Usa, Nba e Nazionale di calcio contro le armi d’assalto e le sparatorie: la contestazione in campo – Le foto
L’Nba e la Nazionale di Calcio degli Stati Uniti hanno preso posizione sulla vendita di armi dopo le recenti sparatorie a Filadaelfia (Pensilvanya), ad Ames (Iowa), a Uvalde (Texas), a Tulsa (Oklahoma), e a Buffalo (New York). I giocatori dei Boston Celtics e dei Golden State Warriors, impegnati ieri in Gara 2 delle finale per il titolo, hanno indossato canotte con la scritta «End Gun Violence». I calciatori della nazionale di calcio sono scesi ieri in campo nell’amichevole contro l’Uruguay, pareggiata 0-0, con una fascia arancione al braccio, ribadendo il messaggio della lettera inviata al congresso nella quale i giocatori chiedono «leggi più stringenti sulle armi» e di «stare con la maggioranza degli americani che sostengono leggi più severe sulle armi». Il Ct della squadra Gregg Berhalter ha dichiarato: «A volte è facile rimanere coinvolti nel nostro piccolo mondo e in quello che stiamo facendo, poi ti dimentichi di quello che sta succedendo nel mondo esterno: questo gruppo certamente non l’ha fatto».
La risposta della politica
La camera dei rappresentati sta valutando l’introduzione di diversi provvedimenti che renda più difficile l’uso di armi d’assalto nel Paese, come ad esempio maggiori controlli sulla salute mentale di chi le acquista e la facoltà delle forze dell’ordine di sequestrare le armi a individui considerati a rischio. Non verrà invece istituito nuovamente il bando alle armi d’assalto che era stato in vigore dal 1994 al 2004 e non più rinnovato. Il 3 giugno il presidente statunitense Joe Biden aveva lanciato l’appello al Congresso chiedendo di vietare la vendita di armi d’assalto, o quantomeno di «rafforzare i controlli» e alzare «l’età per acquistarle». «Le armi sono la prima causa di morte per i bambini in America, più del cancro. Quante altre carneficine siamo disposti ad accettare?» aveva dichiarato.
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