Cosa farà Mattarella dopo le dimissioni di Draghi: le camere da sciogliere, il voto anticipato e un discorso agli italiani

La data segnata è il 2 ottobre. Oggi un intervento. Per dire la sua sulla crisi. E preparare un paracadute per l’Italia

Ora è il momento delle dimissioni irrevocabili. Se il Quirinale aveva rimandato Draghi alle Camere nel giorno in cui il premier era salito una prima volta al Colle per lasciare, oggi SuperMario andrà a Montecitorio alle 9 per poi fare visita a Mattarella e lasciare. Finisce così l’esperienza del governo dell’ex Bce – anche se c’è la possibilità che rimanga in carica per gli affari correnti – e l’unica via ormai sono le elezioni anticipate. La data più probabile è, ad oggi, quella del 2 ottobre. Ma c’è anche l’ipotesi 25 settembre. E persino la possibilità che il presidente della Repubblica, dopo aver ricevuto il premier per la procedura di dimissione si possa prendere qualche giorno prima di sciogliere formalmente le Camere. Per poter entrare nei 70 giorni che al massimo possono passare dallo scioglimento alle elezioni. Al Quirinale pensano anche a come costruire un paracadute per l’Italia nei prossimi giorni. Che si preannunciano complicati


I prossimi passi

L’agenda dei prossimi passi è già segnata. E prevede le consultazioni con i presidenti di Camera e Senato ma non quelle con i capigruppo di maggioranza. La regola prevede che le elezioni delle nuove Camere abbiano luogo entro 70 giorni dalla fine delle precedenti. Le due date utili per il ritorno alle urne sono il 25 settembre o (più facilmente) il 2 ottobre. Il quirinalista del Corriere della Sera Marzio Breda fa sapere che il presidente della Repubblica potrebbe anche parlare agli italiani. Con un messaggio o, più probabilmente, con un intervento subito dopo le dimissioni di Draghi o le consultazioni con Fico e Casellati. Mattarella non ha intenzione di rinunciare a far sapere agli italiani come la pensa lui, spiega il quotidiano. Anche perché finora si è limitato ad ascoltare i suoi interlocutori (tra cui anche Draghi). Anche ieri, a sorpresa.


Il presidente infatti ha telefonato a Salvini e Berlusconi per conoscere gli orientamenti del centrodestra. I due gli hanno letto il comunicato in cui chiedevano un Draghi Bis senza Movimento 5 Stelle. Con un programma diverso e l’addio di alcuni ministri-chiave. Mattarella si è limitato ad ascoltarli. Limitandosi a prendere atto delle posizioni e senza esercitare pressioni. Accelerando così di fatto la crisi di governo e senza lavorare a piani B. Ovvero, dopo il governo Draghi ci sono solo le elezioni. Perché il Quirinale era pronto da tempo all’evento: gli uffici del presidente avevano già studiato nei dettagli un percorso che ha il suo traguardo nella casella del 2 ottobre individuata come data più idonea per richiamare gli italiani alle urne.

Elezioni il 25 settembre o il 2 ottobre

In realtà Mattarella avrebbe voluto anticipare ancora di più, ma il 25 settembre coincide con il Capodanno ebraico. Repubblica spiega però che il governo nelle settimane che lo separano dal voto potrà svolgere solo gli atti urgenti, approvare decreti legge, o quelli attuativi dei provvedimenti già approvati. E questo, mentre ci sono una guerra in Europa e una pandemia in corso, è complicato. L’Italia sarà instabile per tutto il tempo della campagna elettorale. Senza contare che in caso di esito non definito delle urne l’instabilità potrebbe prolungarsi chissà fino a quando. Per questo sarà anche necessario trovare il modo per mettere in sicurezza il paese. Ma questo, semmai, verrà dopo. Prima c’è da fare un discorso agli italiani. E ai politici. Visto il tipo, e anche perché la situazione lo richiede, è difficile che sia accomodante.

Il problema del governo in carica

Il presidente dovrà anche risolvere il problema del governo in carica. Tecnicamente, una volta accettate le dimissioni di Draghi, Mattarella potrebbe lasciarlo a Palazzo Chigi per il disbrigo degli affari correnti. Si tratta di un’usanza già vista in altre occasioni. Ma, come ha spiegato il costituzionalista Alfonso Celotto oggi al Corriere della Sera, c’è anche un’altra ipotesi. Mattarella potrebbe respingere le dimissioni di Draghi e, contemporaneamente, sciogliere le camere per indicare la data del voto. Draghi si troverebbe quindi ancora nella pienezza dei poteri e lo resterebbe fino al nuovo governo, secondo l’articolo 92. Potrebbe emanare disegni di legge e decreti legislativi e anche effettuare nomine. È già successo con Ciampi, quando Oscar Luigi Scalfaro era presidente della Repubblica.

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