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Quirinale, l’ipotesi Mattarella bis dietro i 166 voti di ieri: «È il più adatto»

28 Gennaio 2022 - 05:30 Redazione
L'attuale inquilino del Quirinale è in silenzio stampa. Ma i voti per lui nell'urna crescono. E c'è chi lo sponsorizza apertamente

Mentre Sergio Mattarella torna a far sapere di non aver nulla da dire a proposito della corsa al Quirinale, l’ipotesi di un bis per lui è sempre più gettonata tra Grandi Elettori e non. E se Emma Bonino preferisce Marta Cartabia, il senatore del MoVimento 5 Stelle Vincenzo Presutto oggi esce allo scoperto in un’intervista a Repubblica e spiega che è uno dei 160 e più che l’hanno votato anche ieri: «Intendiamoci: andava e va rispettata la fermezza con cui il nostro Presidente aveva annunciato la sua indisponibilità. E noi siamo leali col Movimento, ma non rinunciamo al nostro dovere di essere “eletti” funzionali: che devono proiettarsi verso il bene del Paese. Magari tanti sorridevano di questa opzione, noi siamo tenaci». Nei giorni scorsi il siciliano Gianfranco Micciché aveva sostenuto che Mattarella, da buon conterraneo, avrebbe accettato la rielezione se glielo avessero chiesto i leader dei partiti.

Oggi l’ex compagno di partito (ma non di corrente) nella Democrazia Cristiana Paolo Cirino Pomicino torna ad appellarsi a lui in un colloquio con La Stampa: «Ci sono candidati adeguati, Pierferdinando Casini, la presidente del Senato Elisabetta Casellati, il futuro presidente della Corte Costituzionale Giuliano Amato. E Gianni Letta, che per otto anni è stato sottosegretario alla Presidenza. Ma oltre a questi il più adatto è Sergio Mattarella. Se non si dovesse trovare l’accordo, Mattarella non può non farsi carico dell’esigenza del Paese di avere autorevolezza politica alla presidenza della Repubblica. Così come lui ha chiesto un sacrificio a Draghi, devi chiedere un sacrificio a se stesso e dichiararsi disponibile. In una situazione straordinaria, accanto ad un governo straordinario, per ragioni straordinarie, serve un Capo dello Stato autorevole. Col passare dei giorni sta diventando un dovere».

Un bis è necessario, anche se lui vuole evitarlo: «Non c’è dubbio, è così. Lui assomma un’esperienza positiva al Quirinale con una cultura democratico-cristiana per cui in qualsiasi momento se il Paese chiama, tu rispondi. Come ha fatto Draghi».

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