La «denazificazione dell’Ucraina» secondo i media di Stato russi: operazioni militari e «rieducazione di 25 anni»

Un lungo editoriale su Novosti, agenzia di stampa vicina al Cremlino, dà alcuni indizi su quale sarebbe il piano di Putin per il Paese invaso

Non solo bombe e stragi di civili. Il piano di denazificazione dell’Ucraina invocato da Vladimir Putin, in nome del quale ha giustificato l’invasione del Paese, comprenderebbe anche la rieducazione della popolazione «per la durata di 25 anni», un’opera di «pulizia» di tutti gli apparati statali politici e militari e la cancellazione del nome “Ucraina”. A riportare le informazioni è l’editorialista Timofey Sergeytsev di Ria Novosti, l’agenzia di stampa russa controllata dal Cremlino. Nel lungo articolo in cui si riassume la road map di Mosca e che si intitola «Cosa dovrebbe fare la Russia con l’Ucraina», Sergeytsev ha scritto che «l’ucronazismo» è una minaccia per il mondo più grande del partito nazista di Hitler. Si invoca una completa conquista russa del territorio e la necessità di un lavoro culturale sugli ucraini – dato che «continuano a combattere l’avanzata russa».


Novosti difende l’idea secondo cui il «nazismo» in Ucraina sarebbe «camuffato da desiderio di indipendenza», pilotato dagli «occidentali» («europei e filoamericani»), e presentato come «sviluppo» mentre invece è «degrado». Finora, la Russia non ha mai chiarito a quale progetto si accosti la volontà di «denazificare». Secondo l’editorialista, dopo aver sconfitto l’apparato militare ucraino sul campo di battaglia, la Russia dovrà far partire un programma (gestito unicamente da Mosca senza l’influenza di attori internazionali) di «repressione ideologica degli atteggiamenti nazisti», nonché «una severa censura, non solo nell’ambito politico, ma anche necessariamente nell’ambito della cultura e dell’istruzione».


Tempi e modi del progetto di Mosca

«La nazificazione dell’Ucraina è continuata per più di 30 anni, almeno a partire dal 1989», si legge nel testo, e quindi l’azione repressiva di Mosca dovrà coprire «almeno una generazione». Il nome “Ucraina”, poi, non potrebbe più riferirsi alle zone occupate dalla Russia, e verrebbe cancellato. Dopo la fine della guerra, per oltre due decenni Mosca si impegnerebbe nella «formazione di organi di autogoverno pubblico e di milizie» filorusse, nel «ritiro di materiali didattici e divieto di programmi educativi a tutti i livelli contenenti linee guida ideologiche» considerate «naziste», fino alla «riabilitazione dei lavori forzati». I nomi dei complici del regime nazista (cioè dell’attuale governo di Kiev) verrebbero segnati in alcune liste per poi venir coinvolti nei «lavori forzati per il ripristino delle infrastrutture».

Immagine di copertina: EPA/ATEF SAFADI

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