Palermo, l’appello delle figlie del candidato FdI arrestato: «Chi ci conosce sa che siamo onesti: potete ancora votare nostro padre»

Il 28 maggio, l’aspirante consigliere avrebbe incontrato il boss Vincenzo Vella, chiedendogli sostegno per le elezioni del 12 giugno

Il candidato al Consiglio comunale di Palermo Francesco Lombardo (FdI) è stato arrestato ieri, a soli due giorni dalle elezioni, per scambio elettorale politico-mafioso, ma questo non impedisce ai suoi familiari di continuare la campagna elettorale. «Volevo comunicarvi che mio padre è ancora candidato al Consiglio comunale di Palermo e che Il 12 Giugno potete andare tutti a votarlo per dimostrare realmente che persona è e che non è come l’hanno definito. Papà siamo con te, ti vogliamo bene»: questo il messaggio che Giulia e Federica Lombardo, le figlie del candidato di Fratelli d’Italia finito in manette, hanno pubblicato su Facebook. «Sapete che persona è nostro padre però meglio rinfrescare le menti, noi non saremo mai e poi mai delle persone così per come avete presentato e definito lui, da sempre persone leali, buone e tutti gli aggettivi positivi che si possano attribuire, e la gente che ci conosce sa che siamo persone oneste», aggiungono. «Nostro padre ha sempre lavorato in maniera onestà, sta a contatto con tantissime persone perché fa parte del suo lavoro ma ha sempre condiviso e lottato per avere un mondo pulito».


Lo scorso 28 maggio, Lombardo avrebbe incontrato il boss mafioso Vincenzo Vella, anche lui arrestato ieri, per chiedergli un sostegno alle elezioni di domenica 12 giugno in cambio della sua futura disponibilità. Il colloquio è stato intercettato dalle microspie della squadra mobile di Palermo, coordinata dal procuratore aggiunto Paolo Guido. «Tutti i commenti visti fino ad ora si possono anche risparmiare perché si parla sempre senza sapere e conoscere ma basandosi su quel che si legge senza accertarsi se è verità o no come una massa di pecore. Mio padre e di conseguenza la mia famiglia è stata, è e sarà, sempre onesta, leale e sincera. Non affiancateci a qualcosa che non siamo e mai saremo. Prima di parlare e scrivere bisogna pensare e contare tante volte», concludono le figlie del politico. A Lombardo è stato contestato il 416 ter, che punisce lo scambio elettorale politico-mafioso: nella nuova formulazione del reato, infatti, la condanna scatta non solo quando il politico offre o promette denaro o altri beni, ma anche quando manifesta la sua disponibilità ai mafiosi.


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