Che cosa non torna nella nota del Cremlino sui «mercenari italiani» in Ucraina

Secondo Mosca sarebbero morti 11 italiani mentre stavano prendendo parte a «operazioni militari» contro le forze armate russe. Ma per l’intelligence italiana i numeri non tornano

Secondo la comunicazione inviata lo scorso 16 aprile dal Cremlino a Palazzo Chigi, una sessantina di foreign fighters hanno preso al conflitto in Ucraina. Escludendo i 10 mercenari che sarebbero tornati in Italia, 11 italiani «combattenti di professione» sarebbero morti in Ucraina mentre stavano prendendo parte a «operazioni militari» contro le Forze armate della Federazione Russa. Numeri che non tornano secondo fonti dell’intelligence italiana, che sta procedendo ad accertamenti per verificare la fondatezza della comunicazione del Cremlino. Al momento, infatti, i foreign fighters italiani che starebbero partecipando al conflitto sarebbero 17, di cui 9 tra le file ucraine e 8 tra quelle russe, secondo quanto riportato da Tommaso Ciriaco e Giuliano Foschini su Repubblica, mentre secondo Rinaldo Frignani sul Corriere della Sera, 8 italiani starebbero combattendo tra le fila ucraine e 9 tra quelle filo-russe. 


Tra i combattenti italiani tra le milizie filo-russe, c’è anche l’unica vittima italiana accertata nel conflitto, il 46enne Edy Ongaro, morto lo scorso 30 marzo durante un combattimento tra le milizie dei separatisti filo-russi del Donbas. Non risulta dunque essere chiaro chi sarebbero le ulteriori 10 vittime italiane. Ma vista la precisione dell’informazione fornita dal Cremlino a Roma, come riporta Repubblica, «fonti di primo livello ritengono non possa essere classificabile come fake news». E dunque, le due agenzie di intelligence italiane, Aise e Aisi, stanno cercando di fare chiarezza sia sui numeri degli italiani impegnati nel conflitto, sia sul numero delle presunte vittime. Un censimento non facile, per cui da Roma si preferisce procedere con cautela.


Al momento, infatti, non si hanno più notizie di 3 mercenari italiani impegnati a combattere a fianco degli ucraini. Non vi è però alcuna certezza sulla loro morte. È pur vero che esistono anche combattenti di seconda generazione o mercenari ucraini con residenza in Italia che sarebbero tornati a Kiev per combattere contro le milizie russe, per un totale di circa 100 foreign fighters italiani. Ma questi numeri sono di difficile verifica e, dunque, non è possibile dire con certezza se la comunicazione di Mosca sia, almeno in parte, fondata. Servirà del tempo prima che l’intelligence italiana possa raccogliere dati più precisi e verificare se quanto comunicato da Mosca sia fondato. Anche perché, secondo un’altra ipotesi, la “missiva” del Cremlino all’Italia sui mercenari morti e inviata anche ad altre ambasciate Occidentali potrebbe essere una provocazione priva di fondamento, che si inserirebbe nell’inasprimento crescente nei rapporti diplomatici tra Alleati e Russia. 

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