L’invasione dell’Ucraina programmata già a settembre. Ma adesso l’obiettivo finale è cambiato Serghej Markov, direttore dell’Istituto di Ricerche politiche di Mosca, già deputato e uomo di fiducia di Vladimir Putin dal 2011 al 2018, in un’intervista rilasciata oggi a Repubblica spiega cosa è successo in questi ultimi mesi a Mosca. E fa anche il punto sugli errori strategici dello Zar, che pensava che i cittadini ucraini si sarebbero ribellati e l’esercito di Kiev avrebbe mollato Zelensky. Secondo Markov «in Ucraina ci sono i nazisti al soldo degli Usa per seminare il terrore tramite strutture statali e non governative. L’obiettivo degli americani era fare dell’Ucraina un’anti-Russia, ma la maggior parte degli ucraini è russofona e russofila. La propaganda non bastava. E hanno investito sui nazisti. Un presidente ebreo serve a dire che noi russi diciamo bugie».
Ma l’ex consigliere ammette anche nel colloquio con Rosalba Castelletti di non poter dire ad oggi come finirà la guerra: «Dipende da come andrà la manovra nel Donbass. I piani sono saltati. Ci si era spinti fino a Kiev perché si pensava che l’esecutivo sarebbe fuggito. Si presupponeva anche che l’esercito ucraino si sarebbe schierato con noi e non è successo». Infine, un pronostico: «Il piano iniziale era uno Stato neutrale nella forma di una Repubblica ucraina federale associata all’Unione Russia-Bielorussia. Ora è annettere le regioni più russofone. Resterà un territorio ucraino, ma ridotto». Mentre Zelensky «potrebbe restare a capo di questo pezzetto di Ucraina filoamericana, ma credo che verrà ucciso prima». Da chi? «Da un parente delle vittime dei suoi crimini o dagli stessi nazisti di Azov».
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