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La storia della lectio magistralis di Putin nell’università di Berlusconi saltata all’ultimo minuto

berlusconi putin lezione università
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Doveva tenersi a Villa Gernetto. Trattative fino a gennaio. Poi l'invasione dell'Ucraina ha rovinato tutto

L’Universitas Libertatis di Silvio Berlusconi voleva ingaggiare Vladimir Putin per una lectio magistralis a Villa Gernetto. Ma la guerra in Ucraina ha rovinato tutto. Anche se fino a gennaio i docenti hanno provato ad avere lo Zar in videocollegamento o addirittura di persona. Lo conferma a Repubblica il prorettore dell’Università Niccolò Cusano Giovanni Puoti, che gestisce il reclutamento dei docenti: «Sì, abbiamo discusso della possibilità di invitarlo nel periodo tra dicembre e gennaio». Ma a far saltare tutto è stato l’invasione: «A quel punto il progetto l’abbiamo dovuto accantonare». Con il rammarico di Berlusconi. Che a quella presenza ci teneva assai.

L’Universitas Libertatis

Nell’articolo a firma di Lorenzo De Cicco si ricorda che l’ateneo voluto da Berlusconi con sede a villa Gernetto nella frazione di Lesmo in provincia di Monza è uno dei progetti più ambiziosi del Cavaliere. L’apertura risale al marzo scorso, dopo un accordo con Stefano Bandecchi, patron di Unicusano. Il nome doveva essere “Università delle libertà”, ma alla fine si è dovuto soprassedere visto che non si tratta di un vero istituto di studi, anche se i corsi hanno valore legale. Ma nell’aprile 2010, quando l’università era ancora un progetto, già si puntava in alto. «Vladimir Putin sarà il primo docente dell’università del pensiero liberale che sarà aperta a Villa Gernetto», raccontava il lancio di un’agenzia di stampa dell’epoca.

Anche stavolta, spiega Puoti, è sceso in campo Berlusconi. È stato lui a gestire i rapporti con l’ex amico Vlad. A provare fino all’ultimo a invitarlo. «Noi come comitato scientifico non ce ne siamo occupati. Credo che i contatti fossero tenuti direttamente dal presidente, che Putin lo conosce bene», racconta il professore. Poi lo scoppio della guerra e la rinuncia forzata a quel progetto così ambizioso. Che avrebbe reso l’università il centro del mondo per un giorno. E che oggi acquista un sapore in qualche modo diverso. Se non altro per le parole di critica (poi parzialmente corrette) rivolte a Joe Biden e al governo Draghi per la guerra.

Il Cav e lo Zar

«Mai giustificata l’aggressione di Putin», aveva fatto sapere il Cav per correggere il tiro qualche giorno fa. Parole che non erano comunque piaciute a big del partito del calibro di Mariastella Gelmini, che lo ha criticato successivamente. Beccandosi in replica la reprimenda di Tajani. Proprio Gelmini aveva detto che «sono finiti i tempi di Pratica di Mare». Riferendosi al vertice della Nato organizzato il 28 maggio 2002, durante il suo secondo mandato alla presidenza del Consiglio. All’epoca partecipò anche Putin. Durante l’incontro venne firmata la carta conosciuta come Dichiarazione di Roma, che aprì le porte della Nato anche alla Russia. E le foto tra lo Zar e George W. Bush fecero il giro del mondo.

Un evento talmente importante per il Berlusconi politico da meritare la sua celebrazione ventennale sulla sua pagina Facebook. «Se è stato possibile, potrebbe essere possibile di nuovo. I risultati che avevamo ottenuto a Pratica di Mare sono stati progressivamente smantellati, per colpa di errori commessi da molte parti. Le cose poi sono peggiorate sempre più fino a giungere a questo punto», ha scritto qualche giorno fa. Nostalgia canaglia?

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