Antimafia, quattro candidati impresentabili a Palermo (tre del centrodestra e uno del Pd) e altri 14 in Italia. Morra: «Alcuni imbarazzanti»

La notizia arriva dopo che negli ultimi due giorni sono stati arrestati due candidati al consiglio comunale di Palermo

Nel comune di Palermo, interessato negli ultimi giorni dall’arresto di due candidati al consiglio comunale, sono quattro i candidati che la Commissione Antimafia ha ritenuto impresentabili alle elezioni secondo il codice di autoregolamentazione e la legge Severino: tre del centrodestra e uno del Pd. In tutto il resto di Italia gli incandidabili sarebbero 18. Nel capoluogo siciliano si tratta di Francesco La Mantia, della lista Noi con l’Italia (a sostegno del candidato sindaco Roberto Lagalla), condannato per riciclaggio, Totò Lentini (della lista Alleanza per Palermo), per tentata concussione, Giuseppe Lupo del Pd (a sostegno di Franco Miceli), per corruzione, e Giuseppe Milazzo di FdI per concussione. Per Lentini e Milazzo è in corso il dibattimento. Nella lista palermitana non erano inclusi i candidati arrestati in questi giorni: Francesco Lombardo di Fratelli d’Italia e Pietro Polizzi di Forza Italia. Nel comunicare le incandidabilità, il presidente della Commissione Nicola Morra ha fatto sapere che «sono arrivate delle note di rettifica anche nel pomeriggio e che provvederemo a rettificare i giudizi di impresentabilità anche lunedì». Morra aveva già parlato nel pomeriggio, definendo alcune incandidabilità «imbarazzanti» e il numero finale di soggetti non idonei «cospicuo».


Gli arresti a Palermo

La nota sugli incandidabili arriva dopo i due arresti a Palermo. Francesco Lombardo, candidato al Consiglio comunale per Fratelli d’Italia è stato fermato per aver tentato uno scambio elettorale politico-mafioso con il boss Vincenzo Vella. I due si sarebbero incontrati a maggio, e nel colloquio Lombardo avrebbe promesso la sua futura disponibilità a Vella in cambio di voti. Per la stessa ragione, l’8 giugno erano stati arrestati il candidato di Forza Italia Pietro Polizzi e Agostino Sansone, fratello del proprietario della casa in cui visse Toto Riina.


Roberto Lagalla, candidato sindaco nel capoluogo siciliano per il centrodestra, ha preso le distanze: «Questi casi dimostrano che non è la mafia a condizionare la politica ma singole mele marce che cercano ipotetiche scorciatoie elettorali. Adesso basta. Chiederò ai partiti le dimissioni di quanti, eventualmente eletti, risultino avere legami con Cosa nostra. Se ciò non avverrà sarò io a rassegnare le dimissioni». Fratelli d’Italia ha comunicato in una nota che il partito si costituirà parte lesa, aggiungendo che «chiunque si avvicini a Fratelli d’Italia deve sapere che la criminalità organizzata è il nostro primo nemico».

Immagine di copertina: Ansa | Nicola Morra

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