Cosa sappiamo del needle spiking, il fenomeno delle «iniezioni selvagge» che turba la vita notturna europea

Sono 500 le segnalazioni in Francia dalla fine di marzo, ma crescono i casi anche in Belgio, Olanda e Regno Unito. Le autorità denunciano la difficoltà di individuare, provare e contrastare i casi

In Francia sono salite a 500 le persone che, solo dalla fine di marzo, hanno riportato di essere state colpite dal fenomeno del needle spiking, iniezioni o punture a tradimento fatte ai partecipanti di festival musicali o serate in discoteca. Il fenomeno non è nuovo: la prima denuncia in Francia risale alla scorsa estate e già lo scorso autunno il Regno Unito aveva vissuto un’ondata di panico, con centinaia di testimonianze e denunce. Ora sembra che la pratica si stia diffondendo a macchia di leopardo in più Paesi europei, seminando preoccupazione soprattutto tra le giovani donne.  


Di cosa parliamo

Il needle spiking o, come l’hanno soprannominato i media francesi, piqûrs sauvages (punture selvagge), consiste appunto nell’essere punti, senza consenso, con aghi potenzialmente infetti o siringhe che si pensa contengano droghe o sostanze stordenti, come il Rohypnol o il Gamma Hydroxybutyrate (Ghh), conosciute comunemente come «droghe dello stupro». Le persone che hanno segnalato di essere state colpite, solitamente in contesti di vita notturna, nella maggior parte dei casi hanno riportato sintomi lievi, come vertigini, nausea e mal di testa, ma alcune hanno segnalato anche perdita di memoria, spasmi o paresi muscolari, difficoltà a parlare e a muoversi. Anche chi non ha manifestato particolari sintomi denuncia comunque di aver avvertito dolore e prurito al momento della puntura e presenta molto spesso un livido nel punto interessato.


Dove si sta diffondendo il fenomeno

La città francese più colpita è Nîmes, seguita da Tolone, Belfort e Vic-Fezensac, dove nelle ultime settimane si sono tenuti diversi concerti e festival musicali. Ma ci sono segnalazioni anche in altri Paesi europei, principalmente in Olanda, Belgio e Regno Unito. In Belgio diverse ragazze hanno denunciato di essere state vittime del needle spiking non solo in discoteca, ma anche durante il Pride festival o mentre assistevano a una partita di calcio. Ma è il Regno Unito che sembra essere il principale focolaio del fenomeno: dallo scorso autunno a oggi, sono 1300 le segnalazioni giunte alle forze dell’ordine, ma si teme che le vittime siano molte di più.

La risposta delle istituzioni

Le forze dell’ordine, in maniera sparsa tra Paesi e regioni, hanno iniziato a indagare sul fenomeno ma con grande difficoltà. A cominciare dal “movente”: ancora non è chiaro se gli attacchi siano eseguiti effettivamente con lo scopo di iniettare droghe e sostanze pericolose o solo per diffondere il panico tra la gente. L’unica cosa certa è la facilità con cui è possibile reperire tutto online: alcuni medici hanno dichiarato al Washington Post che aghi estremamente sottili, «fini come capelli», sono facilmente accessibili su Internet, così come i farmaci da prescrizione, soprattutto antidolorifici e oppiacei. Eppure finora in nessuno dei casi sottoposti a controlli e analisi sono state rinvenute sostanze sospette nel sangue o l’insorgere di malattie trasmissibili.

Non è chiaro nemmeno se i casi segnalati abbiano qualcosa in comune. Daw Dines, fondatrice dell’ong Stamp out spiking, attiva nel Regno Unito per contrastare il drink spiking, l’aggiunta di sostanze nelle bevande alcoliche, una pratica di gran lunga più conosciuta e diffusa, parla di un «crimine davvero difficile da individuare», le cui motivazioni potrebbero essere il tentativo di aggressione, stupro, traffico di essere umani o persino la vendetta personale.

Merlijn Poolman, il sindaco notturno della città olandese di Groningen, ha detto al The Post che il suo team ha istituito una linea di assistenza online per i residenti per segnalare tali incidenti. «Prendiamo la cosa sul serio, ma sicuramente non vogliamo nemmeno diffondere il panico», ha dichiarato. Intanto, le autorità e i gestori di locali e bar stanno cercando di diffondere una maggiore consapevolezza sul fenomeno, esortando le persone a denunciare e a sottoporsi agli esami tossicologici.

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