Passo epocale sulla fusione nucleare: «Come una mini-stella sulla Terra». La ricercatrice italiana: «Può essere l’energia del futuro» – Il video

Infranto il record mondiale per la quantità di energia prodotta attraverso la fusione dell’idrogeno: è la strada verso forniture pressoché illimitate, a basse emissioni di carbonio e radiazioni

Cinque secondi sono bastati a produrre 59 megajoule di energia. L’equivalente di 11 megawatt di potenza. È il risultato empirico dell’esperimento avvenuto nel reattore europeo Jet – Joint European Torus – il 9 febbraio. Si tratta di una quantità di energia doppia rispetto a quella ottenuta dallo stesso reattore sperimentale 25 anni fa: un segnale che la strada per la produzione di energia dalla fusione nucleare è percorribile. Di fatto, è stato riprodotto sulla Terra il processo energetico che alimenta le stelle. «La fusione – si legge in un comunicato diffuso dal Cnr – promette, nel lungo termine, di essere una fonte di elettricità quasi illimitata, utilizzando piccole quantità di combustibile reperibili ovunque sulla terra, da materie prime poco costose. Il processo di fusione unisce, fino a fondersi ad altissima temperatura, nuclei di elementi leggeri come l’idrogeno, che si trasformano in elio, rilasciando una quantità enorme di energia sotto forma di calore. La fusione è intrinsecamente sicura perché per sua natura non può innescare processi incontrollati».


La fusione termonucleare ha il vantaggio di produrre grandi quantità di energia a bassissime emissioni di carbonio e radiazioni. Per fondere gli atomi occorre riscaldare pochi grammi di idrogeno a temperature davvero estreme, «dieci volte più elevate che nel Sole», spiega il Cnr. Per comprendere l’impatto che potrebbe avere la produzione di energia da fusione termonucleare sull’approvvigionamento di elettricità, basti pensare che a parità di quantità di combustibile utilizzato, la fusione potrà generare «circa 4 milioni di volte più energia rispetto a quella prodotta bruciando carbone, petrolio o gas». Maria Chiara Carrozza, presidente del Cnr, dichiara: «I risultati che oggi vengono annunciati attestano il raggiungimento di un obiettivo estremamente importante, la conferma sperimentale su Jet che in una configurazione tokamak è possibile ottenere elettricità da fusione, e sono un passo cruciale verso la produzione in futuro di energia abbondante ed eco-sostenibile».


Ad ogni modo, l’esperimento di oggi è solo uno step che convalida le scelte progettuali fatte per il reattore Jet e che saranno utili per il reattore sperimentale Iter, ancora più grande e performante, che è in fase di costruzione in Francia. Infatti, la quantità di energia prodotta nell’ultimo test è tutt’altro che smisurata: «59 megajoule di energia sono sufficienti a far funzionare appena 60 bollitori d’acqua», scrive Jonathan Amos, corrispondente scientifico della Bcc. «Gli esperimenti Jet ci hanno avvicinato di più all’energia da fusione», chiosa invece Joe Milnes, coordinatore dei test avvenuti nel laboratorio britannico. «Abbiamo dimostrato che possiamo creare una mini stella all’interno della nostra macchina e tenerla lì per cinque secondi e ottenere prestazioni elevate, il che ci porta davvero in un nuovo regno della scienza». Paola Batistoni, ricercatrice italiana direttamente impegnata nel settore della fusione termonucleare, definisce l’esperimento di Jet «una prova generale per l’energia pulita del futuro». La responsabile della sezione Sviluppo e promozione della fusione dell’Enea aggiunge: «I cinque secondi nei quali sono stati prodotti 11 megawatt di energia possono sembrare pochi, ma in passato la produzione di energia da fusione era sostenuta solo per una frazione di secondo. Al confronto, cinque secondi sono una situazione quasi stazionaria».

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