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L’oro di Putin nel mirino del G7: «Raccoglieremo prove sui crimini di guerra russi. Mosca non minacci con armi chimiche e nucleari»

24 Marzo 2022 - 21:35 Redazione
Le riserve d'oro di Mosca valgono oltre 100 miliardi di dollari e sarebbero fondamentali per sostenere il rublo

Il G7 si dice unito nel riportare la pace e la stabilità e si impegna fin da subito a lavorare insieme per raccogliere «le prove dei crimini di guerra» richiamando la Russia – che «mette in guardia contro ogni minaccia sull’uso di armi chimiche, biologiche e nucleari» – al rispetto degli «obblighi dei trattati internazionali» che ha firmato. «I russi devono sapere che non abbiamo nulla contro di loro; è il presidente russo, il suo governo e i suoi sostenitori, incluso il regime di Lukashenko in Bielorussia, che stanno imponendo questa guerra e le sue conseguenze sui russi». Ad affermarlo è il G7 in un comunicato congiunto al termine della riunione di oggi 24 marzo. «Stiamo prendendo ulteriori misure per ridurre la nostra dipendenza dall’energia russa, e lavoreremo insieme a questo obiettivo. La guerra, poi, sta mettendo sotto crescente pressione la sicurezza alimentare globale. Restiamo determinati a monitorare e a fare il necessario per prevenire e rispondere alla crisi della sicurezza alimentare», si legge.

Infine arriva l’avvertimento alla Cina: «Sollecitiamo tutti i Paesi a non dare assistenza militare o di altro tipo alla Russia per contribuire a proseguire la sua aggressione in Ucraina». I leader del G7 continueranno, dunque, a «cooperare strettamente anche per impegnare altri governi ad adottare misure restrittive simili a quelle già imposte» dai membri del «”club dei grandi” e ad astenersi dall’evaderle o aggirarle» con forniture che «minano o mitigano degli effetti delle sanzioni». Nel piano, discusso nel corso della riunione di oggi 24 marzo al quartier generale della Nato a Bruxelles, emerge anche la volontà di impedire alla Russia di vendere il suo oro per ostacolare il tentativo di aggirare le sanzioni. «I leader dei Paesi del G7 (Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e Usa, ndr) e l’Unione europea continueranno a lavorare insieme per limitare la capacità della Russia di utilizzare le sue riserve internazionali per sostenere l’economia russa e finanziare la guerra di Putin», ha commentato la Casa Bianca in un comunicato. 

Dopo il vertice, la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ha dichiarato: «Noi, partner del G7, siamo determinati ad allineare ulteriormente le nostre sanzioni contro la Russia e ad assicurarci che siano rigorosamente applicate. Prosciugheremo le risorse utilizzate da Putin per finanziare la sua guerra, non permetteremo alcuna elusione. E siamo pronti a prendere ulteriori misure». Nella bozza del documento finale del summit, i leader del G7 si sono detti pronti a impedire ogni transazione con la Banca centrale russa, comprese quelle in oro.

Le riserve d’oro della Russia

Secondo l’amministrazione Biden, le riserve d’oro della Russia valgono tra i 100 e i 140 miliardi di dollari: stando a Bloomberg, il valore è aumentato di circa sei volte dalla metà degli anni Duemila. Gli Usa sostengono che la Banca centrale russa stia cercando di usare questo “tesoretto” per «sostenere il rublo». Il ministero delle Finanze russo ha detto che la Russia ha perso l’accesso a circa la metà delle sue riserve per effetto delle sanzioni. Tuttavia, il piano di usare l’oro per uscire dall’isolamento potrebbe rivelarsi più complicato del previsto.

Mosca guarda a Est

Le sanzioni esistenti proibiscono alle istituzioni di Stati Uniti, Regno Unito e Unione Europea di fare affari con la Banca centrale russa. Le banche occidentali si tengono alla larga dall’acquisto anche indiretto dei lingotti russi per paura di subire danni di immagine o di incorrere in sanzioni. Ecco allora che Mosca potrebbe rivolgere lo sguardo a Est, verso le banche centrali di India o Cina. Secondo Bloomberg, però, gli Usa potrebbero cercare di scoraggiare gli affari tra gli istituti cinesi e Mosca, con la minaccia di sanzioni a Pechino. Una strada che restringerebbe ulteriormente il margine di manovra della Russia.

Foto in copertina: EPA/FILIPPO ATTILI/CHIGI PALACE PRESS OFFICE

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