La storia di Oleg Tinkov, l’oligarca russo che ha criticato Putin: «Il Cremlino mi ucciderà»

Dopo essersi esposto contro Putin e la guerra in Ucraina, sarebbe stato costretto a vendere le quote della banca. Ora al New York Times dice di temere per la sua vita

«Il Cremlino mi ucciderà». E’ quanto dichiarato dall’oligarca Oleg Tinkov al New York Times. Tinkov, che al momento ha un patrimonio stimato di 800 milioni di dollari, la scorsa settimana ha venduto la sua quota (il 35%) di Tinkoff Bank a un altro oligarca, Vladimir Potantin, molto vicino al presidente russo Vladimir Putin. «Non ho potuto negoziare, mi sono sentito in ostaggio», ha detto Tinkov, aggiungendo che «è stata una vendita lampo disperata». Il 19 aprile, Tinkov ha pubblicato un post su Instagram nel quale ha definito quella in Ucraina «una pazza guerra», che non ha «nessun beneficiario». «Come fa l’esercito a essere in buone condizioni se tutto il resto nel paese è m***a e mira al nepotismo?», ha aggiunto. «Il 90% dei russi è contrario a questa guerra». Il giorno dopo, i collaboratori di Tinkov sono stati contattati dall’amministrazione, ed è stato loro intimato di tagliare i ponti con l’oligarca. In caso contrario, Tinkoff Bank sarebbe stata nazionalizzata.


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Tinkov da anni aveva iniziato ad allontanarsi da Putin, senza che questo si traducesse mai in conseguenze per la sua sicurezza. Questa volta, secondo Tinkov, il clima è cambiato. gli oligarchi, ha detto, «sono tutti spaventati». Nell’intervista, il magnate ha espresso posizioni molto dure: «Mi sono reso conto che la Russia, come Paese, non esiste più». «Già credevo che il regime di Putin fosse un male. Ma ovviamente non avevo idea che le cose sarebbero andate in maniera così catastrofica», ha continuato. Tinkoff, la banca fondata da Tinkov stesso nel 2006, ha smentito questa ricostruzione.

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