Vaiolo delle scimmie, lo studio dello Spallanzani sui rischi sessuali: «Trovato nel liquido seminale». L’appello ai giovani: «Viviamo la vita, ma in sicurezza»

La scoperta potrebbe fare luce sul ruolo della trasmissione sessuale, ipotizzata nel contesto dell’attuale focolaio che ha coinvolto oltre 1000 casi

Il virus responsabile del vaiolo delle scimmie può essere presente nel liquido seminale: è la scoperta dei ricercatori dell’Istituto per le malattie infettive Spallanzani, annunciata dal direttore generale dell’istituto Francesco Vaia. I ricercatori «hanno scoperto, primi al mondo, che il virus responsabile del vaiolo delle scimmie può essere presente nel liquido seminale di una persona affetta da questa malattia in una forma capace di replicarsi. Il virus è stato isolato nei laboratori dell’Istituto dal liquido seminale prelevato da un paziente 6 giorni dopo la comparsa della febbre e, in coltura cellulare, si è dimostrato capace di infettare e di replicarsi in laboratorio», recita una nota diffusa dall’Istituto nazionale per le malattie infettive. Il materiale genetico del virus, prosegue il messaggio, è stato rilevato nel liquido seminale di 6 dei 7 pazienti studiati allo Spallanzani, ma in questo caso il virus è stato anche isolato in coltura. «La scoperta potrebbe in particolare fare luce sul ruolo della trasmissione sessuale, ipotizzata nel contesto dell’attuale focolaio che ha coinvolto oltre 1000 casi, segnalati da 28 paesi del mondo in cui tale infezione non è endemica», si legge ancora nella nota: «Questo risultato fa seguito al lavoro dei ricercatori dell’Istituto su Monkeypox che ha portato all’identificazione dei primi casi italiani, oggetto la settimana scorsa di un articolo sulla rivista del Centro europeo per il controllo delle malattie Eurosurveillance, e al primo sequenziamento di Monkeypox virus in Italia che ha dimostrato l’appartenenza di questo virus al ceppo responsabile dell’attuale diffusione internazionale».


Le polemiche della comunità Lgbtq+

Nelle scorse settimane, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) aveva parlato di «potenziale diffusione nelle comunità di individui che si identificano come msm (cioè uomini che fanno sesso con altri uomini) o che hanno rapporti sessuali occasionali o che hanno più partner sessuali». L’Oms, invece, aveva osservato la trasmissione del virus del vaiolo delle scimmie nella comunità gay della Gran Bretagna. Non erano tardate ad arrivare le reazioni indignate del Partito Gay: «Ci sentiamo discriminati ed è folle additare gli omosessuali. Il rischio è per tutti, è un errore doppio, come quando in molti dicevano che l’Aids fosse il cancro dei gay», aveva tuonato il portavoce del partito Fabrizio Marrazzo, secondo cui si punta il dito «contro le persone gay e contestualmente si liberano dal rispetto di comportamenti responsabili tutti gli altri. Le persone maggiormente a rischio sono coloro che hanno rapporti stretti o sessuali occasionali». Lo stesso Francesco Vaia aveva dichiarato che la «trasmissione uomo-uomo caratterizza buona parte dei casi riscontrati», salvo puntualizzare che «non si può definire come una malattia a trasmissione sessuale e che riguarda in particolare gli omosessuali. Al momento sappiamo che riguarda i contatti stretti». Dopo le polemiche, il nuovo direttore di virologia dello Spallanzani ha rinnovato l’appello per una maggiore prudenza: «Abbiamo sempre detto, anche in tempi difficili, per esempio ai giovani, che ci possiamo e dobbiamo permettere tutto, vivere la vita ma in condizioni di sicurezza».


Salgono i casi confermati in Italia

All’8 giugno, i casi di vaiolo delle scimmie confermati nel nostro Paese si attestano a 29. Il dato emerge da un documento di aggiornamento dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) pubblicato il 10 giugno. Cifre nettamente inferiori rispetto a quelle riscontrate in Gran Bretagna con 321 casi, Spagna con 259 e Portogallo con 191. L’Oms prevede un aumento dei casi. All’8 giugno, 1285 casi confermati in laboratorio e un caso probabile sono stati segnalati da 28 Paesi in quattro regioni dell’Oms in cui il vaiolo delle scimmie non è comune o non era stato precedentemente segnalato, ma in queste quattro regioni non sono stati segnalati decessi.

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