L’eredità di Leonardo Del Vecchio: la quota della vedova Nicoletta Zampillo nella Delfin e le partite di Mediobanca e Generali

Nella holding lussemburghese che detiene tutte le partecipazioni lei ha il 25% ma le decisioni più importanti vanno prese all’unanimità. Cosa accadrà a Piazzetta Cuccia e al Leone di Trieste

Trenta miliardi e una cassaforte. L’eredità di Leonardo Del Vecchio, morto ieri al San Raffaele di Milano dopo una lunga malattia, è un patrimonio di quote pronto a passare di mano. La vedova Nicoletta Zampillo e i figli Claudio, Paola, Luca, Marisa, Leonardo Maria e Clemente sono tutti azionisti del veicolo lussemburghese Delfin. Che a sua volta controlla il 32% di EssilorLuxottica, il 26% del polo immobiliare Covivio, il 19,2% di Mediobanca e il 9.82% di Generali, oltre a una piccola quota di Unicredit (1,9%). Ma la struttura societaria della holding ha una particolarità: Zampillo è detentrice del 25% della quota diretta, i figli (con il 12,5% ciascuno) di quella in usufrutto. E cosa accadrà dopo la morte del patriarca? E quale sarà il destino della più grande holding produttrice e venditrice mondiale di occhiali e lenti, che conta circa 80.000 dipendenti e oltre 9.000 negozi in 150 Paesi?


Affari di famiglia

La seconda moglie di Del Vecchio, Nicoletta Zampillo, che ha risposato nel 2010 sette anni dopo il divorzio, erediterà la sua partecipazione del 25% in Delfin. Il restante 75% della holding lussemburghese sarà equamente diviso tra i sei figli di Del Vecchio: tre dal primo matrimonio con Luciana Nervo, uno con Zampillo e due da una relazione con Sabina Grossi, ex manager del gruppo. Di loro, spiega l’agenzia di stampa Reuters, Leonardo Maria ricopre un ruolo in una delle aziende di famiglia. È a capo della divisione retail italiana di Luxottica. Anche il primo figlio di Zampillo, Rocco Basilico, è a.d. di Oliver Peoples, acquisita nel 2007.


Claudio, il maggiore nato nel 1957 ed ex amministratore delegato del marchio di abbigliamento maschile Brooks Brothers, ha perso il suo posto nel consiglio di amministrazione di Luxottica nel 2015 a causa di una riorganizzazione del management voluta dal padre. Oggi è amministratore delegato di Salmoiraghi e Viganò. La Stampa ricorda che nel 2004 Del Vecchio aveva scelto di lasciare il timone dell’azienda di occhiali ad Andrea Guerra, che aveva guidato e rinnovato l’azienda. Ma non nel senso che Del Vecchio auspicava. Così, nel 2016, il patriarca aveva ripreso il comando: «Tornando a parlare con le persone, visitando le filiali, andando nei diversi mercati ho capito che l’azienda era indietro…Ci sono gruppi molto più piccoli di noi che fanno numeri nettamente più grandi con l’e-commerce».

Mediobanca e Generali

Successivamente il comando di Essilor-Luxottica lo ha preso Francesco Milleri. E c’è chi ipotizza che ora i francesi possano tentare di prendere il comando dell’azienda. Del Vecchio ha recentemente modificato lo statuto di Delfin per garantire che potesse designare un successore nel caso in cui cessasse di controllare il 50% dei diritti di voto della cassaforte. Lo statuto e la governance prevedono che le decisioni più importante abbiano un quorum dell’88% del capitale votante. Di fatto per qualunque scelta ci vuole l’unanimità. «Del Vecchio sapeva che la situazione della sua famiglia era complessa e, almeno sulla carta, ha fatto tutto il necessario per prepararsi alle circostanze attuali», ha detto all’agenzia Guido Corbetta, accademico italiano ed esperto di aziende a conduzione familiare.

Tra i beni ci sono anche ville e pacchetti azionari oltre al Moneikos, il superyacht da 40 milioni di dollari ormeggiato a Montecarlo. Del Vecchio è diventato negli ultimi anni maggiore azionista unico di Mediobanca, di cui Delfin detiene il 19,4%. Il “salotto buono” degli imprenditori italiani non ha più l’importanza che rivestiva all’epoca del suo fondatore Cuccia. Ma rimane fondamentale per il legame con le Assicurazioni Generali, la cassaforte triestina dei risparmi degli italiani. Nell’ultimo anno Del Vecchio ha anche aumentato la sua partecipazione al 9,8%, schierandosi con Francesco Gaetano Caltagirone in una battaglia per la leadership nella sala del consiglio che ha coinvolto anche piazzetta Cuccia.

Il futuro possibile

La preoccupazione che Delfin possa tagliare le sue partecipazioni finanziarie ha spinto lunedì le azioni di Mediobanca e Generali a scendere del 3%. L’holding dei Del Vecchio, se vuole salire oltre il 20% di Mediobanca, deve trasformarsi in un soggetto bancario. O allearsi strettamente con una banca. Improbabile che l’alleato possa essere Unicredit guidato da Orcel, che anzi è uscito da Mediobanca. Sondata per ora senza definizioni concrete Intesa, che cinque anni fa studiò la conquista di Generali attraverso un’offerta pubblica di scambio, poi mai lanciata.

Secondo diverse fonti finanziarie citate dall’agenzia di stampa Ansa oggi per Delfin l’obiettivo principale sarebbe una cordata con un grande istituto bancario per poi rilanciare, anche attraverso economie di scala, le attività di Mediobanca e le grandi masse gestite da Generali. Ma questo scenario prevede che la famiglia continui sulle orme del leader una partita finanziaria complicata. Succederà?

Il testamento

La Repubblica spiega oggi che per l’apertura del testamento bisognerà attendere qualche giorno. Ma le ultime volontà di Del Vecchio sarebbero molto dettagliate. Tanto da indicare la visione da seguire sia per le aziende che per le partecipazioni finanziarie. L’imprenditore ha stabilito che la famiglia resti fuori dalla gestione delle aziende. Limitandosi a percepire i dividendi dell’azionariato. «Un manager lo puoi sempre licenziare, anche se costa caro: un figlio no», era uno dei suoi motti. L’amministratore delegato di Essilor Luxottica Milleri prenderà il suo posto nel cda di Delfin. Si attende anche un ruolo per Romolo Bardin. In Essilux Milleri potrebbe diventare anche presidente.

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