutti contagiati»

Ieri infranto il tetto dei 2 milioni. E potrebbe essere una stima al ribasso. Il tracciamernto saltato e i pericoli per chi non si vaccina

Quanti sono davvero i positivi in Italia? Ieri il bollettino del ministero della Salute sull’emergenza Coronavirus ha registrato poco più di 101 mila nuovi contagi, mentre l’Italia in questi giorni ha raggiunto il picco dei due milioni di attualmente positivi. E potrebbe essere una stima al ribasso, visto che equivale al totale dei nuovi casi registrati nelle ultime tre settimane. Repubblica ne conta oggi 1 milione e 100 dal 3 al 9 gennaio, 680 mila dal 27 dicembre al 2 gennaio e 258 mila dal 20 al 26 dicembre. Ma visto che a 21 giorni dalla prima diagnosi si esce automaticamente dall’isolamento senza bisogno del test del tampone, tutti coloro che hanno ricevuto la diagnosi prima del 20 dicembre non entrano nel numero degli attualmente positivi.


Il mistero dei numeri e il tracciamento saltato

E siccome non è possibile che nessuno degli italiani a cui è stato diagnosticata la positività a SARS-CoV-2 sia nel frattempo tornato negativo dal 20 dicembre è evidente che i conti non tornano. E quindi c’è già chi è stato liberato dall’epoca ma il tracciamento saltato non permette di includerlo nei conteggi. Tra questi c’è di sicuro chi attualmente è bloccato in casa senza poter andare a scuola o al lavoro. Perché non ha ancora ricevuto la certificazione di guarigione. Ma la diffusione della variante Omicron ci fa pensare anche il contrario. Ovvero che se da una parte i conteggiati sono “troppi” dall’altra è probabile che la diffusione del virus sia comunque sottostimata. L’epidemiologo Carlo La Vecchia dell’Università di Milano dice al quotidiano che il numero reale degli infetti potrebbe essere di 4,5 milioni in totale.


«Al risultato arrivo dimezzando la positività ai tamponi, comunque siamo sempre lì, gli italiani contagiati potrebbero essere un decimo del totale. Una delle ragioni della sottostima dei numeri è nei problemi del tracciamento. Se non si vanno a cercare i contatti, si trovano infatti meno nuovi positivi. Anche i paucisintomatici, che magari hanno solo due giorni di raffreddore, in questi momenti difficili non fanno il test», sostiene il prof. Che però fa anche notare che gli asintomatici non sono il problema adesso. Poi c’è chi, come Silvio Garattini, ricorda che ci sono dieci milioni di italiani a rischio di contrarre la malattia. Ovvero coloro che ad oggi non risultano ancora vaccinati.

5 milioni di contagi in 5 mesi

E Giovanni Sebastiani oggi rincara la dose su La Stampa: se oggi l’incidenza dei casi settimanali ogni 100 mila abitanti per la popolazione generale è di 1.954 contagi, per i non vaccinati raddoppia. Questo vuol dire che ogni sette giorni 211 mila non immunizzati si contagiano, un ritmo che in 25 settimane, poco più di 5 mesi, potrebbe portare tutti i No Vax ad infettarsi. Rischiando non poi così meno rispetto al passato. «I non vaccinati – spiega Sebastiani – hanno una probabilità di finire in un reparto di medicina quattro volte maggiore rispetto a chi ha una sola dose di vaccino. Rischiano circa 13 volte tanto rispetto a chi ha fatto la seconda dose da non più di quattro mesi. E il pericolo è 15 volte maggiore se confrontato a quello di chi ha fatto il booster».

Per questo l’ondata di nuovi positivi sta costringendo i commercianti a un lockdown di fatto. Con la nuova impennata dei contagi, il 10% delle attività commerciali di Torino è stata temporaneamente chiusa. Mentre il 30% è in affanno, riporta il presidente di Confesercenti Torino Giancarlo Banchieri sulla base di una rapida indagine svolta dalla sigla dei commercianti tra gli operatori di Torino e provincia. Le chiusure riguardano principalmente le attività a conduzione familiare senza dipendenti. «La riapertura delle scuole e la riprese piena delle attività e degli spostamenti dopo la pausa natalizia moltiplicheranno i casi». Tuttavia, anche se il governo «non ha varato nessun provvedimento di chiusura», per il numero uno di Confesercenti provinciale «una parte del commercio rischia un lockdown di fatto. E non si tratta di pochi giorni. Date le note difficoltà legate ai tamponi, la chiusura può andare dai 7-10 giorni ai 20, con una perdita per le imprese non indifferente».

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