Quirinale: la trattativa Draghi-Salvini e il rischio che il premier molli il governo

Per mandare SuperMario al Colle il centrodestra vuole un esecutivo con i leader tra i ministri. Altrimenti potrebbe tentare la prova di forza. Con un candidato come Franco Frattini

Il premier Mario Draghi tratta per il Quirinale. Ma fa sapere che al governo non resterà ad ogni costo: «Lo farò solo se potrò lavorare per raggiungere gli obiettivi». Ma la trattativa più difficile è quella per il governo che verrà. Perché per mandare Draghi al Colle il centrodestra vuole un esecutivo con i leader tra i ministri. E l’ex presidente della Banca Centrale Europea non vuole (e nemmeno può) dare queste garanzie. Intanto Matteo Salvini è tentato dalla prova di forza. E propone il nome del presidente del Consiglio di Stato ed ex ministro Franco Frattini. Così, mentre la prima giornata di voto per il Colle si chiude con 672 schede bianche, la partita si fa sempre più incerta.


Un governo Salvini per il Colle?

«Cosa volete che faccia?», ha detto ieri Draghi durante gli incontri con i leader dei partiti. Ma ha anche aggiunto altro, specificando che non ha intenzione di rimanere al governo ad ogni costo: «Lo farò se avrò la possibilità di lavorare per raggiungere gli obiettivi prefissati». Un Whatever it takes rivolto però alla politica e non ai mercati: SuperMario è deciso, quello del Quirinale costituirà un punto di svolta. Se va al Quirinale, non vuole mettersi con il bilancino a far nascere un governo che accontenti i leader di partito per poi rimanere immobile fino alla fine della legislatura. Se rimane a Palazzo Chigi, d’ora in poi più decisioni e meno trattative infinite con i capidelegazione.


Per quello ieri ha incontrato Enrico Letta, Giuseppe Conte e Matteo Salvini. E il colloquio con il leader della Lega, fa sapere oggi un retroscena de La Stampa, è stato il più difficile. Perché ieri il Capitano si è presentato al colloquio con il premier deciso a intavolare una trattativa sui posti di governo. Con le richieste di cambiare i ministri tecnici. E due nomi sul banco degli imputati: Luciana Lamorgese ed Enrico Giovannini. La ministra dell’Interno sconta il fatto che Salvini consideri il Viminale come casa sua. Vorrebbe tornarci. Oppure vorrebbe mettere lì qualcuno di fidato. Come il prefetto di Roma Matteo Piantedosi, che prima di essere nominato (da Lamorgese) nella Capitale era stato il suo capo di gabinetto.

L’ombra di Frattini

Draghi ha fatto notare a Salvini che non può trattare per il governo in questa situazione. E che non può fornire rassicurazioni sulla composizione di un eventuale nuovo esecutivo. Certo, queste richieste Salvini può farle invece agli altri componenti del Parlamento. Ma anche qui c’è un problema. Perché nel frattempo anche Giuseppe Conte a nome del M5s fa resistenze su Draghi. Anche se Giancarlo Giorgetti e Luigi Di Maio si stanno impegnando per superarle. Ma la paura che serpeggia in Parlamento è che Salvini sia tentato dalla prova di forza. Per trovare una soluzione condivisa restano le votazioni di oggi e domani. Poi il quorum si abbasserà e sarà il momento delle decisioni.

E a questo proposito da ieri circola tra Montecitorio e Palazzo Madama il nome di Franco Frattini. Il presidente del Consiglio di Stato ed ex ministro della Funzione pubblica e degli Esteri, oltre che commissario europeo alla Giustizia, potrebbe essere il nome su cui il centrodestra decide di contarsi alla quarta votazione. Per valutare la compattezza della coalizione e anche per offrire un candidato alle altre forze del parlamento. E anche per schivare il “pericolo” Pierferdinando Casini. Che nonostante i trascorsi non è visto come un candidato accettabile dal centrodestra. L’alternativa, mentre restano solo 48 ore di trattativa, è quella di proporre una rosa di candidati. Che in questo caso avrebbero la caratteristica di non bruciarsi subito.

Gli altri nomi sul tavolo

I nomi sul tavolo sono quelli di Elisabetta Casellati, Carlo Nordio, Letizia Moratti, Marcello Pera e Antonio Tajani. Sullo sfondo restano anche le ipotesi Amato e Mattarella bis, ma sarebbero entrambe in calo. Nel frattempo potrebbe anche aprirsi un fronte M5s. Che, secondo quanto racconta oggi l’AdnKronos, potrebbe finire all’opposizione in caso di trasloco di Draghi al Colle. «Il vero nodo», dicono ad Adn fonti pentastellate vicine ai vertici, «riguarda l’eventuale formazione di un nuovo governo qualora si concretizzasse l’ipotesi di un’elezione di Draghi al Quirinale». A quel punto, avrebbe rimarcato Conte negli incontri di oggi con gli altri leader politici, la base 5 Stelle verrebbe consultata con un voto online per decidere se entrare o meno nel quarto governo di fila di questa legislatura. E la consultazione potrebbe avere un esito apertissimo.

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