La Nestlé non lascia la Russia, Anonymous colpisce ancora: diffusi 10 gb di dati con email e password dell’azienda

Il collettivo di hacker aveva dato 48 ore di tempo alla multinazionale svizzera per chiudere tutte le attività in Russia. L’azienda però non ha ceduto

Almeno 10 Gigabyte di dati della società Nestlé sono stati rilasciati da Anonymous: informazioni private come e-mail, password e dettagli sui clienti aziendali sono stati resi pubblici dal collettivo di hacker, che ha deciso di punire la multinazionale svizzera per la sua decisione di rimanere in Russia, rivendicando la propria azione su Twitter. Tra le più grandi compagnie del settore alimentare al mondo, la Nestlé aveva ricevuto una sorta di ultimatum da Anonymous, che aveva concesso 48 ore per chiudere tutte le attività ancora attive in Russia. Sotto accusa anche da parte del presidente Volodymyr Zelensky in occasione dell’intervento alla manifestazione di Berna, la Nestlé fino a lunedì 21 marzo aveva provato a difendersi spiegando che dalle attività rimanenti in Russia: «Non otteniamo profitti». Il portavoce della Nestlé aveva poi aggiunto: «Stiamo facendo tutto il possibile in Ucraina e nei paesi limitrofi per aiutare ad alleviare questa catastrofe umanitaria. Siamo ancora una delle poche aziende alimentari attive in Ucraina e talvolta riusciamo persino a distribuire cibo a Kharkiv».


É solo l’ultimo dei cyber-attacchi del collettivo, che hanno apertamente dichiarato guerra a Putin dopo la sua decisione di invadere l’Ucraina. Una delle prime azioni di Anonymous, il 28 febbraio scorso, aveva colpito le compagnie di gas e petrolio russe, con il blocco dei loro siti. Era poi arrivata la diffusione di 40 mila documenti attribuiti all’Istituto di Sicurezza Nucleare di Mosca, e quella dei dati personali di 120 mila soldati russi in Ucraina. Gli hacker avevano cominciato inoltre a spedire messaggi agli abitanti della Russia, aggirando la censura del governo centrale per informarli sull’andamento del conflitto in Ucraina e avvertirli: «Questa non è la tua guerra, ma del tuo governo».


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