Caso Peng Shuai, la Wta non riprende i tornei di tennis femminile in Cina per il 2022: «Prima Pechino dimostri che è libera di parlare»

L’organizzazione professionistica di tennis femminile continua a chiedere al governo cinese di indagare sulle accuse di violenza sessuale della tennista all’ex vicepremier Zhang Gaoli

La Wta, l’organizzazione professionistica di tennis femminile, ha annunciato che non riprenderà le attività programmate in Cina per tutto il 2022. L’obiettivo della decisione, anticipata già a dicembre con la sospensione di alcuni tornei, è continuare a esercitare pressioni sul governo cinese affinché indaghi sulle accuse di violenza sessuale della tennista Peng Shuai a un noto e potente politico cinese. Il 2 novembre 2021 l’ex numero uno nel doppio aveva raccontato in un lungo post su Weibo (la versione cinese di Twitter) di essere stata costretta a un rapporto sessuale dall’ex vicepremier cinese Zhang Gaoli, con cui in passato aveva avuto una relazione extra-coniugale. Il post, e la discussione in merito, erano stati subito censurati, mentre Peng era scomparsa per tre settimane, per poi ricomparire smentendo quanto detto in precedenza e dicendo di essere stata «fraintesa». Dato il tono elusivo e poco convincente della sua smentita, molti avevano sostenuto che parlasse sotto forti pressioni del governo cinese.  


La battaglia della Wta

Come riporta il Guardian, Steve Simon, l’amministratore delegato della WTA, ha detto ai microfoni di The Tennis Podcast che la sua organizzazione non tornerà in Cina fino a quando Pechino non avvierà indagini formali sulle accuse di Peng e non dimostrerà in modo «verificabile» che la tennista sia libera di parlare senza interferenze o intimidazioni. Lo scorso dicembre la Wta aveva sospeso tutti i tornei organizzati nel Paese per i «seri dubbi» sulle condizioni della tennista, dopo aver fatto richiesta diretta alla federazione cinese di tennis di aprire un’inchiesta governativa sulle dichiarazioni dell’atleta. «A meno che la Cina non adotti le misure richieste, non possiamo mettere a rischio le nostre giocatrici e il nostro staff organizzando degli eventi in Cina», aveva dichiarato Steve Simon, l’amministratore delegato della Wta, facendone una questione etica: «Se i potenti possono permettersi di mettere a tacere le voci delle donne e di nascondere sotto a un tappeto le accuse di aggressione sessuale, allora la base su cui è stata fondata la WTA, l’uguaglianza per le donne, subirebbe un’immensa battuta d’arresto». 


«Speriamo di tornare in Cina nel 2023»

«Rimaniamo concentrati sul trovare una soluzione con la quale tutti siano a loro agio» – ha detto Simon a The Tennis Podcast – Non vogliamo allontanarci dalla Cina, speriamo di tornare nel 2023 con una risoluzione che mostri i progressi fatti. Sarebbe una vittoria per tutto il mondo». Peng, che si è ritirata dal tennis professionale e che è stata vista in pubblico solo alle Olimpiadi invernali di Pechino a febbraio, continua a sostenere di essere stata fraintesa, nega di essere «scomparsa» e sostiene di aver cancellato lei stessa il post incriminato su Weibo. Nonostante ciò, la Wta insiste nel chiedere un’indagine e l’opportunità di incontrare privatamente la tennista. «Non abbiamo avuto alcuna comunicazione recente con Peng – ha detto Simon – Non penso che si possa cambiare questo mondo allontanandosi dai problemi. Bisogna creare il cambiamento. Potrebbe non essere ciò che si vuole. Ma dobbiamo trovare una soluzione che porti a un equilibrio che ci permetta di tornare indietro e vedere progressi nel Paese».

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