Gentiloni: «In Italia è necessario il salario minimo. Aumentare le tasse alle multinazionali»

Il Commissario europeo a La Stampa: «Il Pnrr farà crescere gli stipendi»

«In Italia serve il salario minimo. E le tasse delle grandi multinazionali vanno alzate». Così dal Festival dell’Economia Paolo Gentiloni entra nel merito di alcune importanti decisioni che spetterebbero al governo italiano. Intervistato dal direttore de La Stampa Massimo Giannini, il Commissario europeo per gli affari economici affronta questioni che riguardano il nostro Paese sottolineando come «i temi della perdita del potere d’acquisto degli stipendi e l’aumento delle diseguaglianze non possono essere più ignorati». Secondo Gentiloni la soluzione è quella di stabilire un salario minimo, garantire i diritti «ai lavoratori delle piattaforme digitali» e alzare le tasse «alle grandi multinazionali che escono vincitrici dalle crisi di questi anni, prima la pandemia e poi la guerra». In linea con il ministro del Lavoro Andrea Orlando e i sindacati, il commissario preme soprattutto per l’istituzione di un salario minimo: «È una necessità. C’è una direttiva quadro della Commissione, non siamo andati oltre perché molti Paesi frenano», spiega. «Gli scandinavi perché lo applicano già con la contrattazione collettiva, l’Est perché teme di non reggere».


«Il Pnrr sarà risorsa anche per aumentare gli stipendi»

Restando sul tema degli stipendi italiani, Gentiloni ribadisce la sua fiducia nel Pnrr. «L’inflazione frenerà nel 2023, ma il tema oggi è ineludibile. Tocca a parti sociali e governi affrontarlo. Qui il Pnrr avrà un ruolo decisivo: gli stipendi sono bassi anche per la scarsa produttività, che è destinata ad aumentare con gli investimenti previsti. Per ridurre le diseguaglianze dobbiamo parlare di futuro: digitale, transizione energetica e digitale, formazione». E’ per queste ragioni che il commissario europeo non crede al bisogno di ulteriori modifiche al piano già proposto. «Per l’Italia ci sono 200 miliardi di euro tra prestiti e aiuti a fondo perduto grazie alla prima emissione di bond europei e ad un grande spirito comunitario emerso durante la pandemia: se riusciremo a far funzionare il Pnrr, determineremo un successo senza precedenti per tutta l’Europa, aprendo una stagione nuova in vista delle sfide future. Che si chiamano indipendenza energetica, difesa comune, nuova fase della globalizzazione. È una grandissima responsabilità: va bene qualche aggiustamento, ma il Pnrr va fatto funzionare, non ripensato».


«Tassazione straordinaria per le multinazionali»

Gentiloni ha poi espresso la sua opinione sulla richiesta del segretario generale della Cgil Maurizio Landini di più tasse per le categorie ricche e sulle rendite finanziarie. «Da oriundo non entro nel merito della discussione italiana. La Commissione aveva suggerito l’imposta sugli extraprofitti delle compagnie energetiche, che l’Italia è stata rapida ad applicare, e vogliamo arrivare alla tassa minima per evitare le fughe nei paradisi fiscali. Serve anche una tassazione straordinaria per le grandi multinazionali uscite vincitrici dalle crisi di questi anni».

«Blocco del gas? Colpire Mosca senza danneggiare troppo noi stessi»

A proposito della guerra tra Russia e Ucraina il commissario ha poi affrontato l’argomento di un possibile blocco del gas nel nostro Paese. «La posizione ufficiale della Commissione Europea è che nessuna sanzione è fuori dal tavolo. Ma ad oggi di blocco del gas non stiamo parlando». E ha continuato: «Il tema è colpire la Russia, ma senza danneggiare troppo noi stessi. Perché un costo va pagato se, in modo sacrosanto, si decide di non andare alla guerra sul terreno. Ma i nostri governi hanno anche l’esigenza di tenere in considerazione il consenso e trovare un equilibrio è molto delicato». Gentiloni ha poi fatto riferimento al sesto pacchetto di sanzioni contro Mosca, costato non poca fatica ai Paesi membri, per giorni sotto scacco di una minaccia di veto da parte di Orban. «Prendere le decisioni a Bruxelles è difficilissimo ed è stato imbarazzante veder rallentare tutto perché uno dei 27 si è alzato e ha detto che non andava bene una decisione presa dalla riunione dei capi di Stato e governo», spiega il commissario europeo».

«La Russia va verso il default tecnico»

«Le regole vanno cambiate, su questo Draghi e Macron sono stati chiari e mi aspetto che anche Berlino prenda in mano il tema», ha continuato il commissario europeo. «Ma non cerchiamo alibi, perché anche con gli strumenti a disposizione l’Europa sta facendo alla grande la sua parte: bando al carbone, progressivo embargo sul petrolio, banche russi fuori dallo Swift, iniziative contro la banca centrale di Mosca, beni congelati agli oligarchi per 12 miliardi di euro di cui quasi 2 in Italia. La Russia va verso il default tecnico e avrà un calo del Pil del 10%».

«Non vinceremo la guerra con le sanzioni»

«La guerra ha un costo. Ma attenzione: nessuno ha mai pensato di vincerla con le sanzioni» ha chiarito Gentiloni a Torino. «Putin sarà disposto ad uscirne solo con un negoziato che gli consenta di non dover dire che è stato sconfitto. I sei pacchetti varati dalla Commissione avranno comunque un effetto devastante sull’economia e sul potere russi, la loro efficacia è fuori discussione».

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