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Elezioni politiche 2022, Calenda lancia il “Patto Repubblicano” in nome dell’agenda Draghi. Gelmini: «Io ci sono»

25 Luglio 2022 - 13:31 Ygnazia Cigna
Il leader di Azione gioca la carta del premier uscente: «Se vinciamo gli chiederemo di restare»

Azione e +Europa hanno lanciato il Patto Repubblicano in vista delle prossime elezioni del 25 settembre. Nella presentazione del testo, si definiscono «gli unici due partiti a non aver mai fatto alleanze politiche con populisti e sovranisti» e ribadiscono l’appoggio che hanno dato nei giorni scorsi al Presidente del Consiglio dimissionario. «Il nostro campo non è aperto a chi ha fatto cadere Draghi, con certezza matematica», ha detto Carlo Calenda, leader di Azione, alla presentazione del patto. «Per noi l’agenda Draghi esisteva prima dell’arrivo di Draghi», si legge nel testo. Sono 14 i punti che compongono il Patto. «Carlo Calenda io ci sono, vediamoci», ha scritto su Twitter la ministra Mariastella Gelmini dopo aver letto il manifesto.

Chiederemo a Draghi di restare, ma il Pd frena: «Il premier non è tema in agenda»

«C’è una sola persona che bisogna tenere a fare il presidente del Consiglio e si chiama Mario Draghi», ha detto in serata Calenda. «Se i cittadini italiani ci faranno vincere prometto che chiederemo a Draghi di restare a palazzo Chigi. È quello che serve a questo Paese». In serata, in una nota, il Pd ha precisato: In merito al giudizio su Mario Draghi di Calenda, nessuno certo può avere dubbi su ciò che pensano Letta e il Partito Democratico sul suo profilo e la sua caratura: ma non è un tema in agenda ora». I dem, infatti, specificano: «Noi non siamo la destra che litiga su Palazzo Chigi e sugli incarichi prima ancora di fare le liste. Noi siamo impegnati a testa bassa a parlare agli italiani e ce la metteremo tutta per convincerli a scegliere la nostra proposta politica».

Politica estera e interna

Il primo di questi riguarda la politica estera italiana e, da subito, si chiarisce che i punti cardini saranno europeismo e atlantismo. Tra gli obiettivi della coalizione ci sono l’aumento dei poteri delegati all’Ue e il continuo sostegno all’Ucraina con l’invio di materiale bellico. Al secondo punto del patto si trattano le politiche di bilancio. «Il debito va ridotto e il deficit tenuto sotto controllo», scrivono. Poi specificano che il Reddito di Cittadinanza «va rivisto, prevedendo un ruolo centrale delle agenzie private nella formazione e collocamento e la perdita del beneficio al primo rifiuto di un lavoro o per la mancata partecipazione ai progetti di utilità sociale e alle iniziative formative».

Energia, ambiente e lavoro

Al terzo punto si sviscerano i temi delle infrastrutture energetiche, per le quali indicano la necessità di costruire due rigassificatori, lo sblocco dei progetti di energia eolica e fotovoltaica. Sul fronte dell’obiettivo zero emissioni nella produzione elettrica considerano l’uso di centrali nucleari. Il penultimo punto riguarda invece il fisco. Qui specificano come «nessun taglio delle tasse dovrà essere fatto ricorrendo a deficit aggiuntivo».

Sottolineano poi l’urgenza di una lotta all’evasione fiscale e propongono il principio per cui «ogni euro recuperato dall’evasione andrà ad abbattere la tassazione per l’anno successivo». Infine, trattano il tema del lavoro, vittima di «salari bassi, incertezze pensionistiche e scarse prospettive di crescita». Gli obiettivi che si pongono sono quello del recupero della produttività attraverso l’innovazione e la lotta alla povertà lavorativa con una legge contro “contratti pirata”.

Sanità, istruzione, giustizia e diritti civili

Sanità, istruzione e giustizia sono indicate come priorità, così come l’espansione dei diritti civili. Puntano all’effettiva parità di genere tra donne e uomini e al superamento delle discriminazioni legate all’orientamento sessuale. Sul fronte immigrazione sottolineano che «l’Italia ha bisogno di immigrati capaci di integrarsi e diventare a pieno titolo cittadini italiani». Trasversale a tutte le proposte è l’attuazione del piano di riforme previsto dal Pnrr. Infine, si impegnano «a candidare ai principali posti di governo solo persone con rilevanti esperienze gestionali e amministrative maturate nel settore pubblico (Sindaci, Presidenti di Regione) o in quello privato».

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