Ucraina, Putin annuncia il ritiro delle truppe. Biden: «Vogliamo il dialogo, ma la minaccia resta»

Proseguono i tentativi di mediazione per scongiurare il conflitto. Il presidente russo a Scholz: «Pronti a lavorare con l’Occidente». Giovedì l’incontro a Mosca tra Di Maio e Lavrov

Arrivano timidi segnali di de-escalation. Dopo l’incontro al Cremlino con il cancelliere tedesco Olaf Scholz, il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato che Mosca è pronta a ritirare parte delle truppe ammassate al confine con l’Ucraina. Putin si è detto pronto a «continuare sulla strada dei negoziati», rimanendo comunque fermo sulle sue richieste alla Nato: un ritiro dell’alleanza atlantica dall’Europa dell’Est e la garanzia che l’Ucraina non vi aderisca mai. Al termine del vertice con Scholz, il presidente russo ha detto: «Noi non vogliamo la guerra, ma non accetteremo la Nato ai nostri confini». A oggi, dopo settimane di tensione, si tratta dell’annuncio che più fa ben sperare, ma la deriva militare non è ancora scongiurata del tutto. Solo ieri, 14 febbraio, la Cnn aveva indicato il 16 febbraio come possibile data in cui la Russia avrebbe decsiso di attaccare: secondo l’emittente, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky sarebbe stato già informato. Nonostante le dichiarazioni della Difesa di Mosca, secondo cui «alcune delle forze russe schierate per esercitazioni militari nei pressi della frontiera ucraina stanno già rientrando alle loro basi», la Cnn aveva riportato che «l’ammassamento di truppe e dispositivi militari russi al confine con l’Ucraina sta proseguendo».


Biden: «Un attacco resta sempre possibile»

«Gli Usa sono preparati, a prescindere da quello che accade, perché un attacco all’Ucraina resta sempre possibile. Non abbiamo ancora verificato in questa fase un ritiro delle truppe russe». Queste le parole del presidente degli Stati Uniti Joe Biden alla luce degli ultimi sviluppi sulla crisi ucraina, nel corso dell’ultima conferenza stampa alla Casa Bianca. «Siamo desiderosi di negoziare accordi scritti con la Russia, di proporre nuove misure sul controllo degli armamenti e sulla trasparenza», ha proseguito il presidente, secondo il quale alla diplomazia deve essere data «ogni possibilità di avere successo». Poi ha assicurato: «Non vogliamo destabilizzare la Russia». E ancora è tornato sull’ipotesi attacco e sulle eventuali sanzioni: «Se la Russia attacca l’Ucraina sarà una guerra frutto di scelta ma le sanzioni sono pronte», ha concluso Biden, ribadendo che in questo caso il gasdotto Nord Stream 2 non partirà.


Attacco hacker al sito del ministero della Difesa ucraino

Kiev ha annunciato che i siti del ministero della Difesa ucraino e quelli di due banche statali sono sotto cyberattacco. Sulla home page del sito web del ministero compariva un messaggio di manutenzione. Secondo l’agenzia Tass, il centro di sicurezza informatica ucraino ritiene che dietro alle operazioni di hackeraggio potrebbe esserci la Russia.

Di Maio: «L’ambasciata italiana a Kiev rimane operativa»

Nel pomeriggio di oggi si è tenuto un incontro tra il ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio e l’omologo ucraino Dmitry Kuleba. «Speriamo che l’Italia riesca a convincere la Russia a risolvere la situazione in modo pacifico», ha detto Kuleba. L’Italia, ha aggiunto, «capisce che la situazione minaccia anche l’Europa e i partner atlantici». Di Maio, da parte sua, ha detto: «La diplomazia è l’unica via per la pace». Il ministro degli Esteri italiano ha poi annunciato che l’ambasciata a Kiev resterà operativa: «Ho preso atto delle recenti valutazioni da parte ucraina sulla mancanza di segnali relativi a un’imminente invasione o a un’offensiva militare su vasta scala, e del permanere, allo stesso tempo, di forti preoccupazioni per eventuali azioni di destabilizzazione, anche attraverso modalità ibride». Giovedì Di Maio sarà a Mosca per incontrare il ministro degli Esteri russo Lavrov.

Le parole di Putin e Scholz

Al termine dell’incontro con Scholz, il presidente russo Putin ha detto: «Noi non vogliamo la guerra, ma non accetteremo mai l’allargamento della Nato fino ai nostri confini, è una minaccia che noi percepiamo chiaramente. Le risposte dell’Alleanza sulla sicurezza non soddisfano le nostre richieste» ma ci sono dei «ragionamenti» in corso. Putin ha comunque evidenziato che le riposte di Usa e Nato alle richieste di sicurezza avanzate da Mosca hanno «elementi» su cui la Russia «è pronta a lavorare». Scholz, da parte sua, ha sottolineato come la sicurezza dell’Europa non possa «essere costruita contro la Russia ma in cooperazione con la Russia». Sulla possibile adesione dell’Ucraina alla Nato, Scholz ha commentato: «Sono stato chiaro che su alcune posizioni non ci sono possibilità di negoziare». Quanto al riconoscimento da parte di Mosca delle repubbliche separatiste filo-russe del Donbass, in Ucraina, il cancelliere tedesco ha parlato di una «catastrofe politica» e una «violazione degli accordi di Minsk».

Colloquio tra Draghi e Zelensky

Colloquio tra il premier Mario Draghi e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. «Con il premier Mario Draghi abbiamo discusso delle sfide della sicurezza che affrontano oggi l’Ucraina e l’Europa. Abbiamo avuto uno scambio di opinioni sull’intensificazione del lavoro di tutti i formati negoziali e sullo sblocco del processo di pace. Apprezzo il sostegno dell’Italia all’Ucraina», ha scritto Zelensky su Twitter.

Il Parlamento russo a Putin: «Riconosca repubbliche separatiste»

Sono ore di appelli quelle che si alternano nel clima teso della crisi tra Russia e Ucraina. Stavolta a parlare a Vladimir Putin sono i deputati della della Duma, il Parlamento russo, che poche ore fa hanno approvato un appello ufficiale affinché il presidente russo riconosca «le autoproclamate repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk», nel sud est dell’Ucraina. In quegli stessi luoghi in cui la Russia è accusata da tempo di sostenere i separatisti nel conflitto del Donbass. Secondo la testata online Meduza i deputati russi hanno approvato il documento preparato dal partito comunista e rivolto a Vladimir Putin. «Questa risoluzione prevede l’invio dell’appello direttamente al presidente russo», spiega il sito di informazione, «hanno votato a favore 351 deputati, contro 16 e uno si è astenuto». L’annuncio della riunione del Parlamento era stato dato dalla testata nella giornata di ieri: «I legislatori russi esamineranno due progetti di risoluzione che invitano Putin a riconoscere formalmente le autoproclamate repubbliche popolari nell’Ucraina orientale».

Il Cremlino conferma: «Ritiro pianificato delle truppe»

Le notizie sul ritiro di alcune delle truppe russe presenti ai confini dell’Ucraina hanno cominciato a circolare nelle prime ore di oggi, con il ministero della Difesa russo che aveva annunciato la decisione. Poco dopo l’emittente televisiva americana Cnn aveva smentito, parlando di ulteriori ammassamenti di forze. Ora il Cremlino ribatte e conferma: «C’è un ritiro pianificato dal confine ucraino delle truppe impegnate nelle esercitazioni militari». Ad aggiungere dettagli sul rientro annunciato anche il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov: «Era una decisione pianificata e non dipende affatto dall’isteria occidentale», ha detto. «Le notizie diffuse dall’Occidente su un’invasione russa dell’Ucraina sono terrorismo mediatico». Kiev, tuttavia, non si fida: «Mosca ritiri tutte le truppe. Solo allora crederemo alla de-escalation». E la Nato avverte: «Non ci sono segnali sul terreno che la Russia stia riducendo le truppe ai confini dell’Ucraina».

Mosca: «L’Occidente ha fallito»

I tentativi di placare la tensione continuano a fallire. A pronunciare parole dure contro l’Occidente è la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova: «La data del 15 febbraio del 2022 entrerà nella Storia come il giorno del fallimento della propaganda di guerra da parte dell’Occidente», ha scritto su Telegram. «Svergognati e annientati senza sparare un colpo». Il commento arriva dopo che l’annuncio del ministero della Difesa russo di aver ritirato alcune truppe schierate ai confini dell’Ucraina. Il riferimento alla data di oggi come quella più importante è anche rispetto a quanto la Cnn aveva fatto trapelare ore fa sul 16 febbraio. Giornata in cui secondo gli Usa la Russia avrebbe deciso di invadere l’Ucraina.

Bolsonaro domani da Putin

Nel bel mezzo delle tensioni tra Mosca e Occidente, a fare visita al Cremlino nella giornata di domani 16 febbraio sarà anche Jair Bolsonaro. Da quanto riferisce il presidente brasiliano l’incontro con Putin non sarò sulla crisi Ucraina ma per parlare di affari. «Il presidente Putin mi ha invitato. Il Brasile dipende in gran parte dai fertilizzanti della Russia, della Bielorussia. Porterò con me anche un gruppo di ministri che si occuperà di questioni come l’energia, la difesa e l’agricoltura». Il portavoce della presidenza russa, Dmitry Peskov, ha aggiunto che Putin attende Bolsonaro «con impazienza» e che intende affrontare «una relazione bilaterale intensa ma anche scambiare opinioni sulle questioni più calde dell’agenda mondiale». L’allusione piuttosto chiara al conflitto con l’Ucraina smentirebbe quanto detto dal presidente brasiliano che ha più volte ribadito la natura “affaristica” della sua missione. «Per la crisi Ucraina prego Dio affinché la pace regni nel mondo», si è limitato a dire Bolsonaro.

La Cnn smentisce Mosca: «Continuano ad arrivare truppe al confine»

A smentire quanto annunciato nelle ultime ore da Mosca sul ritiro di alcune truppe dal confine è la Cnn americana. L’emittente televisiva riferisce di «un ammassamento di truppe e dispositivi militari russi al confine che sta proseguendo». Il canale all news ha geolocalizzato alcuni video che circolano sui social media e documentano gli spostamenti di cui parla. In particolare, la Cnn farebbe riferimento a movimenti nei pressi di Belgorod, nella Russia occidentale, a poca distanza dal confine e dalla città ucraina di Kharkiv. Un altro filmato mostra carri armati in movimento nei pressi del villaggio di Sereteno, a circa 24 chilometri dal confine ucraino. Anche la zona attorno a Voronezh appare teatro di movimenti militari, con carri armati e reparti di fanteria.

«Un momento molto pericoloso per il mondo»

«Un’invasione dell’Ucraina da parte della Russia potrebbe essere imminente ed è molto probabile». Le dichiarazioni non ottimiste sono della ministra degli Esteri britannica Liz Truss. In diretta su Sky News ha parlato della crisi Ucraina augurandosi che l’invito alla diplomazia fatto più volte al presidente russo possa essere ascoltato: «Quello che stiamo facendo è perseguire la via della deterrenza e della diplomazia. Esortiamo ancora Vladimir Putin a fare un passo indietro dall’orlo del baratro». La ministra ha continuato: «Se vedessimo un’invasione in Ucraina ci sarebbero costi elevati in termini di un conflitto di lunga durata, potremmo vedere l’indebolimento della sicurezza in Europa in modo più ampio e potremmo vederlo altri aggressori in tutto il mondo come un’opportunità per espandere anche le loro ambizioni. Questo è un momento molto pericoloso per il mondo».

Il generale maggiore russo: «Alcune forze stanno tornando alla base»

«Unità dei distretti meridionali e occidentali, che hanno completato i loro compiti, hanno già iniziato a caricare i mezzi di trasporto ferroviari e terrestri e oggi inizieranno a rientrare», ha dichiarato in una nota il generale maggiore Igor Konashenkov, portavoce della Difesa russa. «Mentre le misure di addestramento al combattimento si avvicinano alla conclusione, le truppe, come sempre avviene, effettueranno marce combinate alle proprie basi permanenti».

Dopo l’annuncio dell’inizio del ritiro di parte delle truppe schierate al confine con l’Ucraina, il ministero della Difesa russo ha anche pubblicato il video dei blindati che tornano alle basi di provenienza una volta finite le esercitazioni. Nel video si vede la marcia fuoristrada dei carri armati, e anche blindati, veicoli di fanteria e sistemi di artiglieria caricati su un treno.

La ministra degli Esteri tedesca: «La Russia ritiri subito le truppe»

L’invito nei confronti di Mosca a desistere dall’idea di un possibile attacco e a ritirare le truppe al confine arriva anche dalla Germania. «Che la Russia ritiri le sue truppe schierate ai confini dell’Ucraina», ha dichiarato il ministro degli Esteri tedesco Annalena Baerbock. Oggi 15 febbraio il cancelliere tedesco Olaf Scholz incontrerà il presidente russo Vladimir Putin. Ieri era stata la volta della visita a Kiev. «La situazione è particolarmente pericolosa», ha continuato Baerbock, «e può degenerare in qualsiasi momento. Dobbiamo utilizzare tutte le opportunità di dialogo per ottenere una soluzione pacifica». In quanto all’invito del cancelliere sulla de-escalation, Baerbock ribadisce: «La responsabilità di una de-escalation è chiaramente dal lato della Russia e spetta a Mosca ritirare le sue truppe. Il presidente russo Vladimir Putin ha ancora tempo limitato per evitare una guerra in Europa con un attacco all’Ucraina».

Zelensky: «Grazie a Usa e Canada per i sostegni finanziari»

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha ringraziato su Twitter gli Stati Uniti e il Canada per il sostegno finanziario che le due potenze hanno garantito nella delicata crisi con la Russia. «Siamo grati per il sostegno finanziario di $ 1 miliardo e $ 3 miliardi disponibili per i progetti in Ucraina». I ringraziamenti diretti sono poi andati a Joe Biden: «Per la rapida decisione e i risultati concreti dopo la nostra conversazione».

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