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Vaiolo delle scimmie: tutto quello che dovete sapere

21 Giugno 2022 - 11:54 Juanne Pili
Origine, sintomi, come si trasmette e come si cura il virus che arriva dall'Africa

Il Vaiolo delle scimmie (causato dal Monkeypox virus), è considerato una zoonosi emergente dal 2004. Si chiama così perché venne osservato per la prima volta nel 1958, quando si verificarono due focolai in un laboratorio danese su primati della specie Macaco cinomologo, ma può venire trasmesso all’uomo anche dai roditori; tutt’oggi non è noto quale sia l’ospite serbatoio, ovvero, l’animale da cui è originata la malattia. Per esempio, noi sappiamo con un certo grado di certezza, che la Covid-19 (causata da SARS-CoV-2) ha come ospite serbatoio i pipistrelli, ed è arrivata all’uomo, quindi c’è stata una zoonosi. Il Monkeypox virus appartiene al gruppo di virus a DNA detti Orthopoxvirus, facenti parte della famiglia dei Poxviridae, a cui appartiene anche il Variola virus responsabile del Vaiolo umano.

Originaria dell’Africa, questa malattia è stata osservata per la prima volta negli esseri umani nel 1970 (si parla proprio di Monkeypox umano, quindi trasmissibile uomo-uomo), in Congo. Ed è in questo paese che si trova il ceppo più pericoloso, con una mortalità oltre il 10%. Un altro ceppo tipico dell’Africa occidentale ha invece una mortalità sotto l’1%. Il Vaiolo delle scimmie è tra i principali patogeni che teniamo sotto osservazione, ed è stato quindi oggetto di simulazioni pandemiche, come quelle che riguardano Ebola, H2N2, H7N9 e Lassa. Attualmente è stato osservato anche un nuovo ceppo negli Stati Uniti: almeno due casi in Florida e in Virginia risultano imparentati con un altro registrato in Texas nel 2021. Diversi elementi fanno pensare a una catena di contagi che si porta avanti da anni a partire dai Paesi in cui la malattia è endemica, portando all’outbreak attuale.

La malattia

Parliamo di una malattia relativamente rara che difficilmente porterà a sviluppare delle epidemie vere e proprie. Il rischio di mortalità è estremamente basso. Ancora il 15 giugno si contava una vittima in Nigeria. I sintomi sono simili a quelli del vaiolo, ma più lievi, cosa che ha portato a delle diagnosi errate in passato; in alcuni casi riesaminati del 2021, si è scoperto che il Vaiolo delle scimmie è stato scambiato per Herpes, Varicella o altre patologie, cosa che non ha portato sul momento a fare delle analisi PCR ad hoc.

OMS | I casi di Vaiolo delle scimmie fino al 15 giugno 2022.

I sintomi:

  • Febbre
  • Mal di testa
  • Dolori muscolari e alla schiena
  • Linfonodi ingrossati
  • Brividi
  • Spossatezza
  • Le tipiche eruzioni cutanee del Vaiolo umano

Come si trasmette e come si cura

La possibilità di una trasmissione da uomo a uomo è nota da tempo. Sono stati prodotti anche dei modelli negli anni ’80 dove se ne tiene conto. Il contagio non è facile, perché avviene mediante grosse goccioline di droplet, oppure necessita contatti ravvicinati e prolungati, anche attraverso contaminazione tramite i fluidi corporei, lenzuola e vestiti contaminati. Le donne in gravidanza possono trasmettere la malattia al feto attraverso la placenta. È possibile anche la trasmissione sessuale; sono emersi diversi indizi, come nello studio condotto dallo Spallanzani di Roma, che ha trovato tracce del Monkeypox virus in campioni di liquido seminale.

Trattamento e prevenzione

Non esistono trattamenti specifici, non di meno il farmaco tecovirimat risponde con efficacia alle infezioni causate da tutti gli Orthopoxvirus. Un discorso analogo lo possiamo fare anche per il vaccino, che risulta altrettanto efficace nel prevenire l’infezione. Per la precisione esistono diversi vaccini che possono prevenire il Vaiolo delle scimmie. L’ultimo è stato approvato nel 2019, ed è noto come Imvamune, Imvanex o Jynneos, ma non è ancora ampiamente distribuito, per quanto l’OMS preveda di renderlo maggiormente accessibile prossimamente. Esistono poi i vaccini sviluppati contro il Vaiolo umano, efficaci anche per questo, ma non sono più disponibili al pubblico, in quanto la malattia è stata eradicata nel 1980. Tutt’oggi si trovano ancora tante persone nel Mondo che hanno ricevuto il vaccino.

I casi in Italia

Secondo l’OMS quest’anno sono stati registrati casi già da gennaio. Ma, come riporta il Ministero della salute italiano, è dal 7 maggio che questi sono saliti all’onore della cronaca a causa di un certo incremento. Il primo caso italiano risale al 17 maggio e ha richiesto l’ospedalizzazione del paziente. Domiciliato a Roma, ma residente all’estero, avrebbe contratto la malattia alle Isole Canarie. Il 21 maggio i casi sono saliti a due e il 24 maggio risultavano 5 pazienti confermati. Oggi su 2103 casi totali nel Mondo (dati OMS del 15 giugno), in Italia se ne contano 71 (dati del 17 giugno).

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