Assalto a Capitol Hill, altri guai per Trump. Un giudice non archivia le denunce contro di lui: «Ci sono prove che provocò le violenze»

Secondo il giudice, l’ex presidente americano conosceva l’impatto delle sue parole poco prima delle violenze al Congresso, quando aizzava la folla a marciare contro i presunti brogli elettorali

La posizione di Donald Trump si fa sempre più complicata dopo che un giudice federale ha respinto la sua richiesta di archiviare una serie di denunce sull’assalto a Capitol Hill. A carico dell’ex presidente americano ci sono infatti una serie di cause che lo accusano di avere avuto responsabilità legali sull’attacco al Congresso. Il giudice Amit Mehta, nominato da Barack Obama, sostiene che ci siano prove che suggeriscono come l’allora presidente riunì i suoi sostenitori e ordinò loro di manifestare verso Capitol Hill, pur sapendo che la situazione sarebbe potuta degenerare in atti violenti. Sotto accusa ci sarebbe anche il tweet di Trump, prima che il social lo escludesse definitivamente, in cui attaccava Mike Pence, dopo che aveva definito l’ex vicepresidente come l’ultima linea di difesa contro le presunte frodi elettori sulle presidenziali vinte da Joe Biden. Secondo il giudice: «È ragionevole desumere che il presidente avesse capito l’impatto del suo tweet». In quell’occasione poi Pence fu anche costretto a scappare per sfuggire alla rabbia dei sostenitori di Trump che intanto stavano assaltando il Congresso.


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