Bonus psicologo, il governo trova i fondi: verso un voucher in base al reddito

Forse ci siamo. Il sostegno alla salute mentale, bocciato dal Senato il 31 dicembre scorso, la prossima settimana potrebbe essere approvato nel Milleproroghe. Tra le modalità ipotizzate il criterio dell’Isee sul modello dell’assegno unico

Quelli della prossima settimana saranno giorni decisivi per il bonus psicologo, bocciato dal Senato il 31 dicembre scorso nella Legge di bilancio, e ora possibile provvedimento del Milleproroghe. Uno dei sostegni più urgenti alla crisi post Covid della salute mentale, più volte raccontata da Open nei suoi risvolti più drammatici, era stato scaricato dal governo in poche ore, «perché prima i fondi c’erano e poi non sono stati più messi a disposizione del Parlamento». Da lì una battaglia di associazioni, esponenti politici e cittadini, spesso giovanissimi, affinché la priorità alla cura della salute (non solo del corpo) fosse finalmente riconosciuta. Ed è proprio nei prossimi giorni che la partita si giocherà forse in modo definitivo: fonti del governo parlano di una volontà certa di individuare i fondi necessari a garantire dei voucher per l’accesso all’assistenza psicologica e psicoterapeutica con un criterio molto probabilmente basato sull’Isee. Il budget di cui si parla ammonterebbe a 20 milioni di euro, cifra che andrebbe a far parte della dote del decreto Milleproroghe.


Le tappe

Lunedì 13 febbraio il primo passo verso l’azione definitiva sarà quello di depositare il testo finale del provvedimento. Il ministero della Salute sembra aver lavorato a una riformulazione di quello presentato per la Legge di bilancio attingendo a tutti gli emendamenti sulla salute mentale presentati nei mesi scorsi. Secondo le prime intenzioni dichiarate, i 20 milioni di fondi saranno elargiti in maniera equa tra il bonus monetizzabile dai cittadini e la rete di consultori e strutture che quotidianamente si occupano di salute mentale in tutto il Paese. Dopo aver depositato il testo in commissione nella giornata di domani, sarà la volta della discussione e della messa a votazione. Per poi a stretto giro della chiamata in Aula per l’approvazione. Sarà di nuovo anche il Senato ad esprimersi sul bonus psicologo, con la speranza di non dover assistere a inaspettate bocciature. A quel punto mancheranno i decreti attuativi che il ministero della Salute, il Ministero dell’Economia e delle Finanze e la Conferenza delle Regioni assieme saranno chiamati a vagliare.


Le possibili modalità

Secondo i calcoli delle fonti, l’aiuto individuale ai cittadini bisognosi di cure dovrebbe concretizzarsi in un voucher di almeno 200 euro. A condizione che si risponda ai requisiti di reddito Isee. L’idea è quella di seguire gli stessi criteri dell’assegno unico e quindi concedere l’intera cifra per i redditi inferiori ai 15mila euro e un sostegno a scalare fino al tetto dei 40mila.

Ormai quasi 300mila firme

«Meno di mille firme per raggiungere l’obiettivo delle 300mila per il bonus psicologo. Non è un giochino di Twitter, ma una spinta importante perché possa diventare realtà nel Milleproroghe. Manca davvero poco. Mi aiutate?». Così poche ore fa il deputato Filippo Sensi ha scritto sui social riferendosi alla petizione lanciata su Change.Org per chiedere al governo «di prendere davvero in considerazione la proposta e di inserirla nel primo provvedimento utile per andare incontro a un’esigenza immediata e pressante». La lotta per una delle prossime emergenze sanitarie più pericolose continua e l’emendamento al Milleproroghe presentato dallo stesso deputato dem lo scorso 21 gennaio è stata un’altra parte importante. «Sul bonus psicologo registro la volontà e la determinazione del governo a fare sul serio. Sarebbe davvero un traguardo importante. Serietà, silenzio, attesa, lavoro. Passi avanti e dita incrociate», scriveva Sensi pochi giorni fa. La risposta dei cittadini alla petizione è stata enorme in pochissimo tempo, il movimento di opinioni e indignazione verso la bocciatura del governo continua a vedere moltissimi giovani in prima linea. Il segno è quello di un problema ormai generazionale che non può essere ignorato.

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